2013-09-22 08:38:22

L'arrivo del Papa a Cagliari


Il Papa è arrivato a Cagliari. L'aereo papale - partito dall'aeroporto di Ciampino - è atterrato in orario alle 8.15. Ad accoglierlo l'arcivescovo del capoluogo sardo mons. Miglio, il rappresentante del Governo italiano il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, il Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco, il nunzio apostolico in Italia mons. Adriano Bernardini, il sindaco ed il prefetto di Cagliari. Un bimbo di 7 anni, Francesco, ha offerto al Papa un mazzo di rose bianche e gialle, i colori della Citta' del Vaticano. Un altro bimbo, Antonio, ha donato al Papa un piatto realizzato da un ceramista di Assemini con il disegno del Savoia Marchetti che nel 1925 era decollato da Elmas per volare verso Buenos Aires. Almeno 500 persone lo hanno salutato all'aeroporto cagliaritano. Con un'auto utilitaria il Papa Francesco - dopo aver salutato i presenti - si è diretto al largo Carlo Felice di Cagliari per l'incontro con il mondo del lavoro. Il Papa è arrivato in vettura panoramica per salutare le centinaia di migliaia di fedeli che lo hanno acclamato lungo il percorso.

Papa Francesco ha deciso, dunque, dopo Lampedusa, di iniziare dalla Sardegna, e in particolare dal Santuario di Nostra Signora di Bonaria, le sue visite pastorali in Italia. Al microfono di Adriana Masotti, l'arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio, spiega perché il Pontefice abbia voluto iniziare proprio da qui:RealAudioMP3

R. – Ma … il motivo mi pare molto chiaro: cioè, il legame storico tra il Santuario di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari e il nome della città di Buenos Aires. Quando abbiamo invitato il Santo Padre, avevamo inviato anche una documentazione su questo legame, e quando però il Santo Padre ha dato l’annuncio in Piazza San Pietro, il 15 maggio scorso, ci siamo resi conto che era molto più informato di noi, perché ha descritto minuziosamente come sono andate le cose e come il nome “Buenos Aires” sia rimasto proprio grazie ai marinai partiti da Cagliari con una nave spagnola. Arrivati nel territorio dell’attuale Buenos Aires, mentre i comandanti della nave avevano dato il nome alla città della Santissima Trinità, i marinai hanno chiesto di aggiungere “Porto di Nostra Signora di Bonaria” (di Buenos Aires) “e – concludeva il Papa – era un nome troppo lungo: sono rimaste le ultime due parole: Buenos Aires”. La Madonna di Bonaria, dal XIV è la patrona di tutti i marinai che passano nel Mediterraneo e quindi adesso anche oltreoceano.

D. – Papa Francesco insiste sul dovere dei cristiani di andare alle periferie del mondo e dell’esistenza, e lui per primo lo sta facendo. La Sardegna, Cagliari, possono essere considerate una sorta di periferia guardando all’Italia? Voi vi sentite così?

R. – Noi siamo periferia a vario titolo. Siamo al centro del Mediterraneo, però questo vuol dire che siamo circondati dal mare. Il problema dei trasporti è grande: in fondo, siamo l’isola più disagiata da questo punto di vista. La Sardegna è stata da sempre e ha ripreso, purtroppo, adesso ad essere terra di emigrazione: una vera e propria emorragia di giovani. Per questo, tutta la Sardegna ha accolto subito la delicatezza di Papa Francesco che sì, viene per la Madonna di Bonaria, ma incomincia la sua conoscenza delle regioni italiane proprio da una periferia a vario titolo.

D. – In programma, nella visita, c’è l’incontro con chi è nella sofferenza, come i detenuti, i poveri assistiti dalla Caritas, ma anche con il mondo del lavoro: incontrerà operai, sindacati, imprenditori. Che cosa dirà Cagliari al Papa su questo fronte, o che cosa il mondo del lavoro si auspica di sentire?

R. – Bè, è chiaro che il mondo del lavoro vuole dire al Papa la propria sofferenza, la sofferenza di chi è disoccupato, la sofferenza della precarietà; sicuramente diranno al Papa anche la sofferenza perché qualcuno non ce l’ha fatta: mi raccontavano in una di queste imprese ferme, dove gli operai sono in attesa, anche lì ci sono stati casi di suicidio, come è avvenuto nel mondo del commercio, come è avvenuto nel mondo delle piccole imprese. Ma io ho raccomandato che si dicano al Papa anche le cose positive che ci sono: ci sono piccoli imprenditori che ce l’hanno messa proprio tutta e cercano di andare avanti …

D. – Che cosa si sta facendo in diocesi per prepararsi spiritualmente alla visita del Papa?

R. – Intanto, preghiamo. Già da un paio di mesi stiamo ripetendo ad ogni celebrazione una preghiera alla Madonna di Bonaria. I giovani hanno impostato come preparazione a questa visita anche l’evento della Gmg a Rio: un gruppo di 40 giovani è stato a Rio de Janeiro, gli altri hanno seguito qui, dalle loro parrocchie … E soprattutto, per tutta la Sardegna abbiamo indetto una novena di preparazione, proprio perché la parte organizzativa esteriore non prevalga. Poi, cerchiamo anche di tenere un tono il più possibile sobrio ed essenziale.
D. – Però, state pensando anche di fare un dono al Papa …

R. – Un dono al Papa che non andrà al Papa: andrà a Buenos Aires. Ci hanno segnalato che c’è un’opera che era stata iniziata dal cardinale Bergoglio, e noi daremo il nostro povero contributo per il completamento di quest’opera. Se tutti i sardi donassero un euro a testa, noi possiamo già dare un bell’aiuto alla Caritas di Buenos Aires. Questo è il nostro dono al Papa. Abbiamo pensato di non fare doni inutili o superflui: ci pareva che questo potesse essere a lui gradito e soprattutto sarà un nuovo legame tra Bonaria e Buenos Aires.

D. – Se vuole concludere con un suo auspicio, una sua speranza per questa visita, per la sua diocesi …

R. – La visita di Papa Francesco ci fa sentire amati. Il sentirsi amati è la condizione essenziale per imparare ad amare ancora di più. E allora, il mio auspicio è che tutta la Sardegna abbia sempre presente le sue grandi ricchezze – spirituali, umane – e possa diventare nel cammino della Chiesa italiana, un segno: un segno di amore e di solidarietà proprio sull’esempio di Papa Francesco.







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