Filippine: a Zamboanga situazione di stallo. I ribelli respingono il negoziato
Almeno altri due morti e alcuni nuovi feriti si sono aggiunti alle vittime dei giorni
precedenti di scontri nella città filippina meridionale di Zamboanga, portando il
numero complessivo ad almeno nove morti e una trentina di feriti. In una situazione
caotica - riferisce l'agenzia Misna - continua il braccio di ferro tra centinaia di
ribelli indipendentisti musulmani asserragliati in alcuni sobborghi ma anche in aree
vicine al centro cittadino, e le truppe governative che hanno fatto affluire altri
uomini e mezzi blindati dalle guarnigioni circostanti e reparti d’élite antiguerriglia
dalle regioni centrali dell’arcipelago. Chiuso e svuotato delle imbarcazioni militari
il porto della città, direttamente minacciato dai ribelli e preso di mira martedì
con i mortai. Per la prima volta ieri i guerriglieri appartenenti al Fronte nazionale
di liberazione Moro (Mnlf) hanno mostrato ostaggi legati, potenziali scudi umani che
impediscono, insieme a un intenso fuoco da parte dei cecchini, l’avanzata dei governativi.
Sempre ieri è caduta nelle mani dei marines di Manila una moschea nell’area di Santa
Barbara che era stata occupata dagli insorti, che del suo minareto avevano fatto un
luogo di osservazione avanzato e una postazione da cui tenere sotto tiro i militari.
Nessuna seria minaccia finora per la Chiesa locale, in una città a maggioranza cristiana
in una regione con forte presenza musulmana e la voce della presenza tra gli ostaggi
di un sacerdote filippino non è stata confermata. Al sicuro anche i missionari italiani
del Pontificio istituto missioni estere (Pime) nella città e dintorni. Il portavoce
delle Forze armate, il colonnello Ramon Zagala ha negato che sia in preparazione un’azione
di forza per liberare i forse 200 ostaggi stimati nelle mani dei ribelli che all’alba
di lunedì sono sbarcati in alcune aree abitate presso il porto di Zamboanga occupandole
e che hanno successivamente ricevuto rinforzi dall’isola di Jolo, altra roccaforte
dell’Mnlf. La situazione vede sporadici scontri, incendi e la fuga della popolazione,
tuttavia lo stallo sostanziale sul fronte militare tiene in ostaggio una città di
quasi un milione di abitanti, svuotata dal coprifuoco e dalla paura. Le aree più a
rischio combattimenti sono già state evacuate da 12.000 persone confluite in centri
di raccolta e assistite con l’attiva partecipazione della Chiesa locale. Il colonnello
Zagala ha comunicato ieri l’avvio di contatti con i ribelli musulmani per una trattativa,
ma la leadership dell’Mnlf ha dichiarato che non è intenzionata a proporre “nessuna
resa e nessun negoziato”, mentre ha chiesto una mediazione internazionale. A sua volta,
il gruppo dei negoziatori che ha ormai in vista un accordo di pace tra governo e il
Fronte islamico di liberazione Moro (Milf, formazione oggi rivale dell’Mnlf da cui
si è scissa anni fa) si è detto indisponibile ad offrire alcuno spazio alle richieste
dei ribelli. Proprio la “pace separata” in vista tra il Milf e il governo sulla nuova
autonomia regionale musulmana che andrebbe a sostituire la Regione autonoma di Mindanao
musulmana nata nel 1996 dopo trattative tra governo e Fronte nazionale di liberazione
Moro, è all’origine dell’offensiva su Zamboanga. (R.P.)