Centrafrica al collasso: se ne parla anche all’Assemblea dell’Onu
È tutt’altro che normalizzata la situazione nella Repubblica Centrafricana, dove è
stata sciolta ufficialmente la coalizione di ribelli Seleka. La situazione è particolarmente
critica a Paoua, nella regione settentrionale dell’Ouham Pende, dove la Croce Rossa
locale è testimone di violenze e saccheggi da parte di ex combattenti, ma anche di
ex esponenti dell’Esercito popolare per la restaurazione della democrazia, che sono
tornati a imbracciare le armi. L’emittente locale Radio Ndeke Luka, citata dall'agenzia
Misna, riferisce anche di una recente visita in loco da parte del vicepresidente del
Consiglio nazionale di transizione, Léa Koya Soum Ndoumta, che ha invitato la popolazione
“a restare unita per impedire gli scontri religiosi e a non ricorrere all’uso della
forza per difendersi”. Un altro focolaio di violenze è Bossangoa, nel nordovest, in
balia di diversi gruppi armati che seminano il panico nella popolazione. Qui, nella
cattedrale, sono state rinvenute due granate inesplose, mentre in città sono arrivati
35mila sfollati che sono stati accolti in varie strutture facenti capo alla Chiesa
cattolica. In questi giorni, infine, a New York, a margine della 68.ma Assemblea generale
delle Nazioni Unite, sono riuniti anche i leader di diversi Paesi africani che parlando
del Centrafrica hanno definito la situazione “disperata, una crisi dimenticata che
vede il Paese collassare”. La Francia ha annunciato 10 milioni di euro per aiuti umanitari
e l’impegno a far approvare in sede Onu una risoluzione in favore del sostegno alla
missione nel Paese (Misca), mentre entro sei mesi una seconda risoluzione potrebbe
disporre il dispiegamento delle forze di pace. (R.B.)