2013-09-17 13:26:37

Il patriarca Twal: in Siria appoggiamo la soluzione politica


Al via ieri a Roma la riunione ordinaria dei rappresentanti della Conferenza dei vescovi latini delle regioni arabe, l’organismo che riunisce i vescovi cattolici di rito latino presenti negli Stati arabi del Medio Oriente, in Egitto e in Somalia. Al centro dell’incontro le ultime iniziative previste per l'Anno della Fede e per il 50.mo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II; durante la riunione, però, una particolare attenzione è stata posta sulla guerra in Siria. Proprio sul conflitto che rischia di infiammare l’intera regione mediorientale, e sulle speranze di una soluzione politica al conflitto, Salvatore Sabatino ha intervistato il patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Fouad Twal:RealAudioMP3

R. - Non c’è una guerra del Medio Oriente che non tocca i Paesi vicini: il primo effetto è l’invasione dei rifugiati, sia in Giordania, sia nel Libano; prima dei rifugiati siriani abbiamo avuto i rifugiati provenienti dall’Iraq, mezzo milione… E’ un dramma continuo! Grazie a Dio siamo felici di vedere la nostra Caritas che fa un lavoro meraviglioso, dando una testimonianza meravigliosa. Abbiamo la Caritas Giordania con più di mille ragazzi e ragazze cristiani, impegnati nella Chiesa, che fanno questo lavoro gratis. Ci tocca come Chiesa e non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dramma della Siria o dell’Egitto. In Medio Oriente - in Giordania, in Palestina e a Gerusalemme - abbiamo risposto in modo generoso all’appello del Santo Padre per la preghiera e per il digiuno per la pace. Per me il miracolo è accaduto prima della preghiera e dopo la preghiera: prima della preghiera si trattava di una questione di vita o di morte, di un’altra guerra, piccola e mirata, ma sempre un’altra guerra; e ora, dopo la preghiera, stanno cercando una soluzione diplomatica e politica.

D. - Lei si era espresso in maniera molto negativa nei confronti di questo possibile intervento militare internazionale…

R. - Totalmente! Siamo contrari a questa guerra! Io mi chiedo se i nostri politici hanno un’anima e se sentono la voce di questi 100 mila morti, bambini e adulti? Non dicono niente! Volevano fare un’altra guerra per avere ancora più morti, più drammaticità… Non siamo d’accordo! Siamo per una maggiore pace, siamo per una soluzione normale. Sappiamo che tutti i Paesi hanno bisogno di riforme, anche la Siria. Qual è il Paese che non ha bisogno di riforme? Ma passare dalle riforme alla guerra, questo è impensabile.

D. - Pare che ci si stia avviando sulla strada, appunto, della soluzione politica con questo accordo tra Stati Uniti e Russia. Come valutare questo atto politico?

R. - Noi siamo a favore di questo atto, però continuiamo con il nostro “esercito”, quello dei fedeli che pregano; continuiamo con la nostra forza, che è più forte della loro, che è la preghiera… E vinceremo!

D. - I cristiani hanno avuto sempre un ruolo molto importante in Medio Oriente e, pur essendo in minoranza, hanno mantenuto un po’ gli equilibri stabili. Sembra che questo equilibrio si stia rompendo in Siria: abbiamo visto l’attacco al villaggio di Maloula, che è un simbolo dei cristiani siriani. Vede e percepisce che le cose stanno cambiando?

R. - No! Il fatto che noi cristiani siamo una minoranza, significa che siamo più vulnerabili rispetto ad altri. E’ per questo che chiediamo la solidarietà della Chiesa universale, che non dimentichi le chiese cristiane del Medio Oriente.

Ultimo aggiornamento: 18 settembre







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