E' la misericordia di Dio, non la giustizia umana, a salvare il mondo: così il Papa
all'Angelus
E’ la misericordia di Dio e non la giustizia umana a salvare il mondo: è quanto ha
detto ieri Papa Francesco all’Angelus, rivolgendosi alle tantissime persone radunatesi
in Piazza San Pietro nonostante la giornata piovosa. Il Papa ha ricordato anche il
nuovo Beato argentino, il prete gaucho José Gabriel Brochero, che ha diffuso il Vangelo
cavalcando una mula, e infine ha salutato i partecipanti alla Settimana Sociale dei
Cattolici Italiani, riuniti a Torino sul tema della famiglia. Il servizio di Sergio
Centofanti:
Al centro della
riflessione del Papa è stato il Vangelo del giorno con le tre parabole della misericordia:
quella della pecora smarrita, della moneta perduta e del figlio “prodigo” e del figlio
"che si crede giusto, che si crede santo". Parabole che parlano della gioia di Dio.
Ma qual è la gioia di Dio, ha chiesto il Papa:
“La gioia di Dio è perdonare!
E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una donna che
ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che
si era perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto
il Vangelo, qui, eh?, c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate
che non è sentimento, non è 'buonismo'! Al contrario, la misericordia è la vera forza
che può salvare l’uomo e il mondo dal 'cancro' che è il peccato, il male morale, il
male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini negative che il male apre
nel cuore e nella storia. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia di Dio!”
“Gesù
– ha aggiunto il Papa - è tutto misericordia, tutto amore: è Dio fatto uomo”. E “ognuno
di noi è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio
che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha
perso tutto”:
"Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai.
Ma, è un Padre paziente: ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà, ma rimane
sempre fedele. E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa,
perché non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo
cuore è in festa per ogni figlio che ritorna. E’ in festa perché è gioia! Dio ha questa
gioia, quando uno di noi, peccatore, viene da Lui e chiede il Suo perdono".
Il
pericolo – ha quindi proseguito – è presumere di essere giusti, giudicando gli altri.
Ma in questo modo “giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i
peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare”:
"Allora sì che rischiamo
di rimanere fuori dalla casa del Padre! Come quel fratello maggiore della parabola,
che invece di essere contento perché suo fratello è tornato, si arrabbia con il padre
che lo ha accolto e fa festa. Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia
del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti,
perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e
per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio,
la Sua gioia: perdonare. Ci aspetta sempre, eh? Forse qualcuno nel suo cuore ha qualcosa
di pesante: 'Ma ho fatto questo, ho fatto quello' … Lui ti aspetta! Lui è padre: sempre
ci aspetta!".
Se noi viviamo secondo la legge “occhio per occhio, dente
per dente” – ha osservato – “mai usciamo dalla spirale del male”:
“Il Maligno
è furbo, e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare
il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di Dio
si è rivelata nella Croce: la Croce è il giudizio di Dio su tutti noi e su questo
mondo. Ma come ci giudica Dio? Dando la vita per noi! Ecco l’atto supremo di giustizia
che ha sconfitto una volta per tutte il Principe di questo mondo; e questo atto supremo
di giustizia è proprio anche l’atto supremo di misericordia. Gesù ci chiama tutti
a seguire questa strada: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»
(Lc 6,36)”.
E parlando a braccio ha aggiunto:
“Io vi chiedo
una cosa, adesso. In silenzio, tutti. Pensiamo, ognuno pensi ad una persona con la
quale non sta bene, con la quale ci siamo arrabbiati, alla quale non vogliamo bene.
Pensiamo a quella persona e in silenzio, in questo momento, preghiamo per questa persona
e diventiamo misericordiosi con questa persona”.
Dopo la preghiera dell’Angelus,
il Papa ha ricordato che ieri, in Argentina, è stato proclamato Beato José Gabriel
Brochero, sacerdote della diocesi di Córdoba, vissuto tra il 1800 e il 1900. Un prete
“esemplare” – ha detto Papa Francesco - “che ha percorso instancabilmente in groppa
ad una mula gli aridi sentieri della sua parrocchia, cercando, casa per casa, le persone
che gli erano state affidate per portarle a Dio”:
“Spinto dall’amore di
Cristo si dedicò interamente al suo gregge, per portare tutti nel Regno di Dio, con
immensa misericordia e zelo per le anime. Stava con la gente, e cercava di portarne
tanti agli esercizi spirituali. Andava chilometri e chilometri, cavalcando le montagne,
con la sua mula che si chiamava ‘Facciabrutta’, perché non era bella … Anche andava
con la pioggia, era coraggioso … Ma anche voi, con questa pioggia siete qui, siete
coraggiosi: bravi, eh!! Alla fine, questo beato era cieco e lebbroso, ma pieno di
gioia, la gioia del buon Pastore, la gioia del Pastore misericordioso!”.
Il
Papa ha quindi pregato il Signore perché si moltiplichino i sacerdoti che, imitando
il nuovo Beato, “consegnino la loro vita al servizio dell'evangelizzazione, sia in
ginocchio davanti al Crocifisso, sia dando testimonianza ovunque dell'amore e della
misericordia di Dio”.
Infine, ha ricordato che oggi a Torino si conclude la
Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, sul tema “Famiglia, speranza e futuro per
la società italiana”:
“Saluto tutti i partecipanti e mi rallegro per il
grande impegno che c’è nella Chiesa in Italia con le famiglie e per le famiglie e
che è un forte stimolo anche per le istituzioni e per tutto il Paese. Coraggio! Avanti
su questa strada della famiglia!”.