Sulla retromarcia di Berlusconi il commento del politologo Pombeni
Anche Berlusconi, con il suo breve intervento in Senato, ha assicurato l’appoggio
del suo schieramento al governo Letta. Ma come interpretare questo retromarcia a sorpresa
del leader del Pdl, che ha fatto immediatamente il giro del mondo? Adriana Masotti
lo ha chiesto a Paolo Pombeni, docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università
di Bologna: R. – Credo che la
spiegazione più logica sia il fatto che Berlusconi ha voluto evitare che si facesse
la conta di quanta gente non gli fosse fedele e soprattutto quale spessore rivestisse
questa fronda. Quindi ha deciso di fare questa manovra, molto azzardata e molto disperata.
Dall’altro lato - penso io - nella sua strategia, lascia le cose come prima perché
in qualsiasi momento può ripetere la sceneggiata di questi giorni, dimissioni di massa
e via dicendo.
D. – Ma che cosa succederà adesso? Quel gruppo di parlamentari
che avevano pensato di staccarsi - addirittura si era annunciato un nuovo movimento,
quello de “ i Popolari” – che cosa potranno decidere per il loro futuro?
R.
– Questi sono sicuramente messi in grande difficoltà, perché – da un lato – se in
questo momento vanno avanti nel loro progetto, non possono più sostenere che lo fanno
per senso di responsabilità, per non mettere il Paese in condizioni di non avere la
legge di stabilità e quant’altro; d’altro lato, se però rimangono, invece, silenti
e ritornano indietro dalle loro posizioni, diventano vittime sacrificali delle lotte
intestine del partito, danno cioè un’occasione ai loro avversari di scavargli la terra
sotto i piedi.
D. Qualunque sarà la decisione rimane questo fatto: per la
prima volta si è vista una frattura all’interno del Pdl e alcuni prendere posizioni
diverse rispetto al leader…
R. – Non c’è dubbio! Diciamo che questa mossa di
Berlusconi non è una cosa che può rovesciare la realtà. Il fatto cioè che in questa
crisi si sia visto un Berlusconi poco lucido e soprattutto – diciamo così – si sia
arrivati ad una specie di redde rationem, cioè di resa dei conti: che cos’è
il Berlusconismo? Credo che da questo punto di vista la definizione plastica di Quagliariello:
“Cosa vogliamo fare, una lotta continua di destra oppure un partito – chiamiamolo
così – di centro moderato?” sia la questione vera. A questa questione Berlusconi non
riuscirà a sfuggire e farà molta fatica a tenere insieme le due anime e soprattutto
questa situazione non gli consente alcuna gestione della sua vicenda personale in
termini particolarmente felici dal suo punto di vista.
D. – Quindi per il
centro-destra potrebbe comunque aprirsi una stagione nuova?
R. – Io credo senz’altro.
L’unica cosa incerta sono i tempi che questa evoluzione richiederà. Ma il fatto che
da questa esperienza non si torni indietro, mi pare abbastanza assodato. A meno che
– e questa è la vera incognita – la sinistra non offra a Berlusconi l’occasione per
ricompattare lei quel partito che si è sfasciato: naturalmente è chiaro che se a questo
punto la sinistra insistesse nel proporre una politica particolarmente radicale, ideologicamente
schierata sulle vecchie parole d’ordine del’estrema sinistra e via dicendo, certo
– a quel punto – offrirebbe una meravigliosa occasione a Berlusconi di ricucire tutto
e brucerebbe lei questo dissenso interno che si è, in maniera così rilevante, esplicitato
in questi giorni.
D. – Proprio a proposito del Pd: fa comodo al Pd questo
voltafaccia di Berlusconi?
R. – No, non gli fa particolarmente comodo perché
– da un lato – naturalmente questa cosa conferma l’inaffidabilità di quest’ultima
fase berlusconiana e questo naturalmente fa gioco al Pd, ma dall’altro punto di vista
lascia un po’ le cose come sono. Ripeto: il problema, secondo me, è se il Pd, a sua
volta, riesce a tenere a bada i suoi pasdaran interni: perché i pasdaran
non ce li ha mica solo Berlusconi!
D. – Questo governo che viene confermato,
il Governo Letta, da oggi sarà più forte o più debole?
R. – Purtroppo io temo
che il Governo Letta sia esattamente com’era quando ha aperto questa situazione. Credo
che questa sia la vera vittoria di Berlusconi. Berlusconi ha impedito il chiarimento,
a danno del Paese bisogna dire. Letta sperava di ottenere questo chiarimento, costringendo
Berlusconi a scegliere: ovviamente l’idea era che Berlusconi avrebbe scelto per la
rottura, mentre una parte dei suoi avrebbero scelto per la governabilità. Ecco, questa
operazione non è riuscita e quindi Letta è come prima, prigioniero di questa ambiguità
della sua alleanza. Certo, lui può dire: “Ma io ho fatto un discorso molto chiaro
in Parlamento e voi avete votato a favore di questo discorso”. Però sa, in politica,
queste sono formalità che hanno il peso relativo che possono avere.