La relatrice dell’Onu sulla tratta di esseri umani: si affrontino le cause profonde
di questa piaga
“Per combattere la tratta degli esseri umani, bisogna affrontarne le cause profonde”.
Lo ha detto venerdì scorso, al termine della sua visita in Italia, il relatore speciale
delle Nazioni Unite sulla tratta, la signora Joy Ngozi Ezeilo. Al microfono
di Davide Maggiore, Ezeilo si è soffermata sulla necessità di affrontare questo
problema andando oltre le singole nazioni:
R. – I often
say that trafficking knows no borders and that no government can combat … Dico
spesso che il traffico di esseri umani non conosce frontiere, e anche che nessun governo
può combatterlo da solo; la lotta al traffico di esseri umani richiede un’azione collettiva,
richiede collaborazione tra pubblico e privato, richiede collaborazione tra i Paesi
… Questo è il motivo per cui è cruciale la collaborazione tra i Paesi di origine,
quelli di transito e quelli di destinazione. Infatti, se pure si riesce a lavorare
all’interno per tenere fuori dal Paese trafficanti, contrabbandieri e salvaguardare
le persone vittime di questo traffico, ma poi questo problema invece si manifesta
in un altro Paese, questo significa che è necessario intervenire anche nei Paesi d’origine:
bisogna riuscire a comprendere il fenomeno, le sue radici, quali sono i fattori che
lo generano, ragionare sul modo in cui, collaborando con i governi dei Paesi d’origine,
si possa riuscire a fermare all’origine il flusso di persone introdotte illegalmente,
in particolare con la prevenzione e con programmi di informazione: la gente non è
consapevole dei rischi che corre quando prende la rotta per l’Italia o per qualsiasi
altro Paese di destinazione! Le persone sono ingannate e costrette …
D. – Per
quanto riguarda l’Italia, lei sottolinea che pur esistendo una solida struttura legale,
è necessario che l’opinione pubblica sia maggiormente sensibilizzata …
R. –
Sometime, we don’t look at victims affected as human beings who are being … A volte,
non guardiamo alle vittime come ad esseri umani che sono stati sfruttati e umiliati,
costretti perfino a fare cose che non avrebbero voluto fare. Quindi, come Paese di
destinazione è necessario avere una maggiore comprensione e compassione: solo in questo
modo possiamo indurre queste persone a denunciare il loro stato di schiavitù, senza
stigmatizzarle; così potremo incoraggiarle a denunciare la loro condizione. In generale,
non nello specifico l’Italia, ma in molti Paesi, non si costruisce sufficiente consapevolezza
di questo fenomeno.
D. – Quale ruolo possono avere i media nel costruire questa
presa di coscienza?
R. – Yes, the media have to be involved, because sometimes
media reportages … Direi che i media dovrebbero essere coinvolti diversamente:
infatti, a volte i servizi dei media stigmatizzano le persone, mentre noi dobbiamo
evitare queste situazioni ed è necessario che si comprenda che queste persone non
stanno facendo quello di cui sono accusati perché lo vogliano fare, ma perché si trovano
in una condizione disperata e perché sono costrette: mai per loro libera volontà.
Noi dobbiamo comprendere, e informare su questo fenomeno e costruire la consapevolezza
nelle persone, compreso il fatto che tutto questo non ci sarebbe se non ci fosse la
domanda di persone introdotte illegalmente in un Paese: una volta che c’è la domanda,
ci sarà l’offerta. La gente deve sapere come viene coinvolta in una situazione simile,
per spezzare il circolo vizioso.
D. – Il Papa ha parlato molte volte contro
il traffico di esseri umani. In quale modo la Chiesa può contribuire a contrastare
questo traffico?
R. – It is a very welcomed development that the Pope has taken
up this issue … Rappresenta per noi uno sviluppo gradito, il fatto che il Papa
abbia ripreso questo argomento: abbiamo sentito quanto appassionatamente Papa Francesco
si esprima in merito a questioni sociali e conosciamo il ruolo della Chiesa cattolica
in materia. Penso che la Chiesa cattolica stia facendo un gran lavoro, in particolare
nel fornire questi servizi: molte congregazioni religiose, la Caritas hanno fatto
un grande lavoro. Credo che sotto la guida del Papa saranno ulteriormente potenziate,
si sentiranno ancora incoraggiate ad agire con più coraggio … E poi, le organizzazioni
religiose richiamano l’attenzione su questo problema a livello mondiale. Noi speriamo
che, sulla base di questi impegni, la gente cambi, che cambino le mentalità; speriamo
che con l’aiuto di queste voci importanti che si levano riusciamo a porre fine a questa
schiavitù moderna del traffico delle persone umane.