2013-09-18 14:41:26

I "saggi" presentano tre ipotesi di riforme costituzionali per l'Italia: intervista con Piero Craveri


E’ a disposizione del governo e del Parlamento italiani, da martedì, la relazione sulle possibili riforme costituzionali. Si tratta del testo preparato dalla Commissione di "saggi" nominata appositamente nel giugno scorso dal presidente Napolitano, e guidata dal ministro per le Riforme istituzionali, Quagliariello. Tre in sintesi le possibili formule che verranno valutate: semipresidenzialismo, parlamentarismo o una sorta di via intermedia. Ma soprattutto vengono fissati dei principi: riduzione del numero di parlamentari, rafforzamento del ruolo di Camera e Senato, superando il bicameralismo perfetto. E poi c’è un invito preciso: i cittadini devono tornare a scegliere chi li rappresenta. Fausta Speranza ne ha parlato con lo storico Piero Craveri, esperto di diritto e istituzioni politiche:RealAudioMP3

R. – Soprattutto, viene regolato il rapporto tra Parlamento e Governo. E viene rafforzato anche il governo nella figura del primo ministro: questo è il punto capitale, perché il vulnus che noi abbiamo nella Costituzione è questa sostanziale debolezza del capo del Governo. Questa cosa rafforza, in realtà, la dialettica tra Parlamento e Governo.

D. – Parliamo di Parlamento...

R. – Bè, la riduzione dei parlamentari rientra nella logica delle polemiche che abbiamo avuto, soprattutto nel corso di questi ultimi mesi dell’ultimo anno. E’ una razionalizzazione che va incontro a una domanda pubblica, comunque dà un risultato funzionale. Per quel che riguarda la seconda Camera, il problema fondamentale che ci si trascina da moltissimo tempo è quello di uscire dal bicameralismo perfetto, il quale determina – e ha sempre determinato – un iter del processo legislativo estremamente lungo e faticoso. E quindi qui – perché questo è il punto di confluenza dei vari progetti – si prevede che la fiducia al governo viene data soltanto in una delle Camere, che la seconda Camera ha una composizione del tutto diversa e non è più espressa con suffragio universale. E poi è ipotizzato che non rappresenta più il corpo elettorale nella sua totalità, ma è mediata attraverso gli enti locali, ma su questo si deve precisare se diventa la Camera delle Regioni e degli enti locali, con probabilmente eletti di secondo grado. Il potere del Senato si riduce; si accresceranno probabilmente i poteri di controllo sull’attività di governo; il potere che gli si dà sul procedimento legislativo è quello di richiamare a sé alcune deliberazioni, alcune leggi che vengono votate dalla Camera: di richiamarle a sé ed eventualmente di proporre una modifica sulla quale, poi, il giudizio finale è quello della Camera. Quindi, si esce dal bicameralismo perfetto e entriamo invece in un mix di rapporti che è molto simile a quello – sebbene regolato in modo diverso – che si ha da una parte in Germania e, in misura diversa, in Francia.

D. – Parliamo della raccomandazione sui cittadini: tornino a scegliere chi li rappresenta. E’ chiaro il messaggio …

R. – E’ la parte relativa alla legge elettorale. Certamente, i quattro possibili modelli di legge elettorale restituiscono ai cittadini la scelta dei rappresentanti, che è un dato fondamentale. Del resto, su questo c’è anche una pronuncia della Corte Costituzionale: abolito il preferenziale, non essendo l’attuale legge, il Porcellum, una legge uninominale, praticamente non c’è scelta del rappresentante. Il rappresentante è scelto sulla base dell’ordine che stabiliscono i vari partiti nel formulare le liste e questo è contrario al principio costituzionale elementare. Credo che l’incostituzionalità di questo punto sia stata sottolineata anche dalla Corte Costituzionale. Quindi si restituisce questo potere all’elettore.

D. – A questo punto, il lavoro dei saggi è fatto, è a disposizione di Parlamento e Governo. Quali tempi ipotizzare per avere riforme concrete?

R. – Siccome in quel modello ci sono dei passaggi fondamentali che riguardano il rafforzamento dell’esecutivo, o comunque la regolazione del rapporto tra Governo e Parlamento - cosa che manca nella nostra Costituzione - l’iter che secondo l’articolo 138 deve fare eventualmente questo progetto di riforma costituzionale richiede almeno un anno e mezzo. Ma tutto questo dipende dalla durata del Governo. Devo dire che il punto di partenza è stato rapido, perché la relazione dei Saggi è stata anticipata di un mese, adesso va alla Camera e la Camera, che a questo punto ha già un indirizzo, deve fare delle scelte e trarne dei progetti di legge. Tutto dipende dal tempo in cui la Camera formula il progetto di legge su cui lavorare. Io mi auguro che si faccia nei tempi, perché questa riforma è assolutamente necessaria.

Ultimo aggiornamento: 19 settembre







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