Filippine: a Zamboanga avanzano le truppe. Appello di pace dei vescovi
Si stringe l’assedio dei militari sui villaggi costieri nei dintorni della città di
Zamboanga, sull’isola meridionale di Mindanao, dove lunedì 9 settembre, sono sbarcati
almeno 200 indipendentisti musulmani pesantemente armati, con l’obiettivo di issare
la bandiera dell’indipendentismo sul municipio cittadino. Nel fine settimana, dopo
il no delle autorità a una resa dei guerriglieri e la consegna delle armi in cambio
della incolumità e dopo che il cessate-il-fuoco decretato venerdì non è mai nemmeno
entrato in vigore, gli scontri si sono intensificati. Mentre l’esercito tenta di tagliare
ogni via di fuga agli insorti - riporta l'agenzia Misna - ieri mattina contro i ribelli
asserragliati in aree sempre più ristrette sono intervenuti anche elicotteri, in azioni
che i comandi indicano come “operazioni calibrate” per evitare perdite civili. Sempre
ieri le truppe hanno espugnato due dei villaggi occupati. In diverse aree della città,
alcune attività commerciali sono aperte, soprattutto per la vendita di medicinali
e generi di prima necessità, ma la locale associazione dei commercianti sta valutando
costantemente gli eventi. Restano invece sospesi i servizi pubblici, incluse le scuole,
se non per servizi essenziali. Ampi incendi sono in corso nei sobborghi di Santa Barbara
e Rio Hondo. Il bilancio ufficiale diffuso finora è di 52 insorti uccisi, 6 morti
tra i militari e un numero imprecisato di civili; decine i feriti e una quarantina
di guerriglieri catturati. Intanto continua a crescere il numero degli sfollati, prossimo
ai 70.000, in una città, la sesta delle Filippine per popolazione, di quasi un milione
di abitanti che resta isolata dal resto del Paese. Inoltre non è confermata l’uccisione
del comandate Malik, a capo dell’Mnlf sull’isola di Basilan, ritenuto alla guida dei
ribelli in azione a Zamboanga. In un comunicato congiunto inviato all’agenzia Fides,
i 18 arcivescovi e vescovi dell'isola invitano il governo e Mnlf “ad aprire con urgenza
un tavolo di negoziato e a dialogare”, dato che “lo scontro armato porta solo vittime
e genera nuova violenza. Siamo profondamente addolorati e turbati da questa terribile
tragedia per la vita umana e per i beni di molte famiglie. Esprimiamo la nostra solidarietà
a tutti i musulmani e i cristiani colpiti", affermano. “Condanniamo il terrorismo
che è stato inflitto a una città intera. Condanniamo l' atto disumano di utilizzare
gli ostaggi come scudi umani”, aggiungono, ribadendo la piena disponibilità della
Chiesa ad assistere gli sfollati e incoraggiando anche l’amministrazione locale e
le organizzazioni non governative a contribuire fattivamente all’assistenza dei profughi.
I vescovi, infine, si impegnano a coinvolger anche “altri capi religiosi musulmani,
cristiani e indigeni a pregare e lavorare per la pace”. (R.P.)