Zimbabwe: i vescovi su diritti dei poveri ed economia
“La priorità è l’economia e per favorire una ripresa servono sia la Cina che l’Europa
e gli Stati Uniti, sia l’Oriente che l’Occidente”: con l'agenzia Misna parla di politica
padre Frederick Chiromba, segretario generale della Conferenza episcopale dello Zimbabwe,
ma senza perdere di vista le emergenze di tutti i giorni. Dopo le elezioni di luglio,
vinte dal presidente Robert Mugabe e dal suo partito Zanu-Pf, una delle preoccupazioni
principali resta l’emergenza alimentare che sta colpendo molte aree del Paese. “Circa
due milioni e 200.000 persone hanno bisogno di aiuti alimentari urgenti – sottolinea
padre Chiromba – e i prossimi mesi saranno i più difficili”. Attraverso la Caritas
la Chiesa cattolica sta distribuendo cibo e altri prodotti essenziali, ma in una prospettiva
di medio periodo appare indispensabile un miglioramento generale del contesto economico.
“La revoca delle sanzioni nei confronti del gruppo statale che gestisce l’estrazione
e il commercio dei diamanti – sottolinea il segretario generale della Conferenza episcopale
– può essere un primo passo sulla via di una normalizzazione dei rapporti con l’Occidente,
essenziale perché nello Zimbabwe a investire non siano soltanto i cinesi”. Secondo
padre Chiromba, dopo oltre dieci anni di sanzioni il governo di Mugabe ha la volontà
e l’interesse di migliorare le relazioni con l’Europa e gli Stati Uniti. “Ma perché
questo avvenga – avverte il religioso – devono realizzarsi due condizioni: che le
potenze occidentali si dimostrino disposte a trattare su una base di parità e che
lo Zimbabwe sappia attrarre chi investe”. Uno dei nodi è l’Indigenisation and Empowerment
Act, una legge che prevede il trasferimento di quote di controllo nella proprietà
delle società di grandi e medie dimensioni alla popolazione nera discriminata prima
del 1980. “La via è stretta – sottolinea padre Chiromba – ma bisogna conciliare le
logiche del mercato con l’impegno di giustizia sociale”. (R.P.)