Portare il Vangelo nelle periferie senza pregiudizi e rigidità pastorali: così il
Papa nella Cattedrale di San Rufino
“Ascoltate la Parola Dio, camminate insieme in fraternità, annunciate con coraggio
il Vangelo nelle periferie”: è il triplice invito che il Papa ha lasciato ieri ad
Assisi al clero, ai consacrati e ai membri dei consigli pastorali della Diocesi di
Assisi, incontrandoli nel pomeriggio alla Cattedrale di San Rufino, luogo del Battesimo
di Francesco e Chiara. Il servizio della nostra inviata ad Assisi Gabriella Ceraso:
Papa
Francesco arriva alla Cattedrale di San Rufino di ritorno dalla visita privata all’Eremo
delle carceri, ed è un nuovo abbraccio di folla. In centinaia lo salutano mentre raggiunge
a piedi l’ingresso, impreziosito da un lungo tappeto di fiori omaggio degli artisti
di Spello e Cannara. E all’interno ancora gioia, canti e applausi.
E’ la
Chiesa che lo accoglie, sono i diversi volti della diocesi. ”Benvenuto Santo Padre“
dice mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, presentando la comunità, “Benedici
il nostro cammino sinodale” e insegnaci il tuo “sorriso contagioso”. E la risposta
di Papa Francesco non si fa attendere, li conferma negli aspetti più belli che ha
riscontrato nella loro vita di Chiesa e li incoraggia a farli crescere:
“Che
gran dono essere Chiesa, far parte del popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio.
Nell’armonia, nella comunione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo è l’armonia
e fa l’armonia: è un dono di Lui e dobbiamo essere aperti a riceverlo!”.
Custode
di questa armonia nelle diversità è il vescovo: è la sua vocazione e il suo dovere,
dice il Papa, ha “ un dono speciale per farla”:
“La visita pastorale che
si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti
di crescita per questa Chiesa, che Dio ha benedetto in modo particolare. La Chiesa
cresce, ma non per fare proselitismo: no,no! La Chiesa la Chiesa non cresce per proselitismo
ma per attrazione, l’attrazione della testimonianza che ognuno di noi dà al Popolo
di Dio”.
Tre gli aspetti della vita comunitaria sul quale il Papa incoraggia
la Comunità a continuare il suo cammino. Il primo, dice, è ascoltare la parola
di Dio:
“E’ la Parola di Dio che suscita la fede, la nutre, la rigenera.
E’ la Parola che tocca i cuori, li converte a Dio e alla sua logica che è così diversa
dalla nostra; è la Parola che rinnova continuamente le nostre comunità… Penso che
tutti possiamo migliorare un po’ su questo aspetto: diventare tutti più ascoltatori
della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue
Parole”.
Questo chiarisce il Papa riguarda i sacerdoti, i catechisti e
gli educatori ma anche i genitori:
“Penso ai papà e alle mamma, che sono
i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla
Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla Parola, quale
esempio possono dare ai figli?Questo è importante, perché poi papà e mamma si lamentano:
'questo figlio…', ma tu, che testimonianza gli hai dato? Come gli hai parlato? Della
Parola di Dio o della parola del Telegiornale?”.
Non basta dunque leggere
le Sacre Scritture, ribadisce Papa Francesco, bisogna ascoltare Gesù che parla in
esse, essere “antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne
che trasmettono!”.
Il secondo aspetto importante per la Comunità, spiega il
Papa, è il Camminare. Noi siamo parte dell’unico gregge di Cristo, prosegue,
rivolgendosi in particolare ai preti. A cui chiede:
“Che cosa c’è di più
bello per noi se non camminare con il nostro popolo?”
Occorre stare a volte
avanti , a volte dentro o dietro al gregge per tenerlo unito, ma anche, perché dice
Francesco, “il popolo ha fiuto nel trovare nuove idee per il cammino, ha il sensus
fidei”:
“Ma la cosa più importante è camminare insieme, collaborando,
aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e chiedere perdono,
ma anche accettare le scuse degli altri perdonando: quanto è importante questo!”.
Camminare dunque uniti, e “senza fughe in avanti” o “ nostalgie del passato”.
E mentre si cammina, dice Francesco, “si parla, ci si conosce, ci si racconta gli
uni agli altri, si cresce nell’essere famiglia”. Il Papa interroga dunque la realtà
diocesana che ha di fronte sulle modalità del cammino comune che compie e raccomandando
di evitare le chiacchiere che sono pericolose.
Infine il terzo aspetto importante
per la Comunità è annunciare fino alle periferie, che sono, spiega il Santo
Padre, zone delle diocesi ma anche realtà umane, persone di fatto emarginate, lontane
anche solo spiritualmente. E qui il Papa ricorda la realtà vissuta a Buenos Aires
e le periferie esistenziali rappresentate da bambini che non sanno fare il segno della
croce e che denotano, dice, l’assenza di Dio. Da qui il suo incoraggiamento finale:
“Non
abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non
lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal
'si è sempre fatto così!'. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola
di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come San Francesco. Altrimenti portiamo
noi stessi, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo
il mondo: è il Signore che lo salva!”.