Parole e gesti indelebili quelli del Papa ad Assisi: così Padre Fortunato del Sacro
Convento
Per un bilancio della presenza del Papa nella città di San Francesco, il nostro inviato
Federico Piana ha sentito padre Enzo Fortunato, direttore della Sala
Stampa del Sacro Convento di Assisi:
R. – Io vorrei
parlare di giornata storica e di parole e gesti indelebili. Giornata storica perché
è stata una prima volta in molti sensi: una prima volta di un Papa con il nome Francesco
ad Assisi; la prima volta di un Papa che presiede la celebrazione e l’accensione della
lampada votiva… Il Papa sta continuando a sorprenderci. Nell’omelia ha indicato dei
punti di riferimento molto chiari: c’è una pace che affonda le sue radici nella persona
di Gesù; l’amore verso i poveri, declinato attraverso il comandamento dell’amore vicendevole.
E poi la custodia del Creato con il richiamo al Cantico. Infine, come sintesi di tutta
la giornata, il punto di riferimento del Papa mi sembra sia stato l’abbraccio con
i “lebbrosi” di oggi: i poveri, gli ammalati, i giovani che vivono nella solitudine,
che non trovano lavoro. Ma il momento centrale della visita, che non dimenticheremo
mai, sono stati gli occhi lucidi del Papa, quando si è inginocchiato di fronte alla
tomba di San Francesco e ha deposto le rose sull’altare.
D. – Se dovessimo
scegliere tre parole chiave di questo viaggio, quali potrebbero essere?
R.
– Io direi “incontro”, “freschezza” e “cammino”. Incontro, perché il Papa ha incontrato
tutti, incontrando San Francesco. Freschezza, perché ci fa vedere l’attualità e la
serenità del Vangelo, attraverso la sfaccettaturadel carisma francescano.
E poi il cammino, perché tutto quello che ci ha detto, ci impegna ad andare avanti.
Ha detto: “Litigate, tiratevi anche i piatti, però la sera fate pace”.
D. –
C’è chi dice che dopo questa visita del Papa, l’Umbria non sarà più la stessa. Lei
è d’accordo?
R. – Io credo che sia vero. Anche i francescani non saranno più
gli stessi. Tutti coloro che hanno guardato Assisi oggi non saranno più gli stessi
per un semplice motivo: perché i nostri cammini si colorano della intensità e della
densità francescana.