Aquileia celebra i 1700 anni dall'Editto di Costantino con la mostra “Costantino e
Teodoro. Aquileia nel IV secolo”
Rimarrà aperta al pubblico fino al il 3 novembre prossimo la mostra "Costantino e
Teodoro. Aquileia nel IV secolo”, allestita nella località friulana, in occasione
dei 1700 anni dall'Editto di Costantino che confermava la libertà religiosa, sancita
solo due anni prima, e quindi decretava la tolleranza per il culto cristiano. In esposizione
gli ultimi reperti archeologici restaurati, oltre a quelli già da tempo visitabili
come i mosaici del pavimento della Basilica. Obiettivo è ripercorrere un momento particolarmente
fecondo per quella che è stata nel IV secolo una delle città più importanti dell'impero
romano e punto di irradiazione della nuova fede. La mostra è promossa dalla Fondazione
Aquileia, in collaborazione con il Ministero per i Beni Culturali, la Soprintendenza
Archeologica del Friuli Venezia Giulia, l'arcidiocesi di Gorizia e il Comune di Aquileia.
Per saperne Adriana Masotti ha intervistato il presidente della Fondazione,
Alviano Scarel:
R. - Noi abbiamo
voluto inserirci in questo 1700.mo dell’Editto di Costantino, che ha coinvolto Milano,
che ha coinvolto Roma, e Aquileia non poteva rimanerne fuori. La mostra presenta tutta
una serie di documenti che riguardano in buona parte la città, anche se ospita anche
dei ritrovamenti che provengono da altre zone della regione e un bellissimo ritratto
di Costantino proveniente dai Musei Vaticani. Ci sono dei reperti particolarmente
importanti, come il mosaico cosiddetto del “Buon Pastore dall’abito singolare”: un
mosaico policromo, proveniente da una Domus del IV secolo, che raffigura un personaggio
che imita il Buon Pastore, indice di una temperie in cui c’è un cristianesimo che
si sta affermando, ma ci sono ancora forti resistenze da parte dei diversi ceti della
società romana, che comunque tendono ad appropriarsi dei modelli e dei linguaggi di
quel nuovo messaggio. Noi l’abbiamo proprio recentemente strappato dalla sua
sede originaria, restaurato e riportato all’antica bellezza.
D. - C’è poi un’altra
serie di reperti restaurati: “affascinanti e problematici”, dite voi…
R. -
E’ quella di una serie di clipei di marmo, provenienti dalla Turchia, che riproducono
le principali divinità del Pantheon romano. Una serie di elementi lapidei che - per
la loro bellezza, la loro importanza - non potevano non appartenere ad un edificio
importante, che noi riteniamo possa essere stato il Palazzo Imperiale, che - secondo
le cronache - ha ospitato l’imperatore Costantino. Quel Palazzo Imperiale che portava
anche, nell’abside di uno dei suoi saloni, un affresco storicamente molto importante,
che è quello del dono da parte di Fausta, la futura moglie di Costantino, dell’elmo
d’oro al giovane imperatore.
D. - Per non parlare poi di altri pezzi di mosaici,
come quello che raffigura il pavone, e ancora il vasellame, i monili e gli oggetti
di vita quotidiana, anche lì con tracce dell’adesione a questa nuova fede, al cristianesimo…
R.
- Assolutamente sì. Oggetti spesso di non grande valore venale, ma importanti in quanto
portano i segni dell’affermarsi del cristianesimo e il fatto che questa adesione venisse
poi anche esibita con orgoglio, come distintivo appunto di questa adesione.
D.
- Non abbiamo citato la Basilica, altrettanto ricca di tracce d’arte…
R. -
La Basilica è senza dubbio il monumento più rilevante del IV secolo, il monumento
cristiano più rilevante: due aule parallele, collegate tra di loro, coperte ininterrottamente
da un mosaico estremamente importante e non solo dal punto di vista stilistico, ma
anche dal punto di vista dei contenuti. Una Basilica, che si svilupperà successivamente
su queste fondamenta, che ha una caratteristica: la continuità che va, appunto, dall’inizio
del IV secolo fino ai giorni attuali.
D. - Alla luce di tutti questi ritrovati
archeologici, quale importanza rivela di aver avuto Aquileia nell’Impero Romano?
R.
- Direi soprattutto in questo IV secolo. Noi abbiamo non solo testimonianze materiali,
ma anche letterarie che indicano Aquileia come la quarta città d’Italia - dopo Roma,
Milano e Capua - e la nona città di tutto l’Impero Romano. Aquileia - sede, tra l’altro,
di questa macroregione che andava sostanzialmente dal Veneto all’Istria; sede della
Flotta dell’Adriatico, sede della Zecca, che batteva moneta nei tre metalli. Era una
città importante per dimensione; importante per la sua collocazione strategica, vicino
ai confini con l’Impero; importante per i suoi rapporti con il Mediterraneo orientale,
attraverso il quale arrivarono ad Aquileia non solo merci preziose, ma anche idee,
filosofie e stimoli di vario genere.