Grecia: ancora scioperi contro le misure anti-crisi
Giornata di tensione ieri in Grecia. Ad Atene scontri in serata con la polizia durante
le manifestazioni seguite all'assassinio del cantante, Pavlos Fyssas, vicino alla
sinistra, da parte di un militante del gruppo di estrema destra Alba Dorata. Sullo
sfondo ancora lo sciopero generale contro le misure anti crisi. Sulla situazione economica
ellenica Benedetta Capelli sentito Carlo Altomonte, docente di Economia
politica europea presso l’Università Bocconi di Milano:
R. - Dobbiamo
distinguere tra le aspettative di chi guarda al ciclo economico quindi i dati dalla
crescita, ovvero quello che entra nelle tasche dei cittadini, e l’impatto occupazionale.
Queste tre cose sono in realtà distinte e diversificate in termini di orizzonte temporale:
se oggi ho delle buone aspettative future - come le ho per la Grecia, perché so che
nel 2014 uscirà dalla recessione, e per la prima volta, dopo quasi 10 anni avrà un
avanzo primario di bilancio - questa cosa per me è una notizia positiva. Questo cambiamento
però non lo vedo ancora proiettato nelle tasche dei cittadini, perché capiterà, o
inizierà a capitare tra sei mesi; ancora meno lo vedrò sul fronte occupazionale, perché
una ripresa dell’economia avrà in realtà un impatto sull’occupazione almeno tra altri
sei mesi. Quindi capisco le tensioni sociali che si sono accumulate dopo quattro anni
di recessione con una perdita complessiva di output di quasi il 23 percento. Tuttavia
non posso non vedere un orizzonte positivo.
D. – La tensione sociale potrà
influire, in qualche modo, sulle decisioni future del governo di Atene, oppure il
percorso è talmente stringente e ormai segnato?
R. - Potrebbe influire in negativo,
nel senso che il governo di Atene per il momento ha gestito la crisi molto bene, ha
dato i segnali che i partner europei volevano vedere e, da questo punto di vista,
c’è stata anche un’apertura importante. Sappiamo però che il governo di Atene ha bisogno
di altri 10 -12 miliardi di euro di ulteriori aiuti rispetto agli altri pacchetti
che le sono già stati dati pari a quasi 250 miliardi di euro. Nessun Paese europeo,
inclusa la Germania sotto le elezioni, si è però sognato di dire alla Grecia che questi
aiuti non le arriveranno. Ovviamente bisognerà discutere sulle modalità e capire dove
andare a prendere questi soldi, ma insomma l’apertura politica al governo di Atene
è stata data in maniera molto forte dai partner europei. Quindi, si è riconosciuto
il buon lavoro fatto, i costi sociali che questo ha comportato, e quindi ci sono aperture
in questo senso. Non vorrei però che l’instabilità sociale in qualche modo destabilizzasse
l’orizzonte politico e quindi obbligasse il governo a un cambio di agenda o addirittura
ad un’instabilità politica, cosa che complicherebbe molto la situazione in Grecia.
Insomma, i cittadini vedrebbero quasi sfumare, dopo quattro anni, tutti gli sforzi
fatti. Spero che abbiano ancora sei mesi di pazienza per iniziare a vedere i risultati
dei loro sacrifici.
D. – A proposito delle aziende internazionali che stanno
andando via dalla Grecia, l’ultima è la Coca Cola, perché allora non credere alle
promesse fatte soprattutto se l’orizzonte temporale è di sei mesi?
R. - Bisogna
capire che tipo di Grecia riemergerà dallo scenario post-crisie quali sono
i driver della crescita futura. Probabilmente non avremo più una Grecia in cui il
mercato interno, i consumi saranno sostenuti e non ci sarà nemmeno una crescita forte
per i prossimi anni. Probabilmente avremo una Grecia in cui il settore turistico sarà
un driver importante per lo sviluppo. Inoltre avremo anche una migliore efficienza
dei servizi interni con tutte le riforme strutturali che sono state fatte e quindi
una migliore produttività del settore servizi. Tutto questo evidentemente non depone
bene per un’azienda manifatturiera come la Coca Cola che in realtà vuole semplicemente
produrre a basso costo alcune cose e venderle sul mercato in crescita.