Siria. Accordo all'Onu per la distruzione delle armi chimiche: non previsto uso
della forza
Dopo una maratona negoziale di giorni, dunque, i cinque membri permanenti del Consiglio
di Sicurezza dell’Onu hanno trovato l'accordo su una bozza di risoluzione per la distruzione
degli arsenali chimici di Damasco. I Quindici sono stai convocati nella notte per
esaminare il testo - presentato congiuntamente da Mosca e Washington. Sentiamo Marina
Calculli:
“Abbiamo l’accordo
con gli Stati Uniti” annuncia Sergej Lavrov, al termine di una maratona negoziale
in cui la Russia ha indubbiamente dettato molte delle sue regole. Proprio in merito
alla risoluzione, Mosca infatti l’ha avuta vinta anche sulla copertura del Capitolo
VII della Carta dell’ONU, che autorizza l’uso della forza in caso di inadempienza
degli accordi presi. Se ci sarà una violazione delle regole, potranno essere contemplate
misure previste dal Capitolo VII, il che – in altre parole – significa che, per preparare
un attacco, ci vorrà una nuova risoluzione. Il documento prevede che la Siria non
può usare, produrre, acquistare o trasferire alcun tipo di arma chimica. Il testo
sancisce perentoriamente che le procedure sul disarmo chimico dovranno essere rispettate
e Damasco dovrà cooperare pienamente – un impegno che verrà monitorato su base regolare.
Ma Assad si dice prontissimo a rispettare l’accordo, anche se “la minaccia di attacco
americano non è del tutto svanita”, ha detto il raìs in un’intervista rilasciata a
una tv venezuelana. L’escalation del conflitto all’interno della Siria spinge però
intanto sempre più siriani a lasciare il paese. In Libano le stime ufficiose parlano
già di oltre 1 milione e 200 mila profughi. Un fattore che – secondo la Banca Mondiale
– potrebbe spingere anche 150.000 libanesi sotto la soglia della povertà. Dunque,
un eventuale attacco alla Siria non sarà 'automatico' in caso di inadempienza, servirà
una nuova risoluzione dell'Onu. E non è comunque citato l'uso della forza. Sono i
passaggi cruciali della bozza di risoluzione sul disarmo chimico della Siria. Per
un commento, Marco Guerra ha sentito Maria Grazia Enardu, docente di
storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze: