P. Spadaro: "Parlare con il Papa è come stare accanto ad un vulcano"
"L’idea è nata parlando
con gli altri direttori delle riviste gesuite d’Europa e del continente americano.
Durante un confronto, abbiamo espresso il desiderio - nel giugno scorso - di poter
intervistare il Papa, di rivolgere a lui alcune domande importanti sulla sua vita
spirituale, sulla vita da gesuita, cosa significhi essere Papa per un gesuita e, d’altra
parte, anche quali sono le prospettive sulla Chiesa".P. Antonio Spadaro
SJ, direttore de La Civiltà Cattolica, spiega così la genesi della lunga intervista
a Papa Francesco, pubblicata giovedì 19 settembre dalla rivista dei gesuiti e, in
contemporanea, da altre 16 testate della Compagnia di Gesù in tutto il mondo. "Ci
interessava - spiega p. Spadaro - capire, insomma, un po’ chi è Jorge Mario Bergoglio,
chi è questo Papa e capire qual è la sua visione della realtà". "Quindi abbiamo deciso
insieme di chiedere a Papa Francesco questa intervista: l'ho fatto personalmente nell’incontro
che ho avuto con il Papa, un incontro previo, prima dell’udienza a La Civiltà Cattolica,
lo scorso 14 giugno. E il Papa, dopo qualche esitazione, ha accettato. Ecco, da quel
momento abbiamo riflettuto su come fare e alla fine abbiamo deciso di incontrarci".
L'intervista è stata rilasciata da Francesco, nel suo studio privato a Santa
Marta, nel corso di tre appuntamenti il 19, il 23 e il 29 agosto. "Posso dire che
è stata una vera e propria esperienza spirituale stare con lui", racconta il direttore
de La Civiltà Cattolica. "Parlare con Papa Francesco significa stare accanto ad
un vulcano, un vulcano di idee, di visione. Quindi anche un’esperienza umana molto
forte. Non è stata una tradizionale intervista fatta di domande e di risposte. E’
stata una vera e propria conversazione a tutto campo, una conversazione che abbiamo
poi ricostruito - il Papa ha letto il testo ovviamente prima della sua pubblicazione
- e dove è apparsa una figura che - come dire - cancella gli stereotipi, capace soprattutto
di offrire un modello di Chiesa: questa immagine dell’ospedale da campo, ad esempio,
che lui nell’intervista offre per me è splendida. Ne emersa una vera e propria immagine
di Chiesa, una visione della realtà, un modo di annunciare il Vangelo. Tutto questo
- direi - alla luce della sua esperienza personale che emerge con grande forza, con
grande incisività nelle parole che afferma. Nell'intervista il Papa fa infatti degli
esempi concreti, anche tratti dalla sua esperienza personale".
Colpisce che,
nella prima parte di questo lungo colloquio, Papa Francesco si definisca “un peccatore
al quale il Signore ha guardato”. "La prima domanda che ho posto al Papa - spiega
Spadaro - è: "Chi è Jorge Mario Bergolio?". Devo dire una domanda che non avevo previsto,
ma che mi è venuta in mente lì, sul momento. Anche il Papa, devo dire, è rimasto un
po’ perplesso a pensare su chi egli fosse. Ma la prima risposta che gli è venuta è
proprio questa: “Sono un peccatore”. Poi ha voluto continuare a riflettere su
questo, trovando quella splendida immagine della vocazione di San Matteo di Caravaggio".
A proposito del tema delle tanto dibattute riforme della Curia e della
Chiesa, Papa Bergoglio - nell’intervista a Civiltà Cattolica - sottolinea l’importanza
del discernimento, prima di giungere ad una decisione. "Il discernimento - spiega
Spadaro - è ciò che caratterizza la spiritualità ignaziana e quindi si comprende,
leggendo l’intervista, anche lo stile di governo che il Papa ha e ha avuto anche nel
passato come arcivescovo cardinale di Buenos Aires. E’ un atteggiamento che si fonda
sul discernimento spirituale. Quindi il Papa non è una persona decisionista, nel senso
che è appassionato delle decisioni; lui è appassionato del Signore, vuole seguire
il Signore e lo segue riconoscendolo in ciò che accade e nella preghiera, nella vita
di preghiera di cui si parla nell’intervista. Il discernimento è cercare e trovare
Dio in tutte le cose, in tutti gli eventi e quindi un’altra grande impressione che
ho avuto dopo questo colloquio è che il Papa non viva in una bolla, ma sia perfettamente
consapevole di quello che accade e si vive attorno a lui e nel mondo".
