Ispezioni della Dia a Pompei contro le infiltrazioni della criminalità organizzata
In Italia, la Direzione investigativa antimafia (Dia) di Napoli, insieme con Polizia,
Carabinieri e Guardia di Finanza, ha fatto mercoledì un "accesso ispettivo" nei cantieri
degli scavi di Pompei. In particolare, sono state controllate due società e venti
persone in relazione a tre "domus": la Casa delle pareti rosse, la Casa di Sirico,
la Casa di Niobe. Si è trattato di un’operazione contro la criminalità organizzata
che vede, nei nuovi fondi in arrivo per Pompei, un possibile business. Fausta Speranza
ne ha parlato con l’archeologo Luigi Scaroina, che lavora negli scavi dell'inestimabile
sito archeologico per conto del Ministero dei Beni Culturali:
R. – Ieri, c’è
stata questa ispezione della Dia che rientra in un iter previsto all’interno del "Grande
Progetto Pompei": un grosso finanziamento di 105 milioni, stanziato dall’Unione Europea
e dal governo italiano, per il rilancio di Pompei, dell’area archeologica e del territorio
in generale. Con l’arrivo di questo grosso finanziamento chiaramente c’era e c’è il
rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, per questo è stato istituito
un Ufficio apposito, guidato dal prefetto Guida presso la Prefettura di Napoli, che
controlla tutti i bandi di gara e tutto l’iter procedurale dei progetti che il Ministero
bandisce. Questo, oltre a un controllo della parte amministrativa, quindi della documentazione
prodotta, comporta anche un controllo diretto sui cantieri: ispezioni periodiche della
Dia, di Carabinieri e Finanza, che tutelano noi, tutelano il sito e il finanziamento.
Viene verificato ad esempio che nei cantieri attivi – attualmente cinque – non ci
siano persone non registrate e che non dovrebbero essere lì. Si verificano gli acquisti
dei materiali e si controlla sostanzialmente tutta la parte economica, quindi, i flussi
finanziari di questo "Grande Progetto Pompei". È uno strumento di tutela per tutti
e siamo contenti che questo si verifichi.
D. – Sono controlli quindi di prevenzione.
Non è successo nulla di allarmante?
R. – Assolutamente nulla. È una prassi,
ci sono accordi con il Ministero degli Interni. Noi siamo i primi a volere che tutto
sia sotto controllo.
D. – Parliamo dei tempi di questo progetto, di questo
finanziamento che prevede anche lo scorporo della Soprintendenza tra Napoli e Pompei.
Finora, era una sola Soprintendenza: è così?
R. – Sì, questo è un decreto legge
dell’8 agosto 2013 e adesso stiamo aspettando la conversione in legge per capire bene
l’indirizzo che il Ministero vuole prendere. Sostanzialmente, verrà scorporata la
Soprintendenza speciale di Pompei da quella di Napoli e questo può essere sicuramente
una cosa positiva, perché il territorio di per sé era gigantesco: comprendeva la provincia
di Napoli e tutta l’area vesuviana fino a Sorrento, con problematiche molto diverse.
Quindi, questo è sicuramente un segnale di attenzione del governo nei confronti di
Pompei nello specifico. Adesso, però, dobbiamo attendere la nomina del direttore generale
di progetto e capire bene come procedere.
D. – Cosa dire della copertura mediatica
su Pompei? In particolare, nell’ultimo anno abbiamo sentito allarmi su tutti i media
anche internazionali – anzi forse soprattutto internazionali – per il rischio grandissimo
di degrado…
R. – Che Pompei abbia dei problemi è fuori dubbio, ma non sono
così gravi come vengono riportati dai media. Parliamo di un parco, di un’area archeologica
di 66 ettari – quindi gigantesca – di cui 44 scavati. C’è bisogno di manutenzione
quotidiana, c’è bisogno di tecnici quotidianamente e purtroppo il personale è molto
carente. Questa crisi di Pompei è una crisi che riguarda tutto il mondo culturale
italiano: tutti i siti archeologici di Italia sono in sofferenza. Spesso, abbiamo
difficoltà al Ministero, non nel caso specifico a Pompei, anche a pagare le bollette
o la carta per le stampanti. Questo perché ci sono stati tagli progressivi nel corso
degli anni, nell’ultimo ventennio in particolare, che hanno impoverito tutta la struttura
ministeriale e questo è un dato che va segnalato. Ultimamente, con questo decreto
legge sulla cultura, sembra ci sia una ripresa, una maggiore attenzione per il rilancio
degli investimenti in ambito di beni culturali.