L'abbraccio del Papa ai poveri e ai detenuti nella Cattedrale di Cagliari
Il pomeriggio di Papa Francesco a Cagliari è iniziato con il toccante incontro nella
Cattedrale con i poveri assistiti dalla Caritas e alcuni detenuti della Casa Circondariale
della città. Dopo le parole di presentazione di mons. Arrigo Miglio, il Papa ha esordito
in questo modo: “Nei vostri volti vedo fatica, ma vedo anche speranza. Sentitevi amati
dal Signore, e anche da tante persone buone, che con le loro preghiere e con le loro
opere aiutano ad alleviare le sofferenze del prossimo. Io mi sento a casa qui. E anche
spero che anche voi vi sentiate a casa in questa Cattedrale: come si dice in America
Latina, “questa casa è la vostra casa”, è la vostra casa. Qui sentiamo in modo forte
e concreto che siamo tutti fratelli. Qui l’unico Padre è il Padre nostro celeste,
e l’unico Maestro è Gesù Cristo. Allora la prima cosa che volevo condividere con voi
è proprio questa gioia di avere Gesù come Maestro, come modello di vita. Guardiamo
a Lui! Questo ci dà tanta forza, tanta consolazione nelle nostre fragilità, nelle
nostre miserie e nelle nostre difficoltà. Tutti noi abbiamo difficoltà: tutti. Tutti.
Tutti che siamo qui abbiamo difficoltà. Tutti noi che siamo qui – tutti – abbiamo
miserie e tutti noi che siamo qui abbiamo fragilità. Nessuno qui è migliore dell’altro.
Tutti siamo uguali davanti al Padre: tutti!".
Quindi ha proseguito: “E guardando
Gesù noi vediamo che Lui ha scelto la via dell’umiltà e del servizio. Anzi, Lui
stesso in persona è questa via. Gesù non è stato indeciso, non è stato “qualunquista”:
ha fatto una scelta e l’ha portata avanti fino in fondo. Ha scelto di farsi uomo,
e come uomo di farsi servo, fino alla morte di croce. Questa è la via dell’amore:
non c’è un’altra. Perciò vediamo che la carità non è un semplice assistenzialismo
e nemmeno un assistenzialismo per tranquillizzare le coscienze. No, quello non è amore:
quello è negozio, eh?, quello è affare. L’amore è gratuito. La carità, l’amore è una
scelta di vita, è un modo di essere, di vivere; è la via dell’umiltà e della solidarietà.
Non c’è un’altra via, per questo amore. Essere umili e solidali. Questa parola, solidarietà,
in questa cultura dello scarto – quello che non serve si butta fuori – per rimanere
soltanto quelli che si sentono giusti, che si sentono puri, che si sentono puliti
… Poveretti! Questa parola, solidarietà, rischia di essere cancellata dal dizionario,
perché è una parola che da fastidio, eh? Da fastidio. Perché? Perché tu obbliga a
guardare all’altro e darti all’altro con amore. E’ meglio cancellarla dal dizionario,
perché dà fastidio. E noi no, noi diciamo: “Questa è la via”. L’umiltà e la solidarietà.
Perché, l’abbiamo inventata noi preti? No! E’ di Gesù: Lui l’ha detta! E vogliamo
andare per questa strada. L’umiltà di Cristo non è un moralismo, un sentimento.
L’umiltà di Cristo è reale, è la scelta di essere piccolo, di stare con i piccoli,
con gli esclusi, di stare fra noi, peccatori tutti. Attenzione, non è un’ideologia!
E’ un modo di essere e di vivere che parte dall’amore, parte dal cuore di Dio. Questa
è la prima cosa, e mi piace tanto parlarne con voi. Guardiamo Gesù: Lui è la nostra
gioia, ma anche la nostra forza, la nostra certezza, perché è la via sicura: umiltà,
solidarietà, servizio. Non c’è un’altra via. Nella statua di Nostra Signora di Bonaria,
Cristo appare tra le braccia di Maria. Lei, come buona madre, ce Lo indica, ci dice
di avere fiducia in Lui".
“Ma non basta guardare – ha aggiunto il Papa - bisogna
seguire! E questo è il secondo aspetto. Gesù non è venuto nel mondo a fare una sfilata,
per farsi vedere. Non è venuto per questo. Gesù è la via, e una via serve per camminare,
per percorrerla. Allora io voglio anzitutto ringraziare il Signore per il vostro impegno
nel seguirlo, anche nella fatica, nella sofferenza, tra le mura di un carcere. Continuiamo
ad avere fiducia in Lui, donerà al vostro cuore speranza e gioia! Voglio ringraziarlo
per tutti voi che vi dedicate generosamente, qui a Cagliari e in tutta la Sardegna,
alle opere di misericordia. Desidero incoraggiarvi a continuare su questa strada,
ad andare avanti insieme, cercando di conservare anzitutto la carità tra di voi. Questo
è molto importante. Non possiamo seguire Gesù sulla via della carità se non ci vogliamo
bene prima di tutto tra noi, se non ci sforziamo di collaborare, di comprenderci a
vicenda e di perdonarci, riconoscendo ciascuno i propri limiti e i propri sbagli.
Dobbiamo fare le opere di misericordia ma con misericordia! Con il cuore lì. Le opere
di carità con carità, con tenerezza, e sempre con umiltà! Sapete? A volte si trova
anche l’arroganza nel servizio ai poveri! Sono sicuro che voi l’avete vista: quell’arroganza
nel servizio a quelli che hanno bisogno del nostro servizio. Alcuni si fanno belli,
si riempiono la bocca con i poveri; alcuni strumentalizzano i poveri per interessi
personali o del proprio gruppo. Lo so, questo è umano, ma non va bene! Non è di Gesù,
questo. E dico di più: questo è peccato! E’ peccato grave, perché è usare i bisognosi,
quelli che hanno bisogno, che sono la carne di Gesù, per la mia vanità. Uso Gesù per
la mia vanità: e questo è peccato grave! Sarebbe meglio che queste persone rimanessero
a casa! Dunque: seguire Gesù sulla via della carità, andare con Lui alle periferie
esistenziali. «La carità di Gesù è un’urgenza!», diceva Paolo (cfr 2 Cor 5,14). Per
il buon Pastore ciò che è lontano, periferico, ciò che è sperduto e disprezzato è
oggetto di una cura maggiore, e la Chiesa non può che far sua questa predilezione
e questa attenzione. Nella Chiesa, i primi sono quelli che hanno più necessità: umana,
spirituale, materiale … più necessità".
“E seguendo Cristo sulla via della
carità – ha detto il Papa - noi seminiamo speranza. Seminare speranza: questa è la
terza convinzione che mi piace condividere con voi. La società italiana oggi ha molto
bisogno di speranza, e la Sardegna in modo particolare. Chi ha responsabilità politiche
e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo.
Alcuni membri della comunità cristiana sono chiamati ad impegnarsi in questo campo
della politica, che è una forma alta di carità, come diceva Paolo VI. Ma come Chiesa
abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere
di solidarietà, sempre cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche
istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze. La Caritas è espressione della
comunità, e la forza della comunità cristiana è far crescere la società dall’interno,
come il lievito. Penso alle vostre iniziative con i detenuti nelle carceri, penso
al volontariato di tante associazioni, alla solidarietà con le famiglie che soffrono
di più a causa della mancanza di lavoro. In questo vi dico: coraggio! Non lasciatevi
rubare la speranza e andate avanti! Che non ve la rubino! Al contrario: seminare speranza!
Grazie, cari amici! Vi benedico tutti, insieme con le vostre famiglie. E grazie a
tutti voi!”.
Al termine dell’incontro, il Santo Padre ha rivolto un breve
saluto a numerose monache di clausura che lo attendevano nell’atrio dell’antico episcopio:
“Alle suore di clausura un saluto speciale, perché voi siete il sostegno
della Chiesa, il sostegno spirituale della Chiesa. Andate avanti con questa certezza.
Il Signore vi ha chiamate per sostenere la Chiesa, con la preghiera, con la grande
preghiera. Vi benedico tutte: in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Pregate per me e grazie tante”.