2013-09-25 16:38:10

L'Italia ratifica il Trattato sugli armamenti. Soddisfazione della società civile


Un grande risultato: è quello raggiunto ieri al Senato che ha votato la ratifica unanime del Trattato Internazionale sul Commercio di armi. Il testo, che era già stato approvato alla Camera, ora è legge. L’Italia divene così il quinto Paese al mondo a ratificare il Trattato, dopo Islanda, Antigua, Guyana e Nigeria. Ne mancano ancora 45 per l’entrata in vigore dell’Arms trade treaty (Att). Un tema forte quello del commercio delle armi, sul quale più volte è intervenuto anche Papa Francesco. Tra le norme più importanti di questo Trattato, quella che proibisce di vendere armi a Stati o organizzazioni che potrebbero avere scopi terroristici, violazione di diritti umani o minare la pace. Forte la soddisfazione delle realtà associative che hanno promosso questo percorso anche in Italia, in particolare Rete Disarmo, Amnesty International e Oxfam Italia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Francesco Vignarca di Rete Disarmo:RealAudioMP3

R. - Uno degli elementi più importanti di questo passaggio, che si è consumato positivamente oggi al Senato, è proprio la rapidità. Il testo del Trattato internazionale sugli armamenti è stato votato alle Nazioni Unite ad aprile di quest’anno. È stato aperto alla firma, quindi alla sottoscrizione delle intenzioni di ratifica dei Paesi di tutto il mondo il tre di giugno e l’Italia ha firmato proprio nel primo giorno utile. Oggi – che non siamo nemmeno ad ottobre – il nostro Paese ha già ratificato questo testo in entrambi i rami del parlamento. Credo che sia una delle più veloci ratifiche mai avvenute nel nostro Paese e questo ci fa ovviamente molto piacere. È significativo che ci sia l’adesione dell’Italia: è il primo grande Paese a ratificare questo Trattato, lo fa proprio nei giorni in cui le Nazioni Unite sono riunite a New York nell’Assemblea Generale e quindi può dare una spinta anche ad altri Paesi per seguirne le orme.

D. – L’Italia è il quinto Paese al mondo a ratificare il Trattato sugli armamenti; però per entrare in vigore c’è bisogno della ratifica di 50 Stati. Per quanto si possa essere soddisfatti del risultato italiano, il cammino è ancora molto lungo…

R. – Sì, però è proprio da queste prime adesioni di peso che anche la campagna a livello internazionale vuole costruire quella che si chiama la “race to 50th”, cioè la corsa verso le prime 50 adesioni e ratifiche. L’importanza dell’Italia sta nella sua dimensione europea: da sola l’Unione Europea, se tutti i membri ratificassero, potrebbe comportare più della metà degli Stati necessari. Quindi, il fatto che l’Italia faccia da traino è importante. La notizia di oggi è anche un’altra: gli Stati Uniti - principale produttore di armamenti del mondo - proprio oggi alle Nazioni Unite, a New York, firmeranno il Trattato avvicinandosi in questo modo anche loro - un passettino alla volta sempre più concreto - verso la ratifica.

D. – Il traguardo che è stato raggiunto al Senato però non sposta il fatto che diverse volte Rete Disarmo ha formulato analisi che avevano riscontrato limiti in questo testo. Quali?

R. – Noi festeggiamo appunto un passo in più, soprattutto un passo che ha una portata storica: è la prima volta che a livello internazionale si iniziano a concretizzare regolamentazioni sui trasferimenti di armi. Finora non c’era alcuna legge, è il “far west”, è la “giungla”, per cui anche un primo passo è comunque positivo ed importante. Detto questo, non possiamo far finta che questo primo passo non abbia problemi, primo fra tutti che non tutte le tipologie di armamento e non tutte le componenti di armamento sono coperte dal trattato, e poi soprattutto il fatto che le munizioni - la vera benzina sul fuoco dei conflitti – saranno escluse dal Trattato. Quindi, è proprio prendendo consapevolezza anche dei limiti dello strumento - che comunque celebriamo - che noi potremmo andare a migliorarlo. Va detto che il Vaticano da sempre, nel suo status di membro osservatore delle Nazioni Unite, ha spinto ed appoggiato il percorso che la società civile internazionale ha costruito verso il Trattato. Anzi noi speriamo prossimamente di riuscire anche ad incontrare Papa Francesco, proprio per dargli una copia del Trattato e per chiedergli una “spinta”, una benedizione, per un rilancio di questa iniziativa, perché c’è proprio bisogno che il Trattato venga ratificato in molti Paesi e sicuramente la parola del Papa può essere fondamentale anche in questo senso.

Ultimo aggiornamento: 26 settembre







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