2013-10-05 12:47:34

Portare il Vangelo nelle periferie senza pregiudizi e rigidità pastorali: così il Papa nella Cattedrale di San Rufino


“Ascoltate la Parola Dio, camminate insieme in fraternità, annunciate con coraggio il Vangelo nelle periferie”: è il triplice invito che il Papa ha lasciato ieri ad Assisi al clero, ai consacrati e ai membri dei consigli pastorali della Diocesi di Assisi, incontrandoli nel pomeriggio alla Cattedrale di San Rufino, luogo del Battesimo di Francesco e Chiara. Il servizio della nostra inviata ad Assisi Gabriella Ceraso:

Papa Francesco arriva alla Cattedrale di San Rufino di ritorno dalla visita privata all’Eremo delle carceri, ed è un nuovo abbraccio di folla. In centinaia lo salutano mentre raggiunge a piedi l’ingresso, impreziosito da un lungo tappeto di fiori omaggio degli artisti di Spello e Cannara. E all’interno ancora gioia, canti e applausi.

E’ la Chiesa che lo accoglie, sono i diversi volti della diocesi. ”Benvenuto Santo Padre“ dice mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, presentando la comunità, “Benedici il nostro cammino sinodale” e insegnaci il tuo “sorriso contagioso”. E la risposta di Papa Francesco non si fa attendere, li conferma negli aspetti più belli che ha riscontrato nella loro vita di Chiesa e li incoraggia a farli crescere:

“Che gran dono essere Chiesa, far parte del popolo di Dio! Tutti siamo il Popolo di Dio. Nell’armonia, nella comunione delle diversità, che è opera dello Spirito Santo è l’armonia e fa l’armonia: è un dono di Lui e dobbiamo essere aperti a riceverlo!”.

Custode di questa armonia nelle diversità è il vescovo: è la sua vocazione e il suo dovere, dice il Papa, ha “ un dono speciale per farla”:

“La visita pastorale che si è da poco conclusa e il Sinodo diocesano che state per celebrare sono momenti forti di crescita per questa Chiesa, che Dio ha benedetto in modo particolare. La Chiesa cresce, ma non per fare proselitismo: no,no! La Chiesa la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione, l’attrazione della testimonianza che ognuno di noi dà al Popolo di Dio”.

Tre gli aspetti della vita comunitaria sul quale il Papa incoraggia la Comunità a continuare il suo cammino. Il primo, dice, è ascoltare la parola di Dio:

“E’ la Parola di Dio che suscita la fede, la nutre, la rigenera. E’ la Parola che tocca i cuori, li converte a Dio e alla sua logica che è così diversa dalla nostra; è la Parola che rinnova continuamente le nostre comunità… Penso che tutti possiamo migliorare un po’ su questo aspetto: diventare tutti più ascoltatori della Parola di Dio, per essere meno ricchi di nostre parole e più ricchi delle sue Parole”.

Questo chiarisce il Papa riguarda i sacerdoti, i catechisti e gli educatori ma anche i genitori:

“Penso ai papà e alle mamma, che sono i primi educatori: come possono educare se la loro coscienza non è illuminata dalla Parola di Dio, se il loro modo di pensare e di agire non è guidato dalla Parola, quale esempio possono dare ai figli?Questo è importante, perché poi papà e mamma si lamentano: 'questo figlio…', ma tu, che testimonianza gli hai dato? Come gli hai parlato? Della Parola di Dio o della parola del Telegiornale?”.

Non basta dunque leggere le Sacre Scritture, ribadisce Papa Francesco, bisogna ascoltare Gesù che parla in esse, essere “antenne che ricevono, sintonizzate sulla Parola di Dio, per essere antenne che trasmettono!”.

Il secondo aspetto importante per la Comunità, spiega il Papa, è il Camminare. Noi siamo parte dell’unico gregge di Cristo, prosegue, rivolgendosi in particolare ai preti. A cui chiede:

“Che cosa c’è di più bello per noi se non camminare con il nostro popolo?”

Occorre stare a volte avanti , a volte dentro o dietro al gregge per tenerlo unito, ma anche, perché dice Francesco, “il popolo ha fiuto nel trovare nuove idee per il cammino, ha il sensus fidei”:

“Ma la cosa più importante è camminare insieme, collaborando, aiutandosi a vicenda; chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e chiedere perdono, ma anche accettare le scuse degli altri perdonando: quanto è importante questo!”.

Camminare dunque uniti, e “senza fughe in avanti” o “ nostalgie del passato”. E mentre si cammina, dice Francesco, “si parla, ci si conosce, ci si racconta gli uni agli altri, si cresce nell’essere famiglia”. Il Papa interroga dunque la realtà diocesana che ha di fronte sulle modalità del cammino comune che compie e raccomandando di evitare le chiacchiere che sono pericolose.

Infine il terzo aspetto importante per la Comunità è annunciare fino alle periferie, che sono, spiega il Santo Padre, zone delle diocesi ma anche realtà umane, persone di fatto emarginate, lontane anche solo spiritualmente. E qui il Papa ricorda la realtà vissuta a Buenos Aires e le periferie esistenziali rappresentate da bambini che non sanno fare il segno della croce e che denotano, dice, l’assenza di Dio. Da qui il suo incoraggiamento finale:

“Non abbiate paura di uscire e andare incontro a queste persone, a queste situazioni. Non lasciatevi bloccare da pregiudizi, da abitudini, rigidità mentali o pastorali, dal 'si è sempre fatto così!'. Ma si può andare alle periferie solo se si porta la Parola di Dio nel cuore e si cammina con la Chiesa, come San Francesco. Altrimenti portiamo noi stessi, e questo non è buono, non serve a nessuno! Non siamo noi che salviamo il mondo: è il Signore che lo salva!”.







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