Udienza generale. Il Papa: "Siamo una Chiesa che accoglie a braccia aperte i peccatori
e dona coraggio e speranza?"
La Chiesa è santa non per i suoi meriti, “ma perché Dio la rende santa”. Ed è la casa
di tutti”, tanto per l’indifferente quanto per chi cerca il perdono ma non ha il coraggio
di chiederlo. Papa Francesco lo ha ripetuto ieri mattina dedicando la catechesi dell’udienza
generale al passaggio del “Credo” in cui si afferma la santità della Chiesa. Molti
gli applausi che hanno sottolineato i passaggi più intensi sulla misericordia di Dio
verso ogni persona. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Francesco,
il Papa che canta la misericordia di Dio. Che assicura chiunque che Dio è un Padre
che ha pronto il perdono anche per chi si sente imperdonabile, anche per chi gli volta
le spalle. Gli oltre 50 mila che gremiscono la prima udienza generale di ottobre vengono
da tutti e cinque i continenti e in tutte le lingue sentono ripetere nell’arco di
un’ora e mezza – con l’energia che Papa Francesco sa mettere nelle parole – un’unica,
irriducibile verità:
“Nella Chiesa, il Dio che incontriamo non è un giudice
spietato, ma è come il Padre della parabola evangelica. Puoi essere come il figlio
che ha lasciato la casa, che ha toccato il fondo della lontananza da Dio. Quando hai
la forza di dire: voglio tornare in casa, troverai la porta aperta, Dio ti viene incontro
perché ti aspetta sempre. Dio ti aspetta sempre! Dio ti abbraccia, ti bacia e fa festa.
E’ cosi il Signore! Così è la tenerezza del nostro Padre!”.
La catechesi
prende le mosse dal Credo, che afferma la Chiesa come “Santa”. Papa Francesco immagina
subito l’obiezione di tanti, e le dà voce, guardando negli occhi la folla e scandendo
un elenco che strappa l’applauso per la sua sincerità adamantina:
“Come
può essere santa una Chiesa fatta di esseri umani, di peccatori? Uomini peccatori,
donne peccatrici, sacerdoti peccatori, suore peccatrici, vescovi peccatori, cardinali
peccatori, Papa peccatore… Tutto, tutto così! Come può essere santa una Chiesa così?".
Nonostante
questo, anzi proprio per questo, è possibile comprendere e accettare la santità della
Chiesa, che ha le sue radici in una grazia più forte delle sue forze:
“E
questo significa che la Chiesa è santa perché procede da Dio che è santo, le è fedele
e non l’abbandona in potere della morte e del male. E’ santa perché Gesù Cristo, il
Santo di Dio, è unito in modo indissolubile ad essa; è santa perché è guidata dallo
Spirito Santo che purifica, trasforma, rinnova. Non è santa per i nostri meriti, ma
perché Dio la rende santa, è frutto dello Spirito Santo e dei suoi doni”.
Ed
è questa la Chiesa santa – scandisce Papa Francesco – “che non rifiuta i peccatori,
che invita tutti “a lasciarsi avvolgere dalla misericordia, dalla tenerezza e dal
perdono”. E ancora, il Papa anticipa una obiezione – io “ho grandi peccati, come posso
sentirmi parte della Chiesa?” – e offre la risposta:
“Caro fratello, cara
sorella, è proprio questo che desidera il Signore; che tu gli dica: ‘Signore sono
qui, con i miei peccati!’. Alcuni di voi sono qui senza i vostri peccati? Alcuni di
voi? Nessuno! Nessuno di noi! Tutti portiamo con noi i nostri peccati. Ma il Signore
vuole sentire che gli diciamo: ‘Perdonami, aiutami a camminare, trasforma il mio cuore!’.
E il Signore può trasformare il cuore!”.
Il finale della catechesi è quello
dell’esame di coscienza. “Siamo una Chiesa che chiama e accoglie a braccia aperte
i peccatori, che dona coraggio, speranza, o siamo una Chiesa chiusa in se stessa?",
si chiede Papa Francesco, per poi mettersi idealmente di fianco al disagio di chi
vorrebbe chiedere il perdono del cielo ma si sente “fragile”. “Non avere paura di
puntare in alto”, è la replica del Papa, “non avere paura della santità”:
“La
santità non consiste anzitutto nel fare cose straordinarie, ma nel lasciare agire
Dio. E’ l’incontro della nostra debolezza con la forza della sua grazia, è avere fiducia
nella sua azione che ci permette di vivere nella carità, di fare tutto con gioia e
umiltà, per la gloria di Dio e nel servizio del prossimo”.
Tra i saluti
intervallati dalle catechesi in sintesi e in varie lingue, Papa Francesco ne ha rivolto
uno speciale ai vari buddisti in Piazza San Pietro, appartenenti a diversi gruppi
in arrivo dal Giappone, e ai partecipanti al Convegno nazionale dell’Apostolato della
Preghiera e del Congresso nazionale Adoratori.