2013-09-25 07:30:01

Onu: Usa e Iran più vicine. Obama chiede una risoluzione forte per la Siria


Il presidente Usa Barack Obama, intervenendo all’Assemblea generale dell’Onu ha aperto a Iran e Siria, avvertendo però che Washington attende "azioni trasparenti e verificabili" per proseguire sulla via della diplomazia. Segnali di distensione pure dal presidente iraniano Rohani, che oltre a dirsi pronto al dialogo, ha pure riconosciuto l’Olocausto come “un grande crimine compiuto dai nazisti sugli ebrei”.Da New York, il servizio di Elena Molinari: RealAudioMP3
Davanti ai leader mondiali riuniti per l’inaugurazione della 68ma Assemblea generale, il presidente Usa ha richiamato alle sue responsabilità la comunità internazionale, colpevole, a suo dire, di non essere stata all’altezza della crisi siriana. Quindi ha avvertito: gli Stati Uniti preferiscono la pace, ma si riservano il diritto di usare la forza in Medio Oriente per difendere i loro interessi e le peggiori violazioni dei diritti umani. Obama poi ha lanciato un appello, soprattutto alla Russia, per "una risoluzione forte" dell’Onu "per verificare che il regime siriano mantenga i suoi impegni sulla distruzione delle armi chimiche". E ha annunciato "un ulteriore stanziamento di 340 milioni di dollari" in aiuti umanitari per Damasco. Poi il titolare della Casa Bianca si e’ rivolto all’Iran, dicendosi "incoraggiato" dalle parole moderate arrivate da Teheran: ma ha ricordato che per un accordo sul nucleare servono fatti. In risposta, ieri da Hassan Rohani Obama ha ricevuto nuovi segnali di distensione, ma nessuna proposta concreta. L’Iran è pronto al dialogo, ha detto il nuovo leader di Teheran nel suo esordio all’Onu. Ma senza ultimatum né imposizioni. “L’Iran non rappresenta una minaccia per il mondo o per la sua regione”, ha assicurato il presidente iraniano, prendendo le distanze dalle minacce lanciate dal suo predecessore Ahmadinejad al Palazzo di Vetro. In un’intervista Rohani ha persino riconosciuto l’Olocausto come “un grande crimine compiuto dai nazisti sugli ebrei”. Il nuovo leader iraniano ha però rifiutato il faccia a faccia con Obama proposto dalla Casa Bianca perché “troppo complicato in questo momento”.


L'Iran si presenta, dunque, con un nuovo volto al mondo, fatto soprattutto di aperture e di disgelo con l'Occidente. Come definire questo nuovo corso della Repubblica Islamica? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Farian Sabahi, cultore della materia in Storia dei Paesi islamici presso l’Università di Torino: RealAudioMP3


R. - E’ un nuovo corso, dove ayatollah e pasdaran fanno di necessità virtù: quindi la parola d’ordine è pragmatismo, opportunismo, interesse nazionale. Diciamo che le sanzioni internazionali hanno causato un isolamento dell’Iran e hanno dato un colpo durissimo all’economia e alla finanza della Repubblica Islamica. Oggi, per l’Iran, si tratta di rompere questo isolamento, di risollevare l’economia e soprattutto di salvare la faccia. Quindi, l’importante è che l’Occidente dia un qualche ruolo all’Iran in Medio Oriente e ci sia rispetto di fatto.

D. - Che tipo di ruolo può svolgere l’Iran nella crisi siriana, anche in vista della mediazione proposta dallo stesso Rohani?

R. - Se l’amministrazione Obama è disponibile nei confronti dell’Iran è perché Rohani non è Ahmadinejad: Rohani è più forte di Ahmadinejad, perché è stato eletto senza brogli e senza quella repressione durissima che avevamo visto nel 2009; e, poi, perché è appoggiato da Khamenei - ricordiamo che è il leader supremo a fare politica estera e politica nucleare in Iran - ma anche perché Washington ha di fatto bisogno di Teheran per pacificare la Siria e poi anche per pacificare il Libano, l’Iraq e il Bahrain. Quindi il ruolo dell’Iran sarà fondamentale a Damasco. Resta, però, da vedere come si muoveranno Israele e i Paesi del Golfo. I Paesi del Golfo sono monarchie sunnite che si sono riunite nel Consiglio di cooperazione del Golfo e non vedono certo di buon occhio l’emergere di un accordo tra Teheran e Washington: Teheran è un Paese, un colosso sciita che fa tanto paura ai Paesi del Golfo, che sono più piccoli e sono sunniti.













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