2013-09-13 19:55:22

Siria. Rapporto Onu: il regime spara sugli ospedali. Ban Ki-moon: "crimini contro l'umanità"


Il presidente siriano Assad ha commesso molti crimini contro l’umanità: lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, in attesa del rapporto degli ispettori in Siria sulle armi chimiche. E mentre gli oppositori denuncia che il regime starebbe trasferendo le armi chimiche in Libano, a Hezbollah, e in Iraq, la commissione d’inchiesta Onu accusa il regime siriano di attacchi sistematici contro gli ospedali. La cronaca nel servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

La grande novità emersa dalla seconda giornata delle trattative russo-americane sulla Siria è il rinnovato impegno per indire una conferenza di pace: la cosiddetta “Ginevra 2”, intesa come il seguito del primo, fallito, summit internazionale sulla Siria tenutosi nel 2012 nella città svizzera. Ad annunciarlo a termine dell’incontro di oggi sono stati direttamente il Segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, assieme all’emissario internazionale sulla Siria Lakhdar Brahimi. Mosca però ribadisce che gli Stati Uniti dovranno ritirare la minaccia di un’azione militare e loda l’impegno del regime di Assad di aderire alla Convenzione Onu del 1993 sulle armi chimiche. La stessa America sembra in realtà già aver abbandonato i toni bellici delle scorse settimane. Kerry ha detto che “Obama è profondamente impegnato nella ricerca di una soluzione pacifica”. Il prossimo incontro tra la diplomazia russa e quella statunitense è previsto per il 28 settembre a New York. In quella data “Ginevra 2” dovrebbe essere ufficializzata. Sulle nuova aperture diplomatiche, tuttavia, piomba il monito di Ban Ki-moon: “Assad ha compiuto crimini contro l’umanità”. Il Palazzo di Vetro inoltre anticipa che il rapporto degli ispettori dell’ONU confermerà che l’uso di armi chimiche c’è stato, pur senza attribuire una responsabilità esplicita al regime di Damasco.

Per fare il punto sulla situazione, Roberta Barbi ha contattato il prof. Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi e dell’Islam all’Università Cattolica di Milano: RealAudioMP3

R. – Possiamo essere soddisfatti: c’è stato un raffreddamento dei “venti di guerra”, come si augurava il Papa e si auguravano tutte le persone che amano la pace. La lezione che viene da questo pasticcio è che la politica, anche a livello internazionale, sta perdendo la sua credibilità.

D. – Sul controllo dell’arsenale chimico, Assad ha posto le sue condizioni e secondo la stampa americana starebbe già da tempo disseminando le armi per il Paese per renderne più complicato il reperimento…

R. – Questo è possibile, però è una questione di sottigliezze. Adesso si parla di armi chimiche come si parlava di armi di distruzione di massa in Iraq, ma in realtà quando il regime sparava sui manifestanti pacifici, disarmati, non penso fosse meno grave.

D. – Dall’altro lato, i ribelli definiscono la decisione di Assad “un chiaro tentativo per sfuggire all’azione internazionale e alle responsabilità davanti al popolo siriano”…

R. – Non mi aspettavo un discorso diverso. Hanno probabilmente anche ragione, ma anche tutte le loro milizie disseminate sul Paese contribuiscono ad aumentare la confusione. La situazione è tale sul terreno, in Siria, per cui chi interviene e bombarda non sa chi va a colpire, non sa neanche chi va ad appoggiare. Non era così all’inizio.

D. – Per lunedì prossimo, è atteso il rapporto degli ispettori Onu sul presunto attacco chimico del 21 agosto. Servirà a chiarire cosa è realmente accaduto?

R. – Temo di no, perché so che circolano relazioni diverse. Addirittura, alcuni ribelli hanno ammesso che avevano usato loro per sbaglio le armi chimiche. In effetti, non si capisce perché il governo avrebbe dovuto usarle, visto che in certe zone ha già una superiorità aerea e militare molto netta. È un gran pasticcio, dal quale paradossalmente sembrano uscire puliti personaggi che forse non se lo meritano.

D. – Washington oggi ha fatto sapere che le parole del regime siriano “non sono sufficienti a scongiurare un attacco”. Allora, si può parlare davvero di possibile sblocco della situazione?

R. – Penso che comunque Washington non possa fare marcia indietro in modo totale anche per non perdere la faccia: smantellare un arsenale chimico non è una cosa di pochi giorni, però anche l’elemento sorpresa nell’azione militare è ormai perso totalmente. L’opzione militare per adesso mi sembra archiviata. Non è detto che poi la crisi non si riacutizzi in qualche altra forma e non si tiri fuori di nuovo questa opzione che tra l’altro – come ha detto il Papa – serve molto anche al mercato delle armi da una parte, poi serve probabilmente a Israele a capire cosa può succedere se si tocca un “amico” di Teheran e come reagiranno gli Hezbollah. Tutte queste cose hanno il loro peso.







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