Giornata Onu dell'anziano. Mons. Zimowski: creare comunione fra giovani e anziani
“Realizzare una comunità ecclesiale fraterna dove giovani e anziani si rivolgono insieme
a Dio”: è questo un primo grande aiuto per chi è avanti negli anni. Lo sottolinea
mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari,
nel messaggio per la Giornata internazionale dell’anziano indetta dall’Onu, che ricorreva
ieri. Il servizio di Debora Donnini:
Ci sono oltre
600 milioni di anziani nel mondo e a causa del progressivo invecchiamento della popolazione
si stima che entro una decina di anni saranno più di un miliardo. A fronte di questa
realtà, nel messaggio per la Giornata dell’anziano mons. Zimowski chiede a tutti di
collaborare per una società arricchita dalla partecipazione di chi “potrebbe essere
considerato ‘non utile’” e incoraggia gli anziani a non lasciarsi andare e a ricordare
che sono una testimonianza. A Rio de Janeiro Papa Francesco aveva evidenziato come
ci sia “una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prende cura degli anziani”,
ma anche “un’eutanasia culturale” perché non li si lascia parlare, quando invece gli
anziani devono trasmetterci la saggezza.
Bisogna “evangelizzare la vecchiaia”,
sottolinea mons. Zimowski, ricordando che ognuno è amato da Dio e quando la vita diventa
fragile, essa non perde il suo valore. “La Chiesa - auspica - sia effettivamente famiglia
di tutte le generazioni, in cui ognuno deve sentirsi a casa, dove non regna la logica
del profitto e dell’avere, ma quella della gratuità e dell’amore”. Per questo, è fondamentale
“la comunione fra le generazioni” e il primo grande aiuto per mons. Zimowski consiste
nel “realizzare una comunità ecclesiale fraterna, dove giovani e anziani insieme si
rivolgono a Dio”. Si tratta dunque di favorire una cultura dell’unità fra le generazioni.
Bisogna poi operare per “una pastorale degli anziani” piuttosto che "per" gli anziani,
cioè gli anziani stessi devono continuare l’attività missionaria. Per quanto riguarda
l’assistenza sociale e sanitaria, è essenziale che essa sia animata dall’amore. Ma
soprattutto l’auspicio del presule è che ci sia particolare attenzione per l’assistenza
religiosa degli anziani non autosufficienti, non solo nelle case di riposo ma anche
nelle loro abitazioni, visitandoli e valorizzando la loro vita nella preghiera comune.
Questo
dovrebbe essere “un impegno di tutta la comunità cristiana” e per questo il Pontificio
Consilio per gli Operatori Sanitari sta organizzando una conferenza internazionale,
dal 21 al 23 novembre, in Vaticano, dedicata al tema: “La Chiesa a servizio della
persona anziana malata: la cura delle persone affette da patologie neurodegenerative”.
Nella prospettiva cristiana la vecchiaia, infatti, non è il venir meno della vita
ma il suo compimento: un periodo nel quale si può avere una saggezza profonda, quella
stessa che Papa Francesco ha ricordato nel suo primo Angelus quando ha fatto riferimento
a quella signora anziana che si confessò da lui e alla fine gli disse che “Se Dio
non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”.