Presentato il 16.mo Religion Today Filmfestival, quando il dialogo diventa cinema
Presentata nella Sala Marconi della nostra emittente la 16.ma edizione del "Religion
Today Filmfestival" che si svolgerà dall’11 al 22 ottobre. Una manifestazione nata
per indagare, attraverso il cinema, le differenze tra le grandi religioni del mondo
e, nei diversi contesti politici e sociali, renderle strumento di dialogo, incontro
e pacificazione. Il servizio di Luca Pellegrini:
Per sedici anni
il "Religion Today Filmfestival" ha perseguito il dialogo attraverso il cinema: itinerante
– Trento, Bolzano, Merano, Roma, Teggiano, Bassano e Nomadelfia, le località interessate
– curioso, coraggioso. Diverse sezioni accolgono i 52 film selezionati per l’edizione
2013 per esplorare ancora una volta le differenze, cercando ciò che unisce, non ciò
che divide. Quest’anno, lo fa attraverso il confronto, grazie al tema prescelto, tra
realtà e utopia. Tra documentario e immaginazione. La direttrice della manifestazione,
Katia Malatesta, spiega i motivi che sorreggono il suo lavoro.
R. –
Da sempre, uno degli scopi principali del Festival è questo: esplorare le differenze
per trovare da un lato ciò che ci unisce, e dall’altro imparare da ciò che ci è estraneo.
Credo che questa sia una delle dimensioni più importanti del dialogo interreligioso
per come è concepita da tante persone a tutte le latitudini; capire che dall’altro,
anche dalla diversità dell’altro, posso guadagnare un frammento di verità e la mia
comprensione del mondo - se sono credente anche di Dio - può accrescere la mia spiritualità
e la mia fede attraverso il confronto con l’altro. Per cui è in questo senso che noi
mettiamo insieme film che vengono e rappresentano un po’ tutte le grandi tradizioni
religiose come, prima di tutto, occasione di conoscenza, per superare quei pregiudizi
che nascono dall’ignoranza. Dall’altra parte, siamo davvero convinti che questo processo
di conoscenza possa produrre anche un frutto in più, una vera e propria crescita personale
e spirituale.
D. – Che cosa l’ha soprattutto colpita dei tanti film che avete
visto nel momento della selezione?
R. – Prima di tutto, va detto che ogni anno
ci stupiamo veramente della complessità e della pluralità di stanze che vengono dal
cinema contemporaneo. Per cui, è veramente difficile fare delle generalizzazioni.
Ad esempio, a volte ci chiedono: “Esiste il film religioso? Possiamo presentarlo?”.
Direi di no, perché i film che riceviamo sono diversissimi! Quello che però è emerso
come filo rosso, come costante nella diversