Papa Francesco alle clarisse: date la vita, la Chiesa vi vuole madri
Gesù Cristo sia sempre al centro della vita delle suore di clausura per arricchirle
di umanità e di gioia. Questo il cuore del colloquio di Papa Francesco ieri ad Assisi,
con la comunità di clarisse riunite nella cappella del Coro, della Basilica di Santa
Chiara. Il Pontefice si è soffermato prima in una preghiera silenziosa, davanti al
corpo della prima discepola di Francesco e poi davanti al Crocifisso di San Damiano
che convertì, otto secoli fa, il giovane di Assisi. Alle suore il Papa ha anche affidato
la cura della vita di comunità al pari di quella di una famiglia. Il servizio della
nostra inviata Gabriella Ceraso:
E’ subito un grazie quello che il Papa
rivolge alle clarisse, per l’accoglienza e per la preghiera che fanno per la Chiesa.
Poi le sue parole vanno all’essenza della scelta della vita di clausura, una scelta
di consacrarsi al Signore che, spiega “ trasforma”, ma che “non sempre si finisce
di capire”:
"La normalità del nostro pensiero penserebbe che questa suora
diventa isolata, sola con l’Assoluto, sola con Dio; è una vita ascetica, penitente.
Ma questa non è la strada di una suora di clausura cattolica, neppure cristiana. La
strada passa per Gesù Cristo, sempre! Gesù Cristo è al centro della vostra vita, della
vostra penitenza, della vostra vita comunitaria, della vostra preghiera e anche della
universalità della preghiera. E per questa strada succede il contrario di quello che
pensa che questa sarà un’ascetica suora di clausura".
Quando una suora
va “per la strada della contemplazione di Gesù Cristo, della penitenza e della preghiera”,
continua il Papa, diventa “ grandemente umana”. Ecco una parola chiave del suo discorso,
umanità:
"Le suore di clausura sono chiamate ad avere grande umanità, un’umanità
come quella della Madre Chiesa; umane, capire tutte le cose della vita, essere persone
che sanno capire i problemi umani, che sanno perdonare, che sanno chiedere al Signore
per le persone".
E qual è il “segno di una suora così umana”, chiede il
Pontefice? E’ la gioia, altra parla chiave:
"A me da tristezza quando trovo
suore che non sono gioiose. Forse sorridono, mah, con il sorriso di un’assistente
di volo. Ma non con il sorriso della gioia, di quella che viene da dentro. Sempre
con Gesù Cristo".
Dunque suore, che “come la Chiesa” siano “esperte in
umanità”, dice il Papa, e “madri” nella preghiera:
"E la Chiesa vi vuole
così: madri, madre, madre. Dare vita. Quando voi pregate, per esempio, per i sacerdoti,
per i seminaristi, voi avete con loro un rapporto di maternità; con la preghiera li
aiutate a diventare buoni Pastori del Popolo di Dio".
Ma il Papa lascia
alle sorelle di Chiara anche un’altra parola preziosa: la cura della vita di comunità.
“Il diavolo”, spiega, “approfitta di tutto per dividervi”, voi, è la sua raccomandazione,
invece “perdonate, sopportatevi, perché la vita di comunità non è facile”:
"Curare
l’amicizia tra voi, la vita di famiglia, l’amore tra voi. E che il monastero non sia
un Purgatorio, che sia una famiglia. I problemi ci sono, ci saranno, ma, come si fa
in una famiglia, con amore, cercare la soluzione con amore; non distruggere questa
per risolvere questo; non avere competizione. Curare la vita di comunità, perché quando
nella vita di comunità è così, di famiglia, è proprio lo Spirito Santo che è nel mezzo
della comunità".