2013-09-12 19:17:36

Siria: sì alla Convenzione contro le armi chimiche. Ma Assad detta le condizioni agli Usa


Fa sperare il sì del presidente siriano Assad alla proposta russa di porre sotto controllo l’arsenale chimico di Damasco, dichiarato durante un’intervista tv. Ieri sera a Ginevra ne hanno parlato il russo Lavrov e l’americano Kerry, con Washington che chiede le garanzie circa le dichiarazioni siriane. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

La Siria consegnerà le proprie armi chimiche, una decisione presa autonomamente e non per le minacce degli Stati Uniti. Il presidente siriano Bashar al Assad affida la sua promessa ad una tv russa e subito se ne attiva una parte: all’Onu sono infatti già arrivati i documenti necessari alla firma della Convenzione internazionale che bandisce le armi chimiche. Il presidente siriano detta però le sue condizioni: basta armi statunitensi e straniere ai ribelli, che forse hanno anche arsenali chimici e di qui le accuse dirette a Qatar, Turchia e Arabia Saudita. Inoltre, aggiunge Assad, la Siria non consegnerà le proprie armi se Washington continuerà a minacciare un attacco. Se le mosse di Assad possono essere considerate un successo dei canali diplomatici, vengono interpretate dai ribelli siriani come un tentativo di guadagnare tempo. Il Libero esercito siriano e la Coalizione nazionale siriana respingono fermamente la proposta russa. Tra stasera e domani a Ginevra si incontrano il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri di Mosca Lavrov, nel tentativo di capire se sia possibile mettere sotto controllo l’arsenale chimico di Damasco e ridare fiato alla conferenza di pace Ginevra 2. Il presidente russo Putin intanto avverte: un’azione militare Usa scatenerebbe il caos e distruggerebbe la credibilità dell’Onu. Le speranze di trovare una soluzione negoziata al conflitto restano ora nelle mani degli ispettori Onu che probabilmente la prossima settimana renderanno noto il rapporto sulle ispezioni da loro condotte in Siria, subito dopo gli attacchi del 21 agosto.


Per un commento sull’incontro di Genevra tra Kerry e Lavorv, Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Claudio Lo Jacono presidente dell’Istituto per l’Oriente:RealAudioMP3

R. – Questo incontro potrebbe essere un passo importante per arrivare ad una soluzione politica che, da tutti i punti di vista, è auspicabile; anche perché c’è un grandissimo rischio di un nuovo Iraq in Siria.

D. – Ovvero, un intervento armato degli Stati Uniti innescherebbe altri rigurgiti di terrorismo?

R. – Certamente, quando ci sono questi Paesi così poco omogenei - dal punto di vista etnico, culturale, religioso – è facile che tutto cada, senza un governo centrale, nelle mani degli elementi terroristici. L’ideale sarebbe ovviamente un governo democratico. Finché non ci sarà una chiara identificazione del movimento anti Assad in chiave liberale, credo che vedere il colpevole della situazione solo in Assad – che ha le sue enormi e principali responsabilità – sia un po’ troppo facile.

D. – Assad ha accettato la proposta di Mosca, forse per evitare la fine di Saddam…

R. – Bisogna anche dire che probabilmente Obama, con la sua residua presenza in Iraq e in Afghanistan, non aveva tanta voglia di aprire un terzo fronte tra l’altro pieno di incognite e punti interrogativi. Certo l’uso delle armi chimiche ha complicato le cose e ora la Russia ha qualche ragione a pretendere prove incontrovertibili dell’utilizzo da parte del regime, ma temo non ci saranno mai.

D. – La Russia dice di avere prove dell’utilizzo di armi chimiche da parte dei ribelli; gli Stati Uniti e la Francia ribadiscono che sono state usate da Assad. Si saprà mai chi ha utilizzato queste armi?

R. – Credo di no, anche perché ambedue le parti avevano la possibilità di usarle, sono armi “sporche” che non sono tanto difficili da costruire e portare sul teatro delle operazioni. Mi sembra che ciò che viene detto siano, ancora una volta, dichiarazioni politiche senza nessuna capacità di dimostrare scientificamente ed in modo convincente le teorie che esprimono.

D. – Intanto i ribelli del cosiddetto “Esercito libero siriano” hanno respinto la proposta Russa…

R. – Certamente. Gli Stati Uniti e la Francia erano pronti ad armarsi contro il governo di Assad, ed il rientro di questa possibilità nuoce ai ribelli che avevano sperato in un intervento internazionale. Però chi sono i ribelli? Varie volte ho ricordato come il fronte anti Assad sia estremamente equivoco: ci sono sicuramente democratici “liberali”, ma ci sono anche formazioni fondamentaliste e terroristiche, gruppi aiutati dall’estero. Sappiamo che in questi giochi geopolitici Arabia Saudita e Qatar sono tra i maggiori fornitori di denaro, Paesi interessati a dinamiche che tendono a ridisegnare un nuovo-vicino Oriente più comodo ai loro interessi.







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