Siria. Damasco pronta ad accettare il piano di Mosca sulle armi chimiche. Kerry: non
possiamo più aspettare
La crisi siriana ad una svolta. Assad sembra intenzionato ad accettare il piano russo
sulle armi chimiche per rimuovere le ragioni di un’aggressione da parte Usa. Obama
prudente, ma possibilista su uno sviluppo positivo, ma il segretario di Stato Kerry
ribadisce: gli Stati Uniti non si fanno fermare da tattiche di stallo. Secondo il
presidente Putin il piano funziona se gli Usa rinunnciano ad attaccare. Parigi e Londra
pronte a presentare una proposta di risoluzione all’Onu. Cecilia Seppia:
Damasco
accetta la proposta di Mosca di mettere sotto controllo internazionale il suo arsenale
di armi chimiche, primo passo verso lo smantellamento, e la via politica e diplomatica
alla crisi sembra più vicina. A questo secondo fonti della Casa Bianca, pensa anche
il presidente Usa Obama che parla di "sviluppo potenzialmente positivo". E mentre
slitta di una settimana il voto al Senato americano per l’ok all’intervento militare,
il segretario di Stato Kerry, ribadisce però la linea dura: serve una proposta concreta
- dice - non possiamo più aspettare; Assad è un dittatore che ha lanciato armi letali
contro il suo popolo, uccidendo 1400 persone. Quindi chiede al Congresso di mantenere
la minaccia sul tavolo nei confronti del regime. Plauso all'iniziativa russa arriva
dall’Ue che insiste su tempi rapidi; bene il piano dicono Londra, e Parigi decise
con Washington a presentare al Consiglio di Sicurezza una risoluzione vincolante per
la Siria, ma a quanto pare la Russia - secondo il ministro degli esteri Lavrov - non
intende votarla definendola inaccettabile. A vedere la chance della soluzione pacifica
anche la Cancelliera tedesca Merkel. Non crede all’apertura di Damasco invece Israele
che giudica il governo di Assad, inaffidabile. Dure critiche dall’opposizione siriana
secondo cui l’opzione russa è solo una tattica dilatoria. Una “manovra politica che
rimanderà una possibile azione militare provocando ancora più morti e distruzione”.
La
Francia dunque ha presentato alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione. Il ministro
degli Esteri, Fabius, spiega: Non vogliamo che la proposta russa sulla Siria possa
essere utilizzata come ''manovra diversiva”. Le richieste alle Nazioni Unite, per
dare credito ad Assad, sono precise: condannare il massacro del 21 agosto commesso
– dice Fabius - dal regime siriano, pretendere da Damasco informazioni sulle armi
chimiche, avviare ispezioni e controlli con sanzioni estremamente serie; portare i
responsabili del massacro davanti alla giustizia internazionale penale. La riflessione
del prof.Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali
all’Università del Salento:
R. – Credo che
la Russia lo stia dicendo già da un po’ di tempo. La Francia meno, perché la Francia
si è accodata un po’ troppo velocemente agli Stati Uniti. E mi sembra una mossa estremamente
positiva che la stessa Francia invece adesso punti direttamente ad una funzione diretta,
ad un impegno diretto da parte delle Nazioni Unite. Vediamo un po’ come si muoverà
il segretario generale, che a questo punto credo potrà avere un ruolo centrale per
una maggiore mediazione tra le parti in causa. La Russia sta mettendo in campo la
propria reputazione: se fosse soltanto una manovra diversiva, sicuramente la reputazione
di Mosca ne risentirebbe parecchio. C’è un impegno preciso, mi sembra, del ministro
degli Esteri russo. Poi, se si chiede anche un impegno preciso e diretto da parte
dell’Onu, a questo punto ancor meno potrebbe essere una manovra diversiva …
D.
– La Russia precisa: la proposta di mettere le armi chimiche siriane sotto controllo
internazionale non è un’iniziativa del tutto russa, ma deriva dai contatti con colleghi
americani e poi da questa dichiarazione che ha fatto Kerry, dicendo: “Se poi le armi
non vi fossero, non avrebbe senso il raid”. Perché queste precisazioni da parte di
Mosca?
R. – Ma, se è vero che ci sono stati incontri - come comunque penso
ci siano sempre stati almeno tra funzionari – a questo punto capisco le dichiarazioni
di Mosca, capisco che si stia tentando di trovare una soluzione alla questione perché
questo mi fa pensare che non è tanto scontato il “sì” del Congresso all’autorizzazione
al presidente Obama a portare l’attacco nei confronti della Siria, e quindi evidentemente
ci sono resistenze ulteriormente forti rispetto all’ottimismo che è stato un po’ sbandierato
da parte della Commissione esteri del Senato.
Damasco ribadisce anche oggi
la collaborazione al piano. Da parte sua il presidente della Siria continua a negare
l’uso di armi chimiche e accusa i ribelli. A proposito di questo, il giornalista Domenico
Quirico ha riferito di aver sentito ammissioni proprio da parte di ribelli ma di non
poter giudicare se si trattasse di propaganda organizzata ad arte. Ancora il prof.
De Luca:
R. – E' un dubbio che io avevo da un po’ di tempo. Capisco le
precauzioni del nostro giornalista finalmente liberato, però questo mi fa pensare
che in un momento particolare della guerra civile siriana, cioè nel momento in cui
le truppe di Assad sembravano essere non dico vincenti, ma aver riconquistato pian
piano una parte del territorio, fare una mossa così azzardata e – lo dico brutalmente
– stupida come quella di farsi scoprire nell’uso delle armi chimiche, mi sembrava
– come dire – un po’ costruita. Ora, capisco – ripeto – le precauzioni del giornalista,
ma questa è un’ipotesi che credo sia serpeggiata in molte cancellerie, soprattutto
europee.
Resta la precisazione del ministro francese: “Tutte le opzioni sono
ancora sul tavolo". E la cautela di Obama: non accetteremo perdite di tempo. Ma la
posizione del presidente degli Stati Uniti sarà più chiara dopo il discorso previsto
in giornata alla nazione.