L'Italia ratifica il Trattato sugli armamenti. Soddisfazione della società civile
Un grande risultato: è quello raggiunto ieri al Senato che ha votato la ratifica unanime
del Trattato Internazionale sul Commercio di armi. Il testo, che era già stato approvato
alla Camera, ora è legge. L’Italia divene così il quinto Paese al mondo a ratificare
il Trattato, dopo Islanda, Antigua, Guyana e Nigeria. Ne mancano ancora 45 per l’entrata
in vigore dell’Arms trade treaty (Att). Un tema forte quello del commercio delle
armi, sul quale più volte è intervenuto anche Papa Francesco. Tra le norme più importanti
di questo Trattato, quella che proibisce di vendere armi a Stati o organizzazioni
che potrebbero avere scopi terroristici, violazione di diritti umani o minare la pace.
Forte la soddisfazione delle realtà associative che hanno promosso questo percorso
anche in Italia, in particolare Rete Disarmo, Amnesty International e Oxfam Italia.
FrancescaSabatinelli ha intervistato FrancescoVignarca
di Rete Disarmo:
R. - Uno degli
elementi più importanti di questo passaggio, che si è consumato positivamente oggi
al Senato, è proprio la rapidità. Il testo del Trattato internazionale sugli armamenti
è stato votato alle Nazioni Unite ad aprile di quest’anno. È stato aperto alla firma,
quindi alla sottoscrizione delle intenzioni di ratifica dei Paesi di tutto il mondo
il tre di giugno e l’Italia ha firmato proprio nel primo giorno utile. Oggi – che
non siamo nemmeno ad ottobre – il nostro Paese ha già ratificato questo testo in entrambi
i rami del parlamento. Credo che sia una delle più veloci ratifiche mai avvenute nel
nostro Paese e questo ci fa ovviamente molto piacere. È significativo che ci sia l’adesione
dell’Italia: è il primo grande Paese a ratificare questo Trattato, lo fa proprio nei
giorni in cui le Nazioni Unite sono riunite a New York nell’Assemblea Generale e quindi
può dare una spinta anche ad altri Paesi per seguirne le orme.
D. – L’Italia
è il quinto Paese al mondo a ratificare il Trattato sugli armamenti; però per entrare
in vigore c’è bisogno della ratifica di 50 Stati. Per quanto si possa essere soddisfatti
del risultato italiano, il cammino è ancora molto lungo…
R. – Sì, però è proprio
da queste prime adesioni di peso che anche la campagna a livello internazionale vuole
costruire quella che si chiama la “race to 50th”, cioè la corsa verso le prime 50
adesioni e ratifiche. L’importanza dell’Italia sta nella sua dimensione europea: da
sola l’Unione Europea, se tutti i membri ratificassero, potrebbe comportare più della
metà degli Stati necessari. Quindi, il fatto che l’Italia faccia da traino è importante.
La notizia di oggi è anche un’altra: gli Stati Uniti - principale produttore di armamenti
del mondo - proprio oggi alle Nazioni Unite, a New York, firmeranno il Trattato avvicinandosi
in questo modo anche loro - un passettino alla volta sempre più concreto - verso la
ratifica.
D. – Il traguardo che è stato raggiunto al Senato però non sposta
il fatto che diverse volte Rete Disarmo ha formulato analisi che avevano riscontrato
limiti in questo testo. Quali?
R. – Noi festeggiamo appunto un passo in più,
soprattutto un passo che ha una portata storica: è la prima volta che a livello internazionale
si iniziano a concretizzare regolamentazioni sui trasferimenti di armi. Finora non
c’era alcuna legge, è il “far west”, è la “giungla”, per cui anche un primo passo
è comunque positivo ed importante. Detto questo, non possiamo far finta che questo
primo passo non abbia problemi, primo fra tutti che non tutte le tipologie di armamento
e non tutte le componenti di armamento sono coperte dal trattato, e poi soprattutto
il fatto che le munizioni - la vera benzina sul fuoco dei conflitti – saranno escluse
dal Trattato. Quindi, è proprio prendendo consapevolezza anche dei limiti dello strumento
- che comunque celebriamo - che noi potremmo andare a migliorarlo. Va detto che il
Vaticano da sempre, nel suo status di membro osservatore delle Nazioni Unite, ha spinto
ed appoggiato il percorso che la società civile internazionale ha costruito verso
il Trattato. Anzi noi speriamo prossimamente di riuscire anche ad incontrare Papa
Francesco, proprio per dargli una copia del Trattato e per chiedergli una “spinta”,
una benedizione, per un rilancio di questa iniziativa, perché c’è proprio bisogno
che il Trattato venga ratificato in molti Paesi e sicuramente la parola del Papa può
essere fondamentale anche in questo senso.