Funerali di Eleonora Cantamessa, messaggio del Papa: morta compiendo il gesto del
buon samaritano
Si sono svolti sabato a Trescore Balneario, in provincia di Bergamo, i funerali di
Eleonora Cantamessa, la ginecologa travolta da un’auto domenica scorsa mentre stava
soccorrendo un immigrato indiano ferito da alcuni connazionali. Gli assalitori hanno
investito volontariamente i due, uccidendoli entrambi. Il Papa, in un messaggio, ha
ricordato il servizio gratuito in favore dei più poveri svolto dalla dottoressa che,
scrive, “ha concluso la sua vita terrena compiendo il gesto del buon samaritano”.
E così la ricorda anche il parroco di San Pietro, don Ettore Galbusera, che
ha celebrato i funerali. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. - Non è da
molto che sono in questa parrocchia, però l’ho incontrata e certamente quello che
appariva anche nell’incontro era questa dote di intrattenere subito una buona relazione
con le persone che incontrava. Una “apertura del cuore” con le persone. Aveva poi
una sensibilità spiccata verso quelli che avevano difficoltà, quelle che Papa Francesco
chiamerebbe “periferie esistenziali”.
D. – In effetti, nel suo studio di ginecologa
lei riceveva molte donne immigrate…
R. – Su una comunità di diecimila persone,
abbiamo all’incirca due mila stranieri e molti facevano capo a lei, tra cui donne
in attesa che Eleonora riceveva con tanta umanità, nella forma della gratuità. Soprattutto,
dopo averle visitate, continuava ad interessarsi di loro per cercare di capire come
evolveva la situazione, e questo anche dopo la nascita del bambino. Tante volte desiderava
incontrare quei bimbi che aveva fatto nascere. Aveva una passione, un amore per la
vita, che non poteva non emergere in questa occasione, che abbiamo un po’ tutti riconosciuto
come la situazione descritta nella Parabola del buon samaritano, quando si è trovata
sulla strada si è fermata, non ha avuto timore a mettersi in gioco, non si è chiesta
chi fosse quell’uomo ma ha pensato: “È un uomo, è mio fratello che ha bisogno di me
in questo momento”. È quello che ha saputo fare con tanto cuore. L’omelia non ho bisogno
di farla io perché in effetti l’ha già fatta lei. Credo che quello compiuto da lei
non sia un gesto che salta fuori come qualcosa di improvviso, è un gesto “educato
nella vita”, preparato, accompagnato nella vita da tanti piccoli gesti.
D.
– Lei è poco che si trova a Trescore Balneario ma ci ha raccontato molto bene quello
che era la persona della dottoressa Eleonora, quindi lei conoscerà bene anche la sua
famiglia…
R. – Sì. Credo che ciò che era lei è lo specchio di ciò che è la
famiglia, la mamma. In questi giorni è apparsa come una famiglia innanzitutto unita,
compatta, legata dall’amore. Oggi sono 46 anni che loro due sono sposati e dovranno
salutare la loro figlia in questo modo, ma credo lo faranno soprattutto nella fede.
È una famiglia dove i sentimenti dell’amore ed anche della misericordia erano presenti
al di là di questo momento. Credo che il modo con cui ora io possa concludere debba
essere solo questo, con un appello: dobbiamo costruire la pace alimentando sentimenti
di perdono e cercando di far sì che quello che è stato il sacrificio della nostra
Eleonora, sia un sacrificio non vano ma che aiuti le persone a dialogare al di là
della loro razza, della loro cultura, al di là delle loro fedi. Il dialogo tra le
persone che lascia spazio soprattutto all’amore.