Il card. Caffarra: lo Stato non violi il patto sociale con tasse troppo elevate
Quando lo Stato viola il patto sociale diventa ingiusto. E’ il pensiero del cardinale
Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, espresso questo giovedì nel capoluogo emiliano
nel corso dell’annuale festa dei finanzieri in onore del loro patrono San Matteo apostolo.
Un’occasione per riflettere sul rapporto tra Stato e cittadini in un momento così
delicato per la crisi economica in atto. Da Bologna, Luca Tentori:
"Tu hai cercato
salvezza nell’organizzazione, che non può altro produrre che altra organizzazione".
Cita Pierpaolo Pasolini il card. Carlo Caffarra per spiegare la terribile malattia
della burocrazia, che anche se necessaria, tende a generare altra burocrazia. E’ uno
degli errori in cui lo Stato può cadere nel rapporto con il cittadino. Il punto di
partenza di questo passaggio dell’omelia rivolto ai militari della Guardia di finanza
di Bologna, è molto semplice: “Il sistema fiscale è parte cospicua del patto sociale,
per cui il cittadino ha il diritto di avere quei servizi pubblici, in ragione dei
quali paga le tasse”. Da qui le conseguenze:
“Lo Stato viola il patto sociale
e diventa ingiusto se non rende i servizi; oppure se questi sono di pessima qualità;
oppure se i più poveri non sono ugualmente trattati nell’accesso ai medesimi”.
Si
può parlare persino di egoismo pubblico quando la spesa dello Stato, basata sulle
tasse richieste ai contribuente, diventa esorbitante:
“Lo Stato viola il
patto sociale e diventa ingiusto se i cittadini sono costretti, decidendo di esercitare
un loro diritto fondamentale, a pagare due volte lo stesso servizio. Come avviene
a chi esercita il diritto alla libertà di educazione dei propri figli”.
L’attenzione
va poi alla crisi economica che in questi anni coinvolge - non poche - piccole e medie
imprese. C’è uno Stato che viola il patto sociale quando la tassazione è talmente
elevata da rendere impossibile la tutela e la promozione di beni comuni fondamentali,
quale il lavoro.