2013-09-21 16:20:25

Negoziati Santa Sede-Israele. Padre Neuhaus: progressi lenti, ma c'è speranza


20 anni fa prendevano il via i lavori della Commissione per i Rapporti tra Santa Sede e Israele, dopo il riconoscimento formale nel 1993 da parte della Santa Sede dello Stato di Israele che apriva la strada alle piene relazioni diplomatiche. In questo periodo tanta strada è stata fatta e ancora si lavora per arrivare a un accordo su diverse questioni. Fausta Speranza ha incontrato padre David Neuhaus, che a Gerusalemme è vicario del patriarcato latino per i cristiani di espressione ebraica:RealAudioMP3

R. - Le cose sono progredite molto lentamente e noi speriamo con tutto il cuore di essere arrivati alla fine di questo lunghissimo processo. Ci sono tantissime istituzioni della Chiesa in Israele e questo ha dato vita ad una situazione molto complicata. C’è poi un’altra questione molto complessa, quella dei rapporti tra Israele ed il popolo palestinese, questioni tra l’altro di frontiere. Speriamo vivamente di giungere presto alla fine: gli accordi finali saranno firmati dalla Chiesa e dallo Stato di Israele. Speriamo che questo vada a beneficio della Chiesa: abbiamo ancora tanti interrogativi in merito all’applicazione di questo accordo e all’influenza che questo potrà avere sulla vita della Chiesa.

D. – Ci fa un esempio concreto di queste attese nella vita quotidiana della Chiesa?

R. – La Chiesa cattolica in Terra Santa dipende molto dai religiosi e dalle religiose che vengono da fuori. Come sarà regolato l’accesso allo Stato di Israele per coloro che vengono da fuori, specialmente per coloro che provengono – secondo gli israeliani – da Paesi nemici come la Siria e l’Iraq? Quali diritti sociali e civili saranno riconosciuti alle persone la cui presenza in Terra Santa è richiesta per lunghissimi periodi? Poi c’è la questione dello status delle proprietà della Chiesa, terreni, edifici. E c’è da capire quali tasse pagare. In passato abbiamo avuto determinate facilitazioni per il riconoscimento che la Chiesa è lì da sempre e serve tutti …

D. – Parliamo della presenza dei cattolici di lingua ebraica: anche loro diminuiscono un po’ come i cristiani in altre zone del Medio Oriente?

R. – No. Se ci si riferisce ai cristiani di lingua araba c’è una certa diminuzione a livello statistico: in Israele, per esempio, la popolazione dei cristiani di lingua araba cresce ma meno rispetto alla popolazione ebraica e musulmana. Diminuiscono quindi dal punto di vista statistico. Ma i cattolici che vivono nella società ebraica, e quindi in un ambiente dove si parla la lingua ebraica, crescono moltissimo. Per la stessa ragione per cui aumentano i cristiani nel Golfo arabo: sono migranti che vengono in Israele per lavoro o chiedendo asilo politico. Ci sono quindi nuove generazioni di cattolici di lingua ebraica che non sono israeliani, che non sono di origine ebraica, che non hanno nessun ebreo nella loro famiglia, ma parlano ebraico perché nascono e crescono in questa società. Sono nati quindi da famiglie immigrate per questioni di lavoro, che nella maggioranza assoluta provengono dall’Asia, o da famiglie che chiedono asilo in Israele, e la maggior parte di queste vengono dall’Africa.

D. – Che dire del riferimento di Papa Francesco agli ebrei contenuto nella lettera che ha scritto a Scalfari?

R. – Parla della fedeltà a Dio e di come gli ebrei siano stati capaci di conservare questa fede, malgrado tutto ciò che è successo loro. Questo è un bel segno di fedeltà, di questa alleanza che non è mai stata abrogata da Dio. Per noi, è molto importante ripetere questi messaggi, per cambiare un po’ la percezione della Chiesa tra gli ebrei. Per noi è molto chiaro lo sviluppo bellissimo ed importantissimo che c’è stato con il Concilio. Cerchiamo di far conoscere ai nostri fratelli e sorelle ebrei questo sviluppo nella Chiesa cattolica; però, dobbiamo anche ammettere che la Chiesa cattolica non è un’istituzione così importante per la vita quotidiana degli ebrei in Israele: loro rimangono lontani dalla Chiesa e molto spesso ignorano i cambiamenti nella vita della Chiesa. Per questo noi cerchiamo con grande impegno di raccontare per esempio quello che ha detto Papa Francesco. Ci sono cambiamenti positivi ed è importante che in Israele ne sentano parlare. I viaggi dei Papi sono sempre un’occasione particolare. Speriamo quindi che Papa Francesco venga presto in Terra Santa.







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