2013-10-02 08:41:37

Fao: è ancora emergenza fame ma ci sono progressi


E’ in continua diminuzione il numero di persone – una su otto – che patiscono la fame nel mondo e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio potrebbero essere raggiunti da una parte consistente dei Paesi: globalmente sono positivi i dati contenuti nell’ultimo rapporto stilato dall’Organizzazione Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), presentato ieri nella sede di Roma. Rispetto a 20 anni fa - riferisce l'agenzia Misna - oggi ancora il 14% della popolazione mondiale è sotto-alimentata – 842 milioni di persone – invece del 24% nel 1992. Rispetto all’ultimo rapporto, del biennio 2010-2012, il numero di persone che soffrono di fame cronica si è ridotto del 3%. Se il 60% degli individui sotto-alimentati si concentra in Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana, anche in queste aree del pianeta si sono registrati “progressi spettacolari” che hanno portato in media la fascia di persone in condizioni di sofferenza alimentare da un terzo a un quarto della popolazione globale. I fattori determinanti dell’evoluzione positiva sono stati, secondo l’Onu, la crescita economica costante nei Paesi in via di sviluppo, l’aumento degli investimenti e della produttività nel settore agricolo ma anche le rimesse dei migranti utilizzate per acquistare cibo e per sostenere gli investimenti dei piccoli contadini. Nello scenario attuale hanno invece un peso negativo la troppa dipendenza dal cibo importato, in particolare i cereali, da parte dei Paesi africani e la grande variabilità dei prezzi dei cereali sui mercati mondiali. Un’altra parte del rapporto realizzato dalla Fao è dedicato all’acqua: un altro bene essenziale al quale un numero sempre maggiore di persone ha accesso, seppur con difficoltà nell’Africa sub-sahariana. Vent’anni fa il 24% della popolazione mondiale non aveva accesso all’acqua potabile contro il 12% di oggi. Nell’Africa sub-sahariana il 61% degli abitanti riesce a consumare acqua di qualità; un tasso che in Africa del Nord, America Latina e in molti Paesi asiatici raggiunge il 90%. (R.P.)







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