2013-10-05 13:00:20

Papa Francesco alle clarisse: date la vita, la Chiesa vi vuole madri


Gesù Cristo sia sempre al centro della vita delle suore di clausura per arricchirle di umanità e di gioia. Questo il cuore del colloquio di Papa Francesco ieri ad Assisi, con la comunità di clarisse riunite nella cappella del Coro, della Basilica di Santa Chiara. Il Pontefice si è soffermato prima in una preghiera silenziosa, davanti al corpo della prima discepola di Francesco e poi davanti al Crocifisso di San Damiano che convertì, otto secoli fa, il giovane di Assisi. Alle suore il Papa ha anche affidato la cura della vita di comunità al pari di quella di una famiglia. Il servizio della nostra inviata Gabriella Ceraso:

E’ subito un grazie quello che il Papa rivolge alle clarisse, per l’accoglienza e per la preghiera che fanno per la Chiesa. Poi le sue parole vanno all’essenza della scelta della vita di clausura, una scelta di consacrarsi al Signore che, spiega “ trasforma”, ma che “non sempre si finisce di capire”:

"La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita ascetica, penitente. Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cristiana. La strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro della vostra vita, della vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra preghiera e anche della universalità della preghiera. E per questa strada succede il contrario di quello che pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura".

Quando una suora va “per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della penitenza e della preghiera”, continua il Papa, diventa “ grandemente umana”. Ecco una parola chiave del suo discorso, umanità:

"Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità come quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone che sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore per le persone".

E qual è il “segno di una suora così umana”, chiede il Pontefice? E’ la gioia, altra parla chiave:

"A me da tristezza quando trovo suore che non sono gioiose. Forse sorridono, mah, con il sorriso di un’assistente di volo. Ma non con il sorriso della gioia, di quella che viene da dentro. Sempre con Gesù Cristo".

Dunque suore, che “come la Chiesa” siano “esperte in umanità”, dice il Papa, e “madri” nella preghiera:

"E la Chiesa vi vuole così: madri, madre, madre. Dare vita. Quando voi pregate, per esempio, per i sacerdoti, per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di maternità; con la preghiera li aiutate a diventare buoni Pastori del Popolo di Dio".

Ma il Papa lascia alle sorelle di Chiara anche un’altra parola preziosa: la cura della vita di comunità. “Il diavolo”, spiega, “approfitta di tutto per dividervi”, voi, è la sua raccomandazione, invece “perdonate, sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile”:

"Curare l’amicizia tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non sia un Purgatorio, che sia una famiglia. I problemi ci sono, ci saranno, ma, come si fa in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, perché quando nella vita di comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo della comunità".







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