2013-09-16 12:02:44

Filippine: a Zamboanga avanzano le truppe. Appello di pace dei vescovi


Si stringe l’assedio dei militari sui villaggi costieri nei dintorni della città di Zamboanga, sull’isola meridionale di Mindanao, dove lunedì 9 settembre, sono sbarcati almeno 200 indipendentisti musulmani pesantemente armati, con l’obiettivo di issare la bandiera dell’indipendentismo sul municipio cittadino. Nel fine settimana, dopo il no delle autorità a una resa dei guerriglieri e la consegna delle armi in cambio della incolumità e dopo che il cessate-il-fuoco decretato venerdì non è mai nemmeno entrato in vigore, gli scontri si sono intensificati. Mentre l’esercito tenta di tagliare ogni via di fuga agli insorti - riporta l'agenzia Misna - ieri mattina contro i ribelli asserragliati in aree sempre più ristrette sono intervenuti anche elicotteri, in azioni che i comandi indicano come “operazioni calibrate” per evitare perdite civili. Sempre ieri le truppe hanno espugnato due dei villaggi occupati. In diverse aree della città, alcune attività commerciali sono aperte, soprattutto per la vendita di medicinali e generi di prima necessità, ma la locale associazione dei commercianti sta valutando costantemente gli eventi. Restano invece sospesi i servizi pubblici, incluse le scuole, se non per servizi essenziali. Ampi incendi sono in corso nei sobborghi di Santa Barbara e Rio Hondo. Il bilancio ufficiale diffuso finora è di 52 insorti uccisi, 6 morti tra i militari e un numero imprecisato di civili; decine i feriti e una quarantina di guerriglieri catturati. Intanto continua a crescere il numero degli sfollati, prossimo ai 70.000, in una città, la sesta delle Filippine per popolazione, di quasi un milione di abitanti che resta isolata dal resto del Paese. Inoltre non è confermata l’uccisione del comandate Malik, a capo dell’Mnlf sull’isola di Basilan, ritenuto alla guida dei ribelli in azione a Zamboanga. In un comunicato congiunto inviato all’agenzia Fides, i 18 arcivescovi e vescovi dell'isola invitano il governo e Mnlf “ad aprire con urgenza un tavolo di negoziato e a dialogare”, dato che “lo scontro armato porta solo vittime e genera nuova violenza. Siamo profondamente addolorati e turbati da questa terribile tragedia per la vita umana e per i beni di molte famiglie. Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti i musulmani e i cristiani colpiti", affermano. “Condanniamo il terrorismo che è stato inflitto a una città intera. Condanniamo l' atto disumano di utilizzare gli ostaggi come scudi umani”, aggiungono, ribadendo la piena disponibilità della Chiesa ad assistere gli sfollati e incoraggiando anche l’amministrazione locale e le organizzazioni non governative a contribuire fattivamente all’assistenza dei profughi. I vescovi, infine, si impegnano a coinvolger anche “altri capi religiosi musulmani, cristiani e indigeni a pregare e lavorare per la pace”. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 17 settembre







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