2013-09-10 19:58:19

Siria. Damasco pronta ad accettare il piano di Mosca sulle armi chimiche. Kerry: non possiamo più aspettare


La crisi siriana ad una svolta. Assad sembra intenzionato ad accettare il piano russo sulle armi chimiche per rimuovere le ragioni di un’aggressione da parte Usa. Obama prudente, ma possibilista su uno sviluppo positivo, ma il segretario di Stato Kerry ribadisce: gli Stati Uniti non si fanno fermare da tattiche di stallo. Secondo il presidente Putin il piano funziona se gli Usa rinunnciano ad attaccare. Parigi e Londra pronte a presentare una proposta di risoluzione all’Onu. Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Damasco accetta la proposta di Mosca di mettere sotto controllo internazionale il suo arsenale di armi chimiche, primo passo verso lo smantellamento, e la via politica e diplomatica alla crisi sembra più vicina. A questo secondo fonti della Casa Bianca, pensa anche il presidente Usa Obama che parla di "sviluppo potenzialmente positivo". E mentre slitta di una settimana il voto al Senato americano per l’ok all’intervento militare, il segretario di Stato Kerry, ribadisce però la linea dura: serve una proposta concreta - dice - non possiamo più aspettare; Assad è un dittatore che ha lanciato armi letali contro il suo popolo, uccidendo 1400 persone. Quindi chiede al Congresso di mantenere la minaccia sul tavolo nei confronti del regime. Plauso all'iniziativa russa arriva dall’Ue che insiste su tempi rapidi; bene il piano dicono Londra, e Parigi decise con Washington a presentare al Consiglio di Sicurezza una risoluzione vincolante per la Siria, ma a quanto pare la Russia - secondo il ministro degli esteri Lavrov - non intende votarla definendola inaccettabile. A vedere la chance della soluzione pacifica anche la Cancelliera tedesca Merkel. Non crede all’apertura di Damasco invece Israele che giudica il governo di Assad, inaffidabile. Dure critiche dall’opposizione siriana secondo cui l’opzione russa è solo una tattica dilatoria. Una “manovra politica che rimanderà una possibile azione militare provocando ancora più morti e distruzione”.

La Francia dunque ha presentato alle Nazioni Unite un progetto di risoluzione. Il ministro degli Esteri, Fabius, spiega: Non vogliamo che la proposta russa sulla Siria possa essere utilizzata come ''manovra diversiva”. Le richieste alle Nazioni Unite, per dare credito ad Assad, sono precise: condannare il massacro del 21 agosto commesso – dice Fabius - dal regime siriano, pretendere da Damasco informazioni sulle armi chimiche, avviare ispezioni e controlli con sanzioni estremamente serie; portare i responsabili del massacro davanti alla giustizia internazionale penale. La riflessione del prof. Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Credo che la Russia lo stia dicendo già da un po’ di tempo. La Francia meno, perché la Francia si è accodata un po’ troppo velocemente agli Stati Uniti. E mi sembra una mossa estremamente positiva che la stessa Francia invece adesso punti direttamente ad una funzione diretta, ad un impegno diretto da parte delle Nazioni Unite. Vediamo un po’ come si muoverà il segretario generale, che a questo punto credo potrà avere un ruolo centrale per una maggiore mediazione tra le parti in causa. La Russia sta mettendo in campo la propria reputazione: se fosse soltanto una manovra diversiva, sicuramente la reputazione di Mosca ne risentirebbe parecchio. C’è un impegno preciso, mi sembra, del ministro degli Esteri russo. Poi, se si chiede anche un impegno preciso e diretto da parte dell’Onu, a questo punto ancor meno potrebbe essere una manovra diversiva …

D. – La Russia precisa: la proposta di mettere le armi chimiche siriane sotto controllo internazionale non è un’iniziativa del tutto russa, ma deriva dai contatti con colleghi americani e poi da questa dichiarazione che ha fatto Kerry, dicendo: “Se poi le armi non vi fossero, non avrebbe senso il raid”. Perché queste precisazioni da parte di Mosca?

R. – Ma, se è vero che ci sono stati incontri - come comunque penso ci siano sempre stati almeno tra funzionari – a questo punto capisco le dichiarazioni di Mosca, capisco che si stia tentando di trovare una soluzione alla questione perché questo mi fa pensare che non è tanto scontato il “sì” del Congresso all’autorizzazione al presidente Obama a portare l’attacco nei confronti della Siria, e quindi evidentemente ci sono resistenze ulteriormente forti rispetto all’ottimismo che è stato un po’ sbandierato da parte della Commissione esteri del Senato.

Damasco ribadisce anche oggi la collaborazione al piano. Da parte sua il presidente della Siria continua a negare l’uso di armi chimiche e accusa i ribelli. A proposito di questo, il giornalista Domenico Quirico ha riferito di aver sentito ammissioni proprio da parte di ribelli ma di non poter giudicare se si trattasse di propaganda organizzata ad arte. Ancora il prof. De Luca:

R. – E' un dubbio che io avevo da un po’ di tempo. Capisco le precauzioni del nostro giornalista finalmente liberato, però questo mi fa pensare che in un momento particolare della guerra civile siriana, cioè nel momento in cui le truppe di Assad sembravano essere non dico vincenti, ma aver riconquistato pian piano una parte del territorio, fare una mossa così azzardata e – lo dico brutalmente – stupida come quella di farsi scoprire nell’uso delle armi chimiche, mi sembrava – come dire – un po’ costruita. Ora, capisco – ripeto – le precauzioni del giornalista, ma questa è un’ipotesi che credo sia serpeggiata in molte cancellerie, soprattutto europee.

Resta la precisazione del ministro francese: “Tutte le opzioni sono ancora sul tavolo". E la cautela di Obama: non accetteremo perdite di tempo. Ma la posizione del presidente degli Stati Uniti sarà più chiara dopo il discorso previsto in giornata alla nazione.







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