Una vita dedicata ai poveri: dieci anni fa veniva uccisa nel Somaliland Annalena Tonelli
Il 5 ottobre del 2003 veniva uccisa a Borama, nel Somaliland, la missionaria laica
Annalena Tonelli. Due sicari le spararono alla testa, ponendo fine a una vita dedicata
ai poveri e ai malati nel Corno d’Africa. Il servizio è di Elvira Ragosta:
“Volevo
seguire Gesù e scelsi di essere dei poveri”, così diceva di se stessa Annalena Tonelli,
la dottoressa in legge che a 26 anni si trasferì in Kenya per insegnare inglese. Da
lì, poi, iniziò la sua missione nel Corno d’Africa al fianco dei poveri e dei malati
di tubercolosi. Miela Fagiolo d’Attilia, coautrice del libro “Io sono nessuno”,
sulla figura e la missione della Tonelli, la ricorda così:
R. - Annalena era
un vulcano, un concentrato di vita, una manager della solidarietà. In Africa la sua
vita è cambiata completamente, perché la sua missione come insegnante prima e poi
attraverso i bambini e il contatto con le famiglie, l’ha portata a conoscenza con
un mondo di sofferenza, in particolare nei confronti della Tbc, soprattutto nei nomadi
somali che vivevano in Kenya.
D. - Ed è proprio nel nord-est del Paese che
il governo locale la pone a guida di un progetto sulla tubercolosi…
R. - Praticamente
lei crea dei centri, dove cura i nomadi somali con una nuova terapia, chiamata Dots
- sperimentata lungamente, approvata poi dall’Oms e applicata oggi in molti altri
Paesi del mondo - per curare la tubercoli con tempi molto abbreviati per rispettare
proprio le esigenze dei nomadi. A Wajir, Annalena costruisce un grande villaggio,
il Tbc Manyatta, in cui ospita i nomadi, ma anche le famiglie dei nomadi. Annalena
non accoglieva gli ammalati, accoglieva l’uomo: per amore di Cristo accoglieva il
fratello. A tutti i ricoverati dava il Corano, perché imparassero a capire che cos’era
la loro religione: traduceva con loro il Corano dall’arabo in somalo, poi gli dava
un quaderno e una matita. Questo perché potessero imparare a scrivere e a leggere.
D. - Si racconta anche come per sfamare le persone cucinava in grandi fusti,
prima utilizzati come contenitore di carburanti per gli aerei…
R. - Sì, questo
è stato in una Mogadiscio in fiamme, dopo l’uccisione di mons. Colombo. Eravamo nel
1992-93 e Annalena era una delle poche italiane nella zona.
D. - La missione
di Annalena Tonelli finisce il 5 ottobre del 2003: due sicari le sparano alla testa.
Perché viene uccisa?
R. - E’ stata molte volte, nella vita, picchiata, rapita,
minacciata, derubata perché la sua testimonianza di amore creava molte turbative all’interno
di un contesto omogeneo musulmano, somalo, clanico, già diviso dalle rivalità claniche.
Era amata e odiata al tempo stesso!