Giornata dell'Azheimer: l'impegno della Fondazione Manuli al fianco dei malati
Questo giovedì è stata celebrata la Giornata mondiale dell’Alzheimer, una malattia
che in Italia colpisce circa 70 mila anziani ogni anno e che per questo è definita
la peste silente del secolo. La patologia, che interessa la fascia anziana
della popolazione, comporta una progressiva perdita di memoria che altera le facoltà
cognitive. La Fondazione Manuli Onlus, che da vent’anni si occupa di persone affette
da questa patologia, ha presentato oggi l’iniziativa “Due passi nei musei di Milano”,
un progetto di arte-terapia per i malati di Alzheimer e per i loro familiari presso
tre musei milanesi: Gallerie di Intesa San Paolo, Museo Poldi Pezzoli e Pinacoteca
di Brera. Quanti sono oggi i malati di Alzheimer in Italia e come sono curati? Elvira
Ragosta ne ha parlato con Ornella Mazza della Fondazione Manuli:
R. - Stime recenti
ci parlano di 600 mila casi in Italia. Sono 30 milioni i malati stimati nel mondo.
La demenza con l’Alzheimer rappresenta la quarta causa di morte negli ultrasessantacinquenni,
perché oggi s’invecchia di più. Esistono farmaci che ritardano l’evoluzione della
malattia, ma in realtà non esiste ora una cura vera e propria. Bisogna investire sempre
di più sulla persona e sulla sua famiglia attraverso le terapie non farmacologiche,
quelle terapie cioè che mettono il paziente al centro della cura.
D. - Quali
sono i disagi maggiori per un malato di Alzheimer nel suo vivere quotidiano?
R.
- Il malato, una volta che ha superato le prime fasi della malattia, in cui ancora
c’è comunque una consapevolezza, si chiude nel suo mondo. Chi è più toccato da questo
problema è la famiglia, i familiari, che devono accudire questo paziente 24 ore su
24: lentamente poi perdono tutti i rapporti sociali e quindi cadono in un isolamento
totale, in una solitudine.
D. - Come può l’Arte-terapia aiutare un malato
di Alzheimer?
R. - Attraverso la visione di opere e l’utilizzo di materiali
artistici, il paziente può in qualche modo esprimere la sua emozione. Abbiamo visto
che l’Arte-terapia può recuperare l’autostima e permette al malato di verbalizzare
un qualcosa che non è più in grado di fare con le parole, perché spesso questi pazienti
perdono l’uso della parola: attraverso semplicemente un segno può esprimere che c’è!
D.
- L’iniziativa “Due passi nei musei di Milano” è il proseguimento di un laboratorio
iniziato in primavera: quali sono stati i risultati?
R. - La possibilità di
portare questi pazienti in gruppo, ma anche con dei familiari, all’interno delle sale
del museo con il supporto dell’arte-terapeuta e l’esperienza che abbiamo fatto nel
passato, appunto la primavera scorsa. Si componeva di dieci sedute e in ogni seduta
veniva mostrata un’opera, che era stata precedentemente scelta dall’arte-terapeuta,
veniva spiegata; dopo di che potevano, con l’ausilio dei materiali artistici, esprimere
le loro emozioni. E’ stata veramente un’esperienza bellissima!