Sei mesi fa l’elezione di Papa Francesco, il commento di padre Lombardi
Sei mesi fa veniva eletto Papa Francesco. Sei mesi intensi, segnati da decisioni forti,
prima tra tutte lo spostamento della residenza pontificia dal Palazzo apostolico a
Santa Marta, da dove quotidianamente ci giungono i commenti del Papa sulla Messa del
giorno. E poi il progetto di Riforma della Curia Romana e – sulla scia di Benedetto
XVI – l’opera di trasparenza finanziaria delle attività economiche vaticane. Ma quali
sono le principali novità di questo pontificato? Sergio Centofanti lo ha chiesto
al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
R. – Io direi
che la prima novità è il nome, che mi colpì fin dall’inizio: Francesco, un nome certamente
nuovo; nessun Papa prima lo aveva preso. E, con il nome di Francesco, c’è la sua spiegazione,
data dal Papa stesso: “poveri, pace, custodia del Creato”. E abbiamo già visto – almeno
sui poveri e la pace – che veramente sono tratti fondamentali di questo Pontificato,
anche di estrema attualità, come nelle ultime settimane questo impegno estremamente
coraggioso per la pace nel Medio Oriente. Poi, una seconda novità mi sembra essere
la fine dell’eurocentrismo della Chiesa, cioè il fatto che abbiamo un Papa latinoamericano.
In realtà, questo lo si sente in un senso piuttosto positivo di allargamento degli
orizzonti: lo abbiamo vissuto in particolare nel corso della Giornata mondiale della
gioventù, in cui abbiamo visto il Papa nel suo continente di provenienza e abbiamo
imparato che anche il suo stile è pastorale, il suo modo di rapportarsi diretto con
la gente, il suo linguaggio molto semplice … Anche i temi dell’attenzione alla povertà
e così via, vengono da un contesto ecclesiale molto ricco, con una sua grande tradizione
che adesso viene al cuore della Chiesa con una forza e una presenza maggiore. Tutti
i Papi sono stati “universali”, sono stati Papi che hanno avuto tutto il mondo nel
cuore, e quindi non è che fossero “parziali”. Però, io credo che si noti il fatto
che la scelta di un Papa che viene da un altro Continente effettivamente porta qualche
cosa di specifico nello stile, nella prospettiva, ed è qualche cosa di desiderato
dalla Chiesa universale, di voluto dai cardinali e noi lo apprezziamo, come un arricchimento
ulteriore del cammino della Chiesa universale. E poi, se devo dire una terza caratteristica,
mi pare quella della missionarietà. Il Papa Francesco parla molto di una Chiesa non
autoreferenziale, di una Chiesa in missione, di una Chiesa che guarda al di fuori
di sé e a tutto il mondo. A me è tornato in mente la bellissima Lettera di Giovanni
Paolo II alla fine del Giubileo, Duc in altum, prendi il largo – rivolto alla Chiesa
del terzo millennio. Ecco, mi sembra che effettivamente, con Papa Francesco, la barca
della Chiesa stia viaggiando con decisione verso il largo, senza paura, anzi, con
gioia di poter incontrare il mistero di Dio in orizzonti nuovi.
D. – Il Papa
sta scuotendo molto i cristiani, a volte anche con parole molto forti, e sta avvicinando
molto i lontani …
R. – Sì … Diciamo che lo stile, il linguaggio diretto del
Papa, i suoi atteggiamenti, anche le novità del suo stile di vita toccano in profondità
e suscitano un grande interesse, un grande entusiasmo. Io, però, credo e spero che
il motivo fondamentale di questo interesse sia profondo, sia il fatto che il Papa
insiste moltissimo su un Dio che ama, un Dio di misericordia, un Dio sempre pronto
a perdonare, che si rivolge a lui con umiltà. E con questo, mi pare che tocchi l’uomo
in profondità – l’uomo, le donne del nostro tempo – che lui sa quanto spesso siano
feriti: sono feriti da tante esperienze difficili, da tante frustrazioni, da tante
ingiustizie, da tante povertà ed emarginazioni nel mondo di oggi. Ecco, allora questo
parlare con tanta efficacia e questo saper comunicare anche attraverso le parole e
i gesti in un modo così diretto l’amore di Dio per tutti, e la vicinanza, l’interesse
umano, la tenerezza – è un’altra delle parole che piacciono a questo Papa e che sono
espressive del suo modo di essere – sia qualche cosa che tocca e smuove in profondità
le persone umane, tutte: credenti e cosiddetti non credenti. Perché tutte le persone
umane sono amate da Dio, sono veramente le persone a cui è diretto questo grande messaggio
dell’amore di Dio e dell’amore di Cristo. Quindi, per tutti parla quando è detto nella
sua verità, nella sua concretezza e nella sua vicinanza al cuore dell’uomo.
D.
– Questo pontificato sta suscitando grandi aspettative. Cosa ci dobbiamo aspettare
nei prossimi mesi?
R. – Ma … io non sono un profeta … Sappiamo, per dire delle
cose molto semplici, che il Papa in questi prossimi mesi affronta anche temi che riguardano
il governo della Chiesa, consultandosi insieme con i suoi collaboratori: sia con i
collaboratori della Curia Romana, come ha fatto già nei giorni passati, sia con i
cardinali, come farà anche nel mese di ottobre, con i cardinali che egli ha scelto
e che vengono dalle diverse parti del mondo. Però, onestamente, io non vorrei che
si sopravvalutasse l’aspetto delle cosiddette riforme di struttura, che riguardano
un po’ l’istituzione. Quello che conta è il cuore della riforma perenne della vita
della Chiesa, e in questo senso Papa Francesco, certamente, con l’esempio, con la
sua spiritualità, con il suo atteggiamento di umiltà e di prossimità, vuole renderci
vicini a Gesù, vuole renderci una Chiesa che cammina, vicina all’umanità di oggi,
in particolare all’umanità che soffre e che più ha bisogno della manifestazione dell’amore
di Dio. Quindi, questa Chiesa in cammino, capace di essere solidale, compagna dell’umanità
che cammina. Questo, io credo, noi possiamo e dobbiamo aspettarci attraverso tanti
segni, tante decisioni. In queste ultime settimane abbiamo avuto la grande tematica
della pace, per chi soffre delle tensioni e delle guerre, ma possiamo averne tante
altre: abbiamo la tematica della vicinanza ai rifugiati, della vicinanza alle diverse
forme di emarginazione, del carcere e così via. Ecco: lasciamo che il Signore ci conduca.
Il Papa non è uno che pensa di avere in mano la progettazione organizzativa della
Storia. Il Papa è una persona che ascolta lo Spirito del Signore e cerca di seguirlo
con docilità, e in questo senso ci porta su un cammino che è sempre nuovo e che noi
siamo convinti che sia bello e che sia di speranza.
D. – Come procede la coesistenza
in Vaticano di Papa Francesco con il Papa emerito Benedetto XVI?
R. – Ah, procede
benissimo, procede perfettamente! Io direi che siamo tutti contenti – a cominciare
da Papa Francesco – della presenza del Papa emerito in Vaticano, con la sua discrezione,
con la sua spiritualità, con la sua preghiera, con la sua attenzione. E’ esattamente
quello che egli ci aveva promesso, ci aveva annunciato in occasione della sua rinuncia:
avrebbe continuato ad essere in cammino con la Chiesa, ma più nella forma dell’orazione,
dell’offerta della propria vita, della vicinanza spirituale piuttosto che con quella
della presenza – diciamo così – operativa. Allo stesso tempo, sappiamo che c’è anche
proprio un rapporto personale, estremamente cordiale tra il Papa Francesco e il suo
predecessore; ha avuto alcuni momenti simbolici in cui lo abbiamo visto: quando Papa
Francesco lo ha invitato ad una bellissima cerimonia nei Giardini Vaticani per inaugurare
un nuovo monumento, ma più significativamente ancora quando è andato a trovarlo prima
della partenza per il viaggio in Brasile per chiedere la sua preghiera, la sua vicinanza,
il suo sostegno durante quel momento così importante; e poi, quando è tornato ad incontrarlo
dopo il ritorno per raccontargli le belle esperienze di questo viaggio, ringraziarlo
della sua vicinanza nella preghiera. Anch’io ho avuto una volta la gioia di potere
essere vicino al Papa Benedetto e vedere la sua serenità, la sua fede, la sua spiritualità,
la sua affabilità straordinaria che ci ha testimoniato tanto durante il tempo del
suo pontificato e che continua, anche se adesso in questa forma nuova e più discreta,
a caratterizzarlo. Io credo che noi sentiamo, anche se non vediamo spesso, sentiamo
sempre la presenza del suo affetto, della sua preghiera e della sua saggezza e del
suo consiglio, che certamente è sempre a disposizione anche del suo successore, qualora
lo chieda.
D. – Com’è cambiato il lavoro del portavoce del Papa in questi sei
mesi?
R. – Ma … io ho sempre detto che io non sono tanto il portavoce del Papa,
quanto il direttore della Sala Stampa che fa un umile servizio di mettere a disposizione
le informazioni, i testi e le risposte per comprendere bene ciò che il Papa dice e
fa. Onestamente, mi sembra che in questi sei mesi di pontificato di Papa Francesco
il Papa abbia fatto e parlato in un modo talmente intenso, che io effettivamente –
per fortuna – ho potuto essere del tutto in ombra, rispetto a quello che è il protagonista,
la voce principale che i fedeli vogliono ascoltare, che è appunto quella del Papa.
Quindi, il servizio continua ad essere lo stesso: quello di aiutare il ministero del
Papa per il servizio del popolo di Dio, e questo però è un tempo in cui la parola
del Papa è molto chiara, concreta, ben accolta, i suoi gesti sono molto intensi, molto
frequenti… Quindi, diciamo così: c’è molto da fare per seguirlo, ma parla di per se
stesso.