2013-09-14 12:41:09

I religiosi rispondono all'appello del Papa ad aprire i conventi vuoti ai profughi: il commento di don Bregolin


Servire, difendere, accompagnare chi è più debole: l’appello del Papa al Centro Astalli per i rifugiati, interpella tutti. Francesco chiede a tutta la Chiesa un coraggio e una generosità maggiore nel condividere ciò che la Provvidenza ci ha donato, fino a dire ai religiosi che “i conventi non sono nostri, sono della carne di Cristo", cioè i rifugiati”. Ma come la pensano i religiosi e quale la loro risposta? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al vicario generale dei Salesiani, don Adriano Bregolin:RealAudioMP3

R. - Questo grido del Papa a favore dei poveri è un grido profetico che invita la Chiesa a rendersi pienamente responsabile di quella che è la cura degli ultimi. È molto facile portare avanti le cose solo con le parole. L’invito del Papa, invece, è un invito alla concretezza.

D. - Quando il Papa - come ha fatto - mette in guardia dalla tentazione della mondanità spirituale, cosa significa secondo lei?

R. - Quando veramente le motivazioni profonde delle scelte della Chiesa e dei suoi rappresentanti, non sono più l’essere sacramento vero della presenza dell’amore di Cristo in mezzo all’umanità. Questa è una tentazione sempre presente, che bisogna combattere. In questo senso l’invito del Santo Padre va accolto.

D. - Sono forti le parole del Papa quando dice: “I conventi vuoti non sono nostri, sono della carne di Cristo”...

R. - Certamente ci interroga. Guardi, nel nostro Capitolo generale del 2008, una delle principali linee di azione è stata proprio quella delle nuove frontiere. La principale priorità, essendo noi particolarmente dedicati ai giovani, è quella dei giovani poveri. Però ci sono anche delle situazioni esterne che ci hanno provocato a questo, come le grandi ondate migratorie di questi ultimi anni, per cui alcune nostre strutture sono state direttamente interpellate per l’accoglienza, per esempio di giovani tunisini o di giovani ghanesi. Vorrei anche sottolineare la grande attenzione che si dà ai giovani immigrati nelle strutture tradizionali come i nostri oratori.

D. - Quindi, lei dice, esistono già realtà aperte e attive in questo senso, ma silenti...

R. – Sì, anche se è una cosa che deve prendere ancora più piede. Penso a quello che si può fare sul piano dell’educazione: il Papa parla di “accompagnamento”, ma l’accompagnamento è far crescere le persone sotto tutti i punti di vista, quindi il fattore educativo resta fondamentale.

D. - Non appare dunque come una minaccia “ l’aprire i conventi vuoti”?

R. – No, è una provocazione a pensare come attuare meglio, oggi, un carisma di servizio, di carità. Io credo che sia un invito che ci fa pensare e che ci deve far decidere.







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