Terra Santa: i cristiani arabi di Beit Jala in difesa della terra
Una lettera per raccontare il dolore delle famiglie provocato dall’oppressione israeliana.
A indirizzarla a Papa Francesco è la popolazione della città cristiana di Beit Jala
che sta vivendo, da tempo, il dramma dell’occupazione israeliana sotto forma di espropriazione
di terra per permettere la costruzione di una strada, d’insediamenti e del Muro di
separazione. A consegnarla al Papa nei giorni scorsi, nel corso di un’udienza - riferisce
l'agenzia Sir - è stato lo stesso parroco del villaggio palestinese, padre Ibrahim
Shomali, che ha anche denunciato l’espropriazione da parte d’Israele di terreni di
proprietà del convento di Cremisan. Nella missiva si evidenzia come il popolo palestinese
sia molto legato alla sua terra e lotta per restarvi. Tuttavia il mantenimento dei
terreni richiede delle misure concrete per contrastare ogni tentativo di acquisizione
e per consentire al popolo palestinese di vivere con dignità in uno Stato libero.
L’esproprio di terre appartenenti al convento di Cremisan e l’annessione di quelle
di 58 famiglie palestinesi di Beit Jala era stato oggetto di giudizio da parte di
un Tribunale israeliano di Tel Aviv che ne aveva ribadito la legittimità. I leader
della Chiesa cattolica in Terra Santa all’epoca avevano chiesto la modifica del tracciato
del muro, in conformità con il diritto internazionale, segnalando che l’esproprio
dei terreni in nessun modo avrebbe aiutato la causa della pace. (R.P.)