2013-09-29 12:21:39

Il Papa ai catechisti: chi non coltiva la "memoria di Dio" si disumanizza. All'Angelus preghiera di pace per la Siria


Il catechista è colui che alimenta e risveglia negli altri "la memoria di Dio", senza la quale un essere umano - non escluso un cristiano - rischia di svuotarsi e di diventare simile al ricco del Vangelo, incapace che di pensare a se stesso. E' il concetto di fondo dell'omelia che Papa Francesco ha pronunciato ieri mattina alla Messa per la Giornata dei catechisti, giunti da tutto il mondo per celebrare l'Anno della Fede. Piazza San Pietro e Via della Conciliazione hanno raccolto 100 mila persone. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

L’attacco dell’omelia tocca subito il tasto sul quale Papa Francesco batte da giorni: cosa succede se un cristiano – come il ricco del Vangelo ricordato dalla liturgia domenicale – si compiace solo del suo benessere ignorando i tanti Lazzaro che gli chiedono un aiuto? La domanda aleggia per qualche istante nel cielo di Roma, scuro e presago di pioggia, che sembra in sintonia col tono insolitamente grave col quale il Papa sviluppa la sua riflessione. Poco prima, nella Piazza S. Pietro gremita da una folla superiore alle 100 mila persone, è risuonato il monito del profeta Amos: “Guai agli spensierati di Sion” che “mangiano, bevono, cantano, si divertono e non si curano dei problemi degli altri”. Questa è gente, commenta il Papa, che sta sull’orlo di un abisso di disumanizzazione:

“Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini. Guardate bene: il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente ‘un ricco’. Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri”.

Questi esseri spersonalizzati, che si sono fatti rubare l’umanità dalle cose che possiedono, hanno – osserva Papa Francesco – un deficit comune, l’aver perso “la memoria di Dio”:

“Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità – dice un altro grande profeta, Geremia. Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, non a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli!”.

In questo contrasto di opposti, emerge ben delineata la figura del catechista, che altri non è che colui o colei – asserisce Papa Francesco – “che custodisce e alimenta la memoria di Dio”, facendosi guidare da essa e risvegliandola negli altri. Il suo modello, indica, è Maria che dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo “non pensa all’onore, al prestigio”, ma parte per aiutare la cugina Elisabetta e levando il suo Magnificat fa “memoria dell’agire di Dio” avvenuto nella sua vita:

“Il catechista è proprio un cristiano che mette questa memoria al servizio dell’annuncio; non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà. Parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere”.

“Lo stesso Catechismo – osserva Papa Francesco – che cos’è se non memoria di Dio, memoria della sua azione nella storia, del suo essersi fatto vicino a noi in Cristo, presente nella sua Parola, nei Sacramenti, nella sua Chiesa, nel suo amore?”. Così, l’identikit del catechista che traccia al termine Papa Francesco è in solare antitesi al ricco del Vangelo e alla sua indifferenza spietata verso il povero Lazzaro:

“Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di “hypomoné”, di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia”.

Prima della benedizione finale, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, ha presentato al Papa le catechiste e i catechisti giunti a Roma da ogni latitudine – dal Vietnam come da Haiti, dalla Siria alla Nigeria – i quali, ha affermato, sono il “segno tangibile che il cristianesimo è vivo e continua a essere annunciato”.

Quindi, l’Angelus, recitato in Piazza San Pietro qualche minuto prima di mezzogiorno, ha chiuso la celebrazione, preceduto da alcuni saluti particolari di Papa Francesco, uno dei quali è stato sottolineato da un largo applauso:

“Un saluto particolare rivolgo al mio fratello, Sua Beatitudine Youhanna X, Patriarca greco ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente. La sua presenza ci invita a pregare ancora una volta per la pace in Siria e nel Medio Oriente”.

Ultimo aggiornamento: 30 settembre







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