Assad torna a parlare, e garantisce il suo impegno per lo smantellamento delle armi
chimiche
Ennesima intervista per il presidente siriano, che questa volta parla a una emittente
venezuelana. Bashar al Assad sottolinea la possibilità che gli Usa possano ancora
lanciare un attacco contro Damasco e ribadisce il suo impegno sulle armi chimiche.
Servizio di Francesca Sabatinelli:
La Siria conferma
il suo impegno per la distruzione del suo arsenale. Il presidente Assad in una nuova
intervista ha ricordato l’accordo con l’opac, l’organizzazione per la proibizione
delle armi chimiche , il cui direttivo dovrebbe riunirsi domenica o lunedì. A Damasco
sono ripartite le ispezioni degli inviati delle Nazioni Unite, 14 i siti da verificare
per i presunti attacchi chimici, riconducibili secondo il ministro degli esteri russo
Lavrov ai ribelli. Vi sarebbero le prove, ha spiegato il russo, che il sarin usato
il 21 agosto, fosse stato prodotto non in modo professionale e appartenesse all’opposizione.
Al consiglio di sicurezza dell’Onu i cinque membri permanenti sembrerebbero vicini
ad un accordo circa una risoluzione che stabilisca il disarmo chimico della Siria,
Stati Uniti e Cina concordano sulla necessità che la si approvi velocemente e che
sia vincolante e obbligatoria. Intanto la Santa Sede ribadisce quanto già espresso
nelle settimane scorse. E’ mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia
e Pace a dire, oggi, che in Siria la soluzione non potrà mai arrivare dall’uso, sia
pure legittimo, della forza.
Sulla posizione assunta dal numero uno di Damasco,
MassimilianoMenichetti ha intervistato MaurizioSimoncelli,
di Archivio Disarmo:
R. - Certamente
la posizione di Assad in questo momento è una posizione "di forza”, perché ha messo
in difficoltà tutto il fronte che spingeva per un intervento armato immediato, anche
al di là dei risultati dell’ispezione delle Nazioni Unite. Mettendo a disposizione
il territorio per le ispezioni, rendendosi disponibile a consegnare alla Comunità
internazionale l’arsenale chimico, Assad si trova in una “botte di ferro”: ha dimostrato
una disponibilità che praticamente impedisce, a chi voleva intervenire militarmente,
un’azione di questo genere.
D. – In questo contesto Assad torna a ribadire
che ancora c’è il rischio di un attacco militare americano. Che valore hanno queste
dichiarazioni?
R. – Sicuramente all’interno degli Stati Uniti ed anche altrove
ci sono forze che spingono per un intervento disarmato. Il presidente francese Hollande
riteneva necessario fare questo intervento anche per segnalare a Teheran che gli occidentali
non scherzavano e che sono pronti ad usare le armi. Quindi, stiamo andando addirittura
verso un altro scacchiere e verso un’altra problematica ovvero quella del nucleare
iraniano. Certamente, all’interno degli Stati Uniti ci sono anche forze politiche
che spingono invece verso un intervento del genere, considerando che Obama nonostante
tutto ha mostrato in questi anni di essere molto titubante. Per cui, le parole di
Assad non cadono nel vuoto ed effettivamente rispecchiano una situazione molto complessa
sia a livello statunitense, sia a livello internazionale.
D. – A livello Onu
si continua a lavorare alla risoluzione per la messa al bando delle armi chimiche
in Siria. Nel frattempo, anche il presidente iraniano Rohani ha detto che prenderà
parte alla conferenza di pace Ginevra 2. E’ un ruolo importante quello dell’Iran?
R.
– Ci auguriamo che questo avvenga: da parte della nuova dirigenza politica iraniana
ci sono persone che mostrano una disponibilità ed una capacità diplomatica che non
ha nulla a che fare con il precedente Ahmadinejad. Quindi, da questo punto di vista
le esperienze passate, le trattative che l’Unione Europea a suo tempo aveva avviato
proprio con Rohani hanno portato a dei risultati. Rohani ha detto nuovamente che il
nucleare iraniano è a scopo civile e questo rientra perfettamente nel Trattato di
non proliferazione nucleare che l’Iran ha firmato. Le voci che circolano – bisognerà
infatti capire esattamente questa misteriosa intervista della Cnn in cui è stato affermato
da parte di Rohani che l’Olocausto è stato una tragedia, che ha tra l’altro poi smentito
– sono comunque segnali che potrebbero prospettare una ripresa dei colloqui. Quindi,
teoricamente, le premesse ci potrebbero essere.
D. – Ci potrebbero essere
tensioni rispetto alla posizione politica di Rohani, magari diversa da quella dell’Ayatollah
Kamenei?
R. – Certamente, all’interno dell’Iran ci sono posizioni più diplomatiche,
più disponibili ad un accordo e posizioni più intransigenti. Non dimentichiamo che
il precedente governo aveva posizioni molto molto più dure e rappresentava una parte
dell’establishment iraniano. Quindi, non ci dovrebbe sorprendere se ci fosse anche
un gioco di questo genere all’interno dello stesso Iran e quindi tra fazioni che invece
si scontrano ancora una volta - nonostante Rohani al governo - e che cercano comunque
di mettere i bastoni tra le ruote al tentativo di dialogo e di distensione a livello
internazionale.