2013-09-26 20:06:18

Assad torna a parlare, e garantisce il suo impegno per lo smantellamento delle armi chimiche


Ennesima intervista per il presidente siriano, che questa volta parla a una emittente venezuelana. Bashar al Assad sottolinea la possibilità che gli Usa possano ancora lanciare un attacco contro Damasco e ribadisce il suo impegno sulle armi chimiche. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

La Siria conferma il suo impegno per la distruzione del suo arsenale. Il presidente Assad in una nuova intervista ha ricordato l’accordo con l’opac, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche , il cui direttivo dovrebbe riunirsi domenica o lunedì. A Damasco sono ripartite le ispezioni degli inviati delle Nazioni Unite, 14 i siti da verificare per i presunti attacchi chimici, riconducibili secondo il ministro degli esteri russo Lavrov ai ribelli. Vi sarebbero le prove, ha spiegato il russo, che il sarin usato il 21 agosto, fosse stato prodotto non in modo professionale e appartenesse all’opposizione. Al consiglio di sicurezza dell’Onu i cinque membri permanenti sembrerebbero vicini ad un accordo circa una risoluzione che stabilisca il disarmo chimico della Siria, Stati Uniti e Cina concordano sulla necessità che la si approvi velocemente e che sia vincolante e obbligatoria. Intanto la Santa Sede ribadisce quanto già espresso nelle settimane scorse. E’ mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace a dire, oggi, che in Siria la soluzione non potrà mai arrivare dall’uso, sia pure legittimo, della forza.

Sulla posizione assunta dal numero uno di Damasco, Massimiliano Menichetti ha intervistato Maurizio Simoncelli, di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. - Certamente la posizione di Assad in questo momento è una posizione "di forza”, perché ha messo in difficoltà tutto il fronte che spingeva per un intervento armato immediato, anche al di là dei risultati dell’ispezione delle Nazioni Unite. Mettendo a disposizione il territorio per le ispezioni, rendendosi disponibile a consegnare alla Comunità internazionale l’arsenale chimico, Assad si trova in una “botte di ferro”: ha dimostrato una disponibilità che praticamente impedisce, a chi voleva intervenire militarmente, un’azione di questo genere.

D. – In questo contesto Assad torna a ribadire che ancora c’è il rischio di un attacco militare americano. Che valore hanno queste dichiarazioni?

R. – Sicuramente all’interno degli Stati Uniti ed anche altrove ci sono forze che spingono per un intervento disarmato. Il presidente francese Hollande riteneva necessario fare questo intervento anche per segnalare a Teheran che gli occidentali non scherzavano e che sono pronti ad usare le armi. Quindi, stiamo andando addirittura verso un altro scacchiere e verso un’altra problematica ovvero quella del nucleare iraniano. Certamente, all’interno degli Stati Uniti ci sono anche forze politiche che spingono invece verso un intervento del genere, considerando che Obama nonostante tutto ha mostrato in questi anni di essere molto titubante. Per cui, le parole di Assad non cadono nel vuoto ed effettivamente rispecchiano una situazione molto complessa sia a livello statunitense, sia a livello internazionale.

D. – A livello Onu si continua a lavorare alla risoluzione per la messa al bando delle armi chimiche in Siria. Nel frattempo, anche il presidente iraniano Rohani ha detto che prenderà parte alla conferenza di pace Ginevra 2. E’ un ruolo importante quello dell’Iran?

R. – Ci auguriamo che questo avvenga: da parte della nuova dirigenza politica iraniana ci sono persone che mostrano una disponibilità ed una capacità diplomatica che non ha nulla a che fare con il precedente Ahmadinejad. Quindi, da questo punto di vista le esperienze passate, le trattative che l’Unione Europea a suo tempo aveva avviato proprio con Rohani hanno portato a dei risultati. Rohani ha detto nuovamente che il nucleare iraniano è a scopo civile e questo rientra perfettamente nel Trattato di non proliferazione nucleare che l’Iran ha firmato. Le voci che circolano – bisognerà infatti capire esattamente questa misteriosa intervista della Cnn in cui è stato affermato da parte di Rohani che l’Olocausto è stato una tragedia, che ha tra l’altro poi smentito – sono comunque segnali che potrebbero prospettare una ripresa dei colloqui. Quindi, teoricamente, le premesse ci potrebbero essere.

D. – Ci potrebbero essere tensioni rispetto alla posizione politica di Rohani, magari diversa da quella dell’Ayatollah Kamenei?

R. – Certamente, all’interno dell’Iran ci sono posizioni più diplomatiche, più disponibili ad un accordo e posizioni più intransigenti. Non dimentichiamo che il precedente governo aveva posizioni molto molto più dure e rappresentava una parte dell’establishment iraniano. Quindi, non ci dovrebbe sorprendere se ci fosse anche un gioco di questo genere all’interno dello stesso Iran e quindi tra fazioni che invece si scontrano ancora una volta - nonostante Rohani al governo - e che cercano comunque di mettere i bastoni tra le ruote al tentativo di dialogo e di distensione a livello internazionale.







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