Al via ieri in Siria il lavoro dei 19 ispettori dell'Organizzazione per la proibizione
delle armi chimiche. Il regime assicura loro piena collaborazione, ma un ufficiale
disertore avverte: “Assad non rinuncerà mai al suo arsenale”. Una confessione che
tiene tutti con il fiato in sospeso, mentre sul terreno si moltiplicano gli attacchi.
Il Consiglio di Sicurezza Onu all'unanimità si è dichiarato “inorridito” per l'inaccettabile
escalation di violenza e ha chiesto a Damasco “un'azione immediata” per facilitare
lo svolgimento delle operazioni umanitarie”. A destare sconcerto, poi, la notizia
diffusa nelle ultime ore della strage di bambini avvenuta lo scorso 29 settembre a
Raqqa, nel nord est del Paese. Una scuola secondaria è stata bombardata nel primo
giorno dell’anno scolastico: almeno 12 gli alunni morti. Immediata la condanna dall’Unicef.
Il presidente della sezione italiana Giacomo Guerrera è stato intervistato
da Salvatore Sabatino:
R. - Ho definito
la situazione in Siria “una guerra ai bambini”. I fatti, le notizie che ci pervengono
ogni giorno, compreso quest’ultimo, dimostrano soltanto che le vittime di questo conflitto
sono proprio i bambini; bambini che sono colpiti nel momento in cui ritornano a scuola.
Era il primo giorno di scuola! E possiamo capire da questo il motivo per il quale
i genitori hanno paura di mandare i propri figli a scuola.
D. - Questo infatti
si ripercuote anche ovviamente sulla frequenza scolastica, proprio per motivi di sicurezza…
R.
- È proprio così. Sono più di due milioni i bambini che, nell’età tra i sei e i 15
anni, hanno abbandonato la scuola proprio a causa delle violenze e di ciò che sta
avvenendo all’interno della Siria. Noi siamo fortemente impegnati sia all’interno
che nei Paesi limitrofi con una campagna particolare "Ritorno a scuola”, che vogliamo
rilanciare all’interno della Siria anche per consentire ai ragazzi di acquistare un
momento di normalità. Questo vuol dire, però, anche un’altra cosa: i bambini devono
essere allontanati dagli adulti almeno per il periodo della scuola, perché gli adulti
trasmettono ai bambini le loro ansie, le loro preoccupazioni creando dei problemi.
D.
- Lei sta rinnovando un appello che l’Unicef ripete ormai da mesi: preservare le scuole
dal conflitto, perché altre volte ci avete raccontato di atti di violenza crudele
proprio nei confronti degli alunni.
R. - In questo periodo, lo facciamo con
molto più impegno. Cerchiamo di individuare delle aree nelle quali i bambini possano
vivere, se non in maniera tranquilla in assoluto, ma comunque possano avere una vita
normale. E' quello che noi stiamo cercando di fare: i bambini sono le vittime non
soltanto dei bombardamenti ma di violenze, di soprusi. In Siria, tutte le forme peggiori
di violenze nei confronti dell’infanzia si verificano in questo momento, e purtroppo
anche nei Paesi limitrofi, dove molto spesso i bambini sono anche soli - i cosiddetti
bambini non accompagnati, bambini invisibili - ed esposti a qualsiasi forma di violenza.
E noi, per questo cerchiamo di individuare queste aree protette. C’è un altro problema
importante in questo momento che non va trascurato: l’avvicinarsi dell’inverno. In
questi Paesi fa freddo. Abbiamo bisogno di aiuto da parte di tutti. Visitando il nostro
sito è possibile partecipare a questa gara di solidarietà che ci vede impegnati ormai
da parecchio tempo. Siamo al terzo anno, non dobbiamo dimenticarlo. Il dramma continua
e purtroppo non si vede la fine o quanto meno di una minor violenza, una maggiore
disponibilità alla pace e al dialogo.
D. - E bisognerebbe anche non dimenticare
mai che quando si colpiscono i bambini si vanno a minare quelle che sono le basi del
futuro di un Paese …
R. - Esattamente. Questo aspetto non va dimenticato, facendo
anche un’altra valutazione se vogliamo: i bambini sono sicuramente il futuro, ma in
questo momento sono il presente. Hanno bisogno di aiuto adesso e subito! In questo
momento, la comunità internazionale, tutti coloro che desiderano partecipare a questo
impegno, possono contribuire per cercare di - se non modificare - aiutare questi bambini
a superare questa drammatica situazione. I bambini coinvolti nel conflitto in Siria
sono quattro milioni, un numero enorme. È una situazione drammatica alla quale l’Unicef
cerca di dare il massimo dell’impegno ed è sicuramente una delle emergenze più gravi.
Questo va detto. E noi, come Unicef siamo in grado di poterlo dire: l’emergenza siriana
è una delle emergenze più gravi degli ultimi venti anni, forse anche più, che - come
Unicef - ci siamo trovati ad affrontare.