2013-09-18 16:14:14

Il ministro Giovannini presenta piano contro la povertà: aiuti, ma non reddito di cittadinanza


Creare un istituto nazionale di contrasto alla povertà: è questo l’obiettivo indicato nella relazione curata da un gruppo di studio promosso dal Ministero del Lavoro e presentata ieri al Senato. Sempre ieri, il ministro Enrico Giovannini ha reso noto che dai 794 milioni di incentivi, stanziati martedì dal governo, “potrebbero arrivare fino a 100 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani under 30”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

In un Paese come l’Italia, dove sono 5 milioni le persone in povertà assoluta, mancano ancora efficaci misure di contrasto all’indigenza. Ricordando questa lacuna, il Ministero del Lavoro suggerisce un piano denominato "Sia" (Sostegno per l'inclusione attiva), che prevede un aiuto economico, ma non un reddito di cittadinanza. Il ministro Enrico Giovannini:

“Il reddito di cittadinanza è un qualcosa che va a tutti, indipendentemente dalla loro condizione di reddito, indipendentemente dalla loro condizione patrimoniale. Questo non solo è inattuabile sul piano finanziario, ma non necessariamente sarebbe una scelta equa. Quello che invece si può e si deve fare è assicurare a chi è in difficoltà i mezzi non solo economici, ma anche – come abbiamo detto – di inclusione attiva, il che vuol dire chiedergli di mandare i figli a scuola, far fare loro le visite mediche e così via. E quindi, non è soltanto un tema di reddito, ma è veramente un tema di inclusione sociale che la crisi ha naturalmente messo a rischio”.

Il ministro Giovannini ha poi esortato i mezzi di informazione a non focalizzare l’attenzione sulla questione del reperimento delle risorse necessarie per rendere finalmente efficaci le misure di contrasto alla povertà:

“Una preghiera ai media: se il messaggio è che ‘servono 7 miliardi e non ci sono’, questo è il modo per mettere una pietra tombale su una discussione seria su questo argomento. La relazione non ci dice questo. Non è che viviamo nel Paese delle meraviglie: ci rendiamo perfettamente conto che serve un percorso. Ma attenzione: se passa l’idea che l’unico vincolo è quello finanziario, di nuovo non discutiamo seriamente del problema! Bisogna lavorare intensamente per costruire una rete istituzionale, organizzativa ed anche di informazione che non trasformi questa operazione in un boomerang, così che qualcuno possa dire: ‘Io l’avevo detto che non eravamo pronti, che la presa in carico è una fantasia, eccetera, eccetera”.

La condivisione delle informazioni, a livello di istituzioni, è una condizione necessaria – ha aggiunto il ministro Giovannini – nella lotta contro la povertà:

“Il sistema informativo delle politiche sociali è una condizione necessaria, perché non è che poi i Comuni, magari, ricevono i finanziamenti e non condividono le informazioni su quello che fanno di altro su quell’individuo – o le Regioni, o qualcun altro. Altrimenti rischiamo veramente di esporci alle critiche di chi dice: ‘State regalando i soldi’. Un sistema monitorabile, valutabile richiede la condivisione delle informazioni. Chi non condivide le informazioni, è fuori dal sistema!”.

Nel documento presentato oggi si ricorda che l’Italia, attualmente, spende per la lotta contro la povertà in modo poco efficace e, soprattutto, in misura sensibilmente inferiore alla media dei Paesi dell’Unione Europea. Il vicedirettore di Caritas italiana, Francesco Marsico:

“E’ evidente che, rispetto al modello europeo, la situazione italiana è abbondantemente al di sotto degli standard dell’Unione Europea. Questa situazione si è aggravata rispetto ad una crisi economica che ha fatto aumentare gli indicatori di povertà in maniera drammatica. Da parte di Caritas italiana, c’è una grande attenzione ad un’ipotesi legislativa di riforma che vada a colmare un buco normativo che riguarda, nei Paesi dell’Unione Europea, soltanto Grecia e Italia. E’ evidente che auspichiamo che vi sia già un’assunzione di responsabilità rispetto al tema della legge di stabilità 2014, perché evidentemente c’è un’urgenza che non si può in nessun modo non sottolineare”.

Il piano di contrasto alla povertà prevede un patto reciproco: l’amministrazione deve offrire adeguati servizi di sostegno, gli individui beneficiari devono intraprendere percorsi virtuosi, come la partecipazione a corsi formativi e di riqualificazione. Ancora Francesco Marsico:

“E’ un patto di cittadinanza ma io aggiungo: servizi pubblici locali, ma anche il mondo della sussidiarietà territoriale che deve essere accanto ai soggetti in difficoltà, alle famiglie, alle persone, per costruire insieme una rete di sostegno, di sollievo, di fuoriuscita dalla condizione di povertà. Quindi, è un patto sussidiario che vede la persona al centro, vede i soggetti istituzionali ma vede anche il terzo settore e i soggetti della società civile”.

Il sostegno al reddito di chi si trova in povertà – si precisa nel documento - deve essere garantito a tutti con le medesime modalità, indipendentemente dalla dislocazione nel territorio nazionale:

“Il problema delle differenze territoriali, soprattutto al Sud, è drammatica, e quindi chiaramente tanto più in questo contesto c’è la necessità che i servizi territoriali vengano aiutati da quel terzo settore della società civile che esiste nei diversi territori per dare le risposte possibili ed oggi. Questo, non immaginando grandi riforme che poi, soprattutto se passano solo attraverso la pubblica amministrazione, rischiano di avere tempi lunghissimi rispetto alle condizioni di bisogno delle persone. Condizioni di bisogno che sono, ovviamente, urgenti e immediate”.

Il programma di contrasto alla povertà è indirizzato a chi risiede stabilmente sul territorio nazionale, inclusi gli immigrati legalmente residenti.

Ultimo aggiornamento: 19 settembre







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