Nell'intervista,
il primo Papa gesuita della storia, dà anche la sua definizione della Compagnia di
Gesù: "La Compagnia è in se stessa decentrata. Il gesuita è un decentrato". "La definizione
è splendida!", commenta il direttore de La Civiltà Cattolica. "Addirittura il Papa
dice che il gesuita è un uomo dal pensiero incompleto, nel senso che punta sempre
a un di più, a comprendere meglio. Da qui si comprende anche la vita mistica dalla
quale il Papa è affascinato. In fondo in questa intervista dice chiaramente chi è
per lui Sant’Ignazio: non è un asceta, ma un mistico, un uomo che vive il suo rapporto
con Dio".
Nel lungo colloquio, il Papa sottolinea anche la sua idea di
Chiesa: "La Chiesa - dice - è feconda e deve esserlo". E sottolinea: "Io vedo la Chiesa
come un ospedale da campo, dopo una battaglia". "Questa è un’immagine straordinaria,
che penso sia proprio il cuore dell’intervista", commenta p. Spadaro. "Qui il Papa
propone la sua visione della Chiesa che vive in mezzo alle frontiere, che quindi è
completamente sbilanciata - come dice, appunto, il Papa - in quelle che sono le situazioni
di maggiore urgenza; che è accanto all’uomo; che cammina accanto all’uomo ferito.
In fondo, il Papa dice: "Il rapporto con Dio si costruisce dal luogo in cui si abita,
dal luogo in cui si è". Non dobbiamo immaginare un rapporto con Dio che nasce dal
luogo in cui bisognerebbe essere. E, a volte, l’uomo è ferito: "Non bisogna perder
tempo a - come dice lui - misurare il colesterolo, quando c’è una persona che sta
morendo". Quindi tutta l’attenzione del Papa, in questo caso, è alle persone che più
hanno bisogno del rapporto con Dio e che magari sono più ferite".
E, infatti,
proprio su questioni complesse - come quella dei divorziati risposati, come quella
delle persone omosessuali - il Papa - nell'intervista a La Civiltà Cattolica - sottolinea
l’importanza di "accompagnare con misericordia". E ancora afferma, parlando della
nuova evangelizzazione, “l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale".
"Il Papa - spiega p. Spadaro - è affascinato dal mistero dell’uomo ed è affascinato
dal modo in cui il Signore parla ad ogni singola persona, come dicevo, a partire dal
punto di "vita" - direi quasi - in cui si trova. Quindi, questa dimensione di misericordia,
che è presente anche nel suo motto episcopale in maniera molto chiara e che nell’intervista
ha riconfermato, rivela il volto di Dio. Quindi nessuno è escluso dalla grazia di
Dio. Nessuno è lontano: per quanto si possa sentire lontano, non lo è mai perché il
Signore ci cerca prima ancora che noi lo cerchiamo".
C’è, infine, un passaggio
dell’intervista de La Civiltà Cattolica al Papa che riprende un tema già toccato dal
Pontefice nella sua ormai nota lettera ad Eugenio Scalfari, laddove scriveva che "la
verità è innanzitutto relazione. Non è assoluta". Il Papa afferma sulle pagine de
La Civiltà Cattolica: "Dio lo si incontra camminando, nel cammino". "La verità
- commenta p. Spadaro - è Cristo, la verità è una persona. Quindi non esiste una verità
assoluta, nel senso della verità sciolta, che va quindi al di là di ogni legame. La
verità è sempre relativa a un contesto, a una persona, perché è Cristo che si relaziona
con ogni singola persona. Interpretare queste parole come un inno al relativismo,
è perdere completamente la dimensione corretta di lettura delle parole del Papa. In
fondo il Papa qui sta dicendo che se non c’è un rapporto vero tra me e Dio, non ci
può essere una norma o un concetto astratto che può farmi vivere una vita di fede.Allora
la verità si incarna in un contesto personale e tocca il cuore di ciascuno, inteso
come il suo centro vitale, la sua vitalità". (Intervista a cura di Fabio Colagrande)