Congo: nuovi colloqui per dare pace e stabilità al Paese
La Repubblica Democratica del Congo resta in primo piano sulla scena internazionale
per i tentativi in atto di riportarvi pace e stabilità. Prosegue intanto la concertazione
nazionale avviata a Kinshasa dal presidente Joseph Kabila per tentare di mettere fine
alla crisi politica e sociale del Paese, percorso da ostilità tra esercito e forze
ribelli. Roberta Gisotti ha intervistato Giusy Baioni, giornalista esperta
della regione africana e membro dell’Associazione "Beati costruttori di pace":
D. – Chi sta
partecipando a questa concertazione? Vi sono elementi di novità nelle trattative che
fanno ben sperare, o si tratta di colloqui per valutare, più che altro, la distanza
tra le parti?
R. – Ci sono elementi di novità, perché in queste concertazioni
che si sono aperte il 7 settembre partecipano le parti politiche in gioco – quindi
il partito del presidente Kabila – e tutti i partiti di opposizione, e anche la società
civile. Quindi, si cerca di avviare un dialogo il più possibile inclusivo, tant’è
che proprio l’altro ieri addirittura anche gruppi armati dell’est hanno chiesto di
poter partecipare. Sono gruppi armati minori che si sono radunati insieme e hanno
chiesto di essere ammessi a queste concertazioni, cosa che invece di per sé non è
contemplata perché i gruppi armati non fanno parte di questo tentativo di dialogo.
Quello che ha incuriosito e che ha molto sorpreso è che sono state nominati l’altro
giorno tre personaggi come esperti: Tshisekedi, Bemba e Kamerhe. Tshisekedi è il perdente
alle ultime elezioni che continua a proclamarsi vincitore a distanza di due anni,
rispetto al presidente in carica, Kabila; poi, Jean-Pierre Bemba, attualmente detenuto
all’Aja - quindi si capiscono anche le contraddizioni - e Vital Kamerhe, che invece
è stato presidente del parlamento ed è un forte oppositore di Kabila. Comunque, il
fatto che questi tre personaggi così diversi siano stati nominati come esperti, farebbe
ben sperare.
D. – La crisi politica e sociale del Paese africano è strettamente
legata alle ostilità tra esercito governativo e forze ribelli. Come sta andando, invece,
il percorso parallelo per riportare la pace che – sappiamo – è stato avviato con il
supporto dei Paesi dei Grandi Laghi?
R. – Dunque, questo dialogo parallelo
che si sta svolgendo a Kampala, in Uganda, attualmente è a porte chiuse, quindi non
si sa quasi nulla: al momento, non stanno trapelando notizie. In parallelo, però,
il presidente Kabila avviando proprio le concertazioni nazionali, ha dichiarato che
uno degli scopi principali di questi colloqui è arrivare ad una pace duratura all’est
e che se il movimento ribelle M23 non deporrà le armi e non si impegnerà a Kampala
a giungere ad una pacificazione, dal canto suo l’esercito congolese continuerà a fare
- tra virgolette - il "suo dovere”.
D. – Quindi, la partita è tutta da giocare,
ancora?
R. – Esatto. Sì, è ancora tutta aperta. Staremo a vedere. Si sono dati
14 giorni di tempo, a Kampala, e vedremo che cosa ne uscirà, da questi ennesimi colloqui!