Consensi all'esortazione di Papa Francesco che chiama i cattolici all'impegno per
il bene comune
Hanno suscitato grande interesse le parole che lunedì scorso Papa Francesco ha pronunciato
riguardo al rapporto tra i cittadini, in particolare i cattolici, e il mondo della
politica. “Un buon cattolico, ha detto il Papa, si immischia in politica, offrendo
il meglio di sé, perché il governante possa governare”. Il Papa ha ribadito che la
politica è una delle forme più alte della carità, perché è servire il bene comune
e ha raccomandato a chi governa l’umiltà e l’amore per il proprio popolo. Per un
commento all’intervento di Papa Francesco, Adriana Masotti ha sentito Davide
Caocci del Comitato scientifico della scuola di formazione socio-politica: “Date
a Cesare quel che è di Cesare” dell’arcidiocesi di Milano:
R. - Io ritengo
che il Papa abbia sottolineato quello che noi, cattolici impegnati, consideriamo da
tempo: vale a dire che la politica - quindi il vivere la polis, il vivere la nostra
città - è nostro dovere. Pensiamo a don Milani, con il suo “I care”: e cioè "mi importa”,
che il Papa rafforza con questo suo linguaggio schietto e diretto dicendo che il cattolico
“s’immischia”, quindi si butta dentro proprio anima e corpo, che è la stessa cosa
che poi diceva Gesù. Se noi pensiamo anche solo al Vangelo di Marco, quando dice:
“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti”, il servo è colui
che veramente si sporca le mani, ma non per fare delle nefandezze, ma si sporca le
mani perché lavora per gli altri. Quindi è questo il senso dell’impegnarsi in politica,
secondo me. Ringrazio Papa Francesco per quello che ha ripetuto a tutti.
D.
- Due sono i modi che il Papa indica per interessarsi al bene comune e quindi alla
politica. Uno è più diretto: fare politica, entrare in Parlamento…
R. - Sì,
quello di metterci la propria faccia e il Papa è riuscito anche a riassumerlo con
“l’amore per il popolo”: quando l'ho sentito mi ha proprio toccato, perché pensare
ad un governante, quindi ad una persona impegnata in politica, che ama il proprio
popolo, secondo me è veramente bello. Per fare politica bisogna amare gli altri, amare
il fratello. E questo, secondo me, è veramente uno dei tratti salienti che il politico,
il cattolico impegnato in politica, dovrebbe assumere come suo stile di vita.
D.
- L’altro modo di impegnarsi, che il Papa indica, è quello di non criticare soltanto,
ma di sostenere chi deve governare, con idee, suggerimenti e con la preghiera.
R.
- Anche questo è fondamentale: non far mancare l’appoggio a quegli uomini e a quelle
donne che si prendono carico della cosa pubblica, perché il politico spesso è solo,
spesso si sente abbandonato. Quindi è dovere di ogni buon cittadino anche seguire
la cosa pubblica, seguendo i propri eletti.
D. - E’ un modo di vedere il rapporto
tra cittadini e politici molto diverso da quello che generalmente si vive, sia da
una parte che dall’altra…
R. - Sì, è veramente una rivoluzione. Lo abbiamo
visto anche negli ultimi episodi della nostra vita politica con il disamore che ha
preso l’elettorato italiano alle ultime consultazioni elettorali. La gente si sta
allontanando dalla politica e dalla partecipazione… Questo, invece, dovrebbe essere
un richiamo a tutti proprio perché la cosa pubblica, il bene comune è di tutti e tutti
siamo chiamati ad interessarci e tutti siamo chiamati a fare il nostro piccolo dovere,
in un senso o nell’altro.
D. - Una parola sull’esperienza che vivete attraverso
la vostra scuola…
R. - La nostra scuola devo dire che è un ottimo banco di
prova, nel senso che ci dà modo di sperimentare il lavoro per il bene comune in cose
piccole, già solo nell’organizzazione della scuola, nell’incontrare politici di tutti
i livelli e con essi confrontarci e elaborare anche un pensiero nuovo. In questi anni,
dalle nostre fila sono usciti giovani che hanno voluto impegnarsi, che hanno voluto
provare a dare del loro meglio per il bene comune, candidandosi anche a livello locale
e a livello nazionale. E questo, per noi, è già una piccola soddisfazione.