Centrafrica: 100 morti in due giorni. Suor Elianna: situazione umanitaria drammatica
E' di circa 100 morti in due giorni il bilancio degli scontri tra i sostenitori del
nuovo presidente della Repubblica Centrafrica, Michel Djotodia, e quelli del suo predecessore,
Francois Bozize, al potere dal 2003 al marzo del 2013. Le ultime violenze hanno riguardato
l’area di Bossangoa, 250 chilometri a nordovest della capitale Bangui. Un’ulteriore
prova di instabilità per la Repubblica Centrafricana, che stenta a ritrovare un proprio
equilibrio. Sulla situazione attuale nel Paese africano, Salvatore Sabatino
ha intervistato la missionaria comboniana in Centrafica suor Elianna:
R. - Attualmente,
è un po’ difficile avere delle notizie precise perché tutte le linee telefoniche sono
state interrotte, la gente terrorizzata è scappata nella foresta. Quindi, le poche
notizie che arrivano sono di coloro che riescono ad uscire dalla foresta ed arrivare
in zone abitate. Le uniche notizie che si apprendono provengono da fonti ufficiali,
dal governo, che sono quindi da tenere un po’ in sospeso aspettando delle conferme
da altre voci e da altre parti che si trovano sul territorio.
D. - Questo attacco
dovrebbe essere stato sferrato dai sostenitori di Bozizé che hanno attaccato anche
infrastrutture della città …
R. - Sì, questa è la versione ufficiale, fornita
dal governo. Altre voci dicevano che sono persone della famiglia del clan di Bozizè,
perché quello è il territorio dove lui ha origine, che durante questo tempo si sono
organizzati e che sembrano guidati da alcuni ex ufficiali dell’armata centrafricana.
Ma si tratta più una reazione localizzata e non è ancora chiaro chi ci sia effettivamente
dietro e se non ci sia qualche altro tipo di manovra per autorizzare la Seleka a reprimere
con ancora più violenza.
D. - La situazione, invece, a Bangui sembra lentamente
tornare alla normalità…
R. - Questa è, un po’, un’apparenza. In realtà, anche
ieri ci sono stati attacchi in diversi quartieri, quindi continuano i furti, gli
atti di violenza, gli abusi. Non sono diffusi su quartieri interi come è stato nel
caso di Boeing o di Boy-Rabe, ma continuano purtroppo e questo mantiene un po’ il
clima di paura tra la popolazione.
D. - I guerriglieri di Seleka - così come
dicono alcuni osservatori - stanno comunque perdendo la loro forza?
R. - Non
hanno mai avuto autorità sulla popolazione e purtroppo il presidente non ha autorità
su di loro. Direi che a causa del disarmo ufficiale forse è un po’ ostacolata la loro
libertà di movimento, ma personalmente credo che in questo momento non sia davvero
limitata la loro forza.
D. - Tutto questo dimostra ovviamente una grande instabilità
nel Paese, dove a pagare il prezzo più alto è ovviamente la popolazione civile…
R.
- Assolutamente. La situazione è ancora drammatica perché con questa instabilità è
ancora difficile raggiungere le parti più lontane dalla capitale. Ancora, a causa
della sicurezza alle frontiere dal Cameru,n non possono arrivare tutti gli aiuti umanitari
che restano dunque bloccati al porto di Douala. Nella stessa città di Bangui, la settimana
scorsa è stata rubata l’auto di Medici senza frontiere, per di più a Bossangoa sono
stati uccisi degli operatori sanitari. Quindi, le condizioni per aiutare la popolazione
sono difficili e sembra che gli operatori umanitari stessi siano ancora in una situazione
di pericolo.