2013-09-28 13:32:00

Usa: riserve dei vescovi sui nuovi regolamenti sanitari che limitano la libertà di coscienza


I vescovi degli Stati Uniti continuano a mantenere alta la pressione sulle autorità affinché siano preservati il diritto alla vita e alla libertà di coscienza. In una recente lettera alla Commissione amministrativa della Conferenza episcopale (Usccb), il presidente dei vescovi, il card. Timothy Michael Dolan, riafferma infatti la necessità di garantire agli operatori delle istituzioni e organizzazioni cattoliche la piena libertà di azione secondo i propri principi morali e religiosi nell’applicazione dei regolamenti sanitari (le “Hhs rules”) che l’Amministrazione Obama ha introdotto nell’ambito della riforma sanitaria , l“Affordable Care Act”. Come è noto, a suscitare le obiezioni dell’episcopato, ma anche di altri gruppi religiosi, sono alcune disposizioni in materia di aborto e contraccettivi che impongono limitazioni all’obiezione di coscienza di coloro che si oppongono all’aborto e alla contraccezione. In pratica, nonostante alcune parziali modifiche introdotte nel 2012, migliaia di ospedali, cliniche, università o opere caritative, si trovano tuttora costrette alla difficile scelta tra il rispetto delle linee guida, violando dunque i loro principi, e la chiusura. Nella lettera, citata dall’Osservatore Romano, il cardinale Dolan ribadisce ancora una volta “la determinazione a continuare a difendere il nostro diritto a vivere secondo la nostra fede e il nostro dovere di servire i poveri, guarire i malati, mantenendo i nostri apostolati in maniera forte e fedele, assicurando il nostro popolo”. I regolamenti sanitari, ricorda il presidente della Usccb, “richiedono a tutti i datori di lavoro di agevolare l’accesso alla sterilizzazione e alla contraccezione, così come ai farmaci e dispositivi che possono causare l’aborto, violando così principi religiosi profondamente radicati”. Nonostante “le gravi preoccupazioni espresse dai credenti di molte fedi, , aggiunge la nota, l’Amministrazione federale ha portato solo piccole modifiche e i regolamenti soffrono ancora degli stessi problemi”. La lettera cita in particolare la questione della definizione troppo restrittiva di “datore di lavoro religioso” che di fatto escluderebbe dall’osservanza dei regolamenti soltanto le strutture che si avvalgono esclusivamente di dipendenti affiliati al proprio credo o che offrono servizi rivolti principalmente a servire persone affiliate alla propria religione.(A cura di Lisa Zengarini)







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