2013-09-13 13:01:37

Filippine: padre Ufana rilasciato dai ribelli a Zamboanga. Attesa per gli altri ostaggi


È libero padre Michael Ufana, rilasciato questo venerdì dai separatisti musulmani che da lunedì sono asserragliati in alcuni sobborghi della città di Zamboanga, sull’isola filippina di Mindanao. Il sacerdote era stato sequestrato nei giorni scorsi nel quartiere di Santa Catalina dai ribelli del Fronte nazionale di liberazione Moro, che si oppongono al negoziato in corso tra governo di Manila e separatisti locali. A Zamboanga è giunto nelle ultime ore anche il presidente filippino Benigno Aquino, che ha condannato le azioni dei guerriglieri, nelle cui mani sarebbero ancora in ostaggio circa 200 civili. Per una testimonianza da Zamboanga, ascoltiamo padre Nevio Viganò, missionario del Pime, parroco della Trasfigurazione a Sinunuc, quartiere della città. L’intervista è di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Padre Michael Ufana è stato ostaggio fino ad oggi (13 settembre, ndr). E' stato rilasciato a condizione che facesse da intermediario, tra i ribelli e le autorità: il rilascio dei sequestrati in cambio di un lasciapassare ai ribelli, in modo da andar via senza conseguenze. La cosa invece è saltata perché è stata votata all’unanimità una risoluzione dal Consiglio della città di Zamboanga per una forzata evacuazione, chiamata appunto “forced evacuation”; il che vuol dire un attacco dell’esercito e della polizia verso i ribelli per liberare gli ostaggi.

D. – Qual è la situazione sia degli ostaggi, sia dei profughi?

R. – Degli ostaggi non si sa niente, anche se due di loro sono riusciti a scappare nelle ultime ore. Non si sa neppure quanti siano esattamente. I “fuoriusciti” sono dislocati in vari centri; il più grosso è quello dello stadio dell’università che ne accoglie per adesso circa 20 mila. Ci sono problemi di cibo per gli ostaggi, per i militari e per i rifugiati; bisogna portare acqua continuamente . Ci sono anche molti bambini e disagi per le persone di ogni età. L’ospedale governativo è stato sfollato qualche giorno fa e tutti i malati sono stati dislocati in vari ospedali privati. Addirittura i 39 pazienti del reparto di malattie mentali sono stati trasferiti al Centro Silsilah, tenuto da padre Sebastiano D’Ambra, vicino alla nostra parrocchia. Al momento è in corso un attacco frontale fatto con bombe e armi da fuoco per le strade. Si spera che finisca presto perché più si va avanti e più la situazione peggiora.

D. – Lei ha parlato del Centro di padre D’Ambra. Qual è il ruolo della Chiesa? Come vi state muovendo?

R. – Noi aiutiamo tutte le persone che chiedono rifugio, ospitalità nelle nostre parrocchie; chiedono cibo e tutto quello di cui hanno bisogno. Anche da noi qui in parrocchia, verso sera, arriva gente che ha paura di stare in casa durante le ore del coprifuoco, dalle otto di sera alle cinque di mattina. E passa da noi le ore notturne. Questo in effetti avviene in tutte le parrocchie della città. Soprattutto alcune di queste, le più grosse del centro - che sono più vicine alle zone colpite, dove c’è la presenza di ribelli - ospitano 24 ore al giorno gli sfollati. Noi invitiamo la gente e raccogliamo fondi, ma soprattutto raccogliamo viveri, vestiti per darli alla gente, che ha bisogno di tutto: è scappata di casa con quello che aveva addosso e basta. Comunque la città è molto unita, gli abitanti di Zamboanga danno una mano in tutti i modi perché gli aiuti non arrivano facilmente: l’aeroporto è chiuso, il porto è chiuso ed anche le banche, per cui la gente non può neanche ritirare i soldi per comprare cibo o altre necessità.

D. – Lei ha detto che la gente è unita in questo soccorso a chi ha bisogno; quanto può aiutare in tal senso il dialogo tra cristiani e musulmani?

R. – Gran parte degli sfollati delle zone colpite sono musulmani. Adesso la gente è unita, nel senso che tutti quelli che possono aiutano. E la Chiesa cattolica è in prima linea a dare alla gente aiuti di ogni tipo, senza distinzioni.







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