Da Napolitano no a pressioni per scioglimento Camere. Il commento di Roberto Mazzotta
Dura nota ufficiale del Quirinale dopo la minaccia di dimissioni in massa annunciate
dai parlamentari del Pdl, in caso di decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Fortissima
tensione all’interno della maggioranza delle larghe intese e il premier Letta annuncia
un chiarimento parlamentare in tempi rapidi. Servizio di Giampiero Guadagni:
Un fatto istituzionalmente
inquietante. Napolitano definisce così la linea dura emersa questo giovedì nel vertice
Pdl. Minaccia che si sta concretizzando con la raccolta di firme dei deputati per
rassegnare le dimissioni, in caso di decadenza di Berlusconi. Il capo dello Stato
ribadisce intanto che non ha alcuna intenzione di sciogliere le Camere e non accetta
forme di pressione in questo senso. Napolitano giudica poi assurdo evocare, come è
stato fatto, una operazione eversiva in atto contro il leader del Pdl, pur considerando
comprensibile la vicinanza politica e umana dei parlamentari al loro presidente. Ma
i toni del Pdl, con alcuni autorevoli distinguo, restano alti. E i capigruppo Brunetta
e Schifani replicano al Quirinale: la definizione di operazione eversiva non è inquietante
ma realistica e condivisibile. L’inquietudine di Napolitano è invece condivisa da
Pd e Scelta civica. Maggioranza dunque profondamente divisa e governo in bilico. Da
New York, il premier Letta dice: sono certo che riuscirò a convincere tutti sulla
corretta priorità dei problemi in agenda. Letta pensa ad un chiarimento in Parlamento,
forse con un voto sul rilancio del programma di Governo. Tutto questo entro il 4 ottobre,
giorno del voto sulla decadenza di Berlusconi.
E' iniziata la raccolta di
firme dei parlamentari del Pdl per dare le dimissioni, una risposta alla nota del
Capo dello Stato. In mattinata Napolitano si era augurato che la volontà dei parlamentari
del Pdl di dimostrare “vicinanza politica e umana” a Berlusconi avvenisse “senza mettere
in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento”. Alessandro
Guarasci:
Il
Pdl fa ancor più quadrato attorno a Berlusconi. Napolitano in mattinata aveva saltato
un convegno spiegando che si doveva occupare dell’inquietante annuncio di ieri sera
del Pdl di far dimettere i parlamentari. Il presidente aveva anche detto che è assurdo
parlare di “colpo di Stato”. Subito è arrivata la risposta dei capigruppo di Camera
e Senato Brunetta e Schifani, affermando che si tratta davvero di un colpo di Stato,
perché esiste “un'operazione persecutoria da parte di una corrente della magistratura,
al fine di escludere definitivamente dalla competizione politica il leader del centrodestra,
a cui si aggiunge – secondo Brunetta e Schifani- il voto della giunta per le elezioni
del Senato con l'applicazione retroattiva della legge Severino”. A metà mattinata
si era sparsa la notizia che Letta, al ritorno da New York, avrebbe chiesto una verifica,
ma poi fonti di Palazzo Chigi hanno precisato che “ogni eventuale chiarimento avverrà
non in vertici tra partiti o gruppi parlamentari ma nelle sedi proprie ovvero il Consiglio
dei ministri e il Parlamento”.
Sul momento politico, Alessandro Guarasci
ha sentito il presidente dell’Istituto Sturzo, Roberto Mazzotta
R.
– Da cinque anni almeno il Paese è investito, come gli altri, da una crisi finanziaria
internazionale pesante, per la quale non si era preparato. Oggi il Paese è impoverito
e in una situazione molto pericolosa, piena di difficoltà. Io credo che andare avanti
a colpi di mano sia dissennato, pur sapendo che noi viviamo le conseguenze di una
"guerra" tra poteri dello Stato, nella quale le colpe sono distribuite.
D.
– Tutto quanto, però, si concentra attorno a Berlusconi?
R. – Indubbiamente,
la figura di Berlusconi è emblematica, in quanto bersaglio preferito e, in quanto,
responsabile per tanto tempo della politica italiana, non adatto a svolgere il ruolo
che aveva. A questo punto bisogna che le pazzie vengano messe da parte e si cerchi
di riunire i cocci.
D. – E come riuniamo i cocci, secondo lei?
R. –
Non mettendoci a fare "neoaventini" totalmente inutili, capendo che continuare in
questa guerra è un suicidio. Un Paese che si permette di mandare il capo del proprio
governo a spiegare ai mercati internazionali e alle istituzioni principali che l’Italia
è un Paese stabile e contemporaneamente minacciare una specie d’insurrezione parlamentare
ci dice che non siamo in una situazione di rischio, siamo al di là di una situazione
di rischio. Io spero che il buon senso non sia totalmente travolto. Il problema, però,
è che oggi serve un accordo di governo per fare delle cose importanti e non per campare
alla giornata o tamponare lo 0,1 per cento del disavanzo una settimana sì e una settimana
no.
D. – I cosiddetti falchi del Pdl hanno troppo peso dentro il partito?
R.
– Il Pdl non è un partito, è un movimento organizzato intorno ad una persona e questa
persona mi sembra in una situazione di difficoltà assoluta. E’ anche comprensibile
il fatto che sia difficile esercitare la razionalità in una condizione come quella.
Il problema è che si è arrivati ad avere una condizione come quella. Gli errori politici
che sono stati commessi da parte di chi non è mai stato in grado di costruire un’alternativa
alla realtà di Berlusconi, oggi si pagano pesantemente. Poi, siamo arrivati ad un
punto nel quale gli errori degli anni passati sono stati devastanti e li stiamo pagando.
Adesso speriamo di non rovinare tutto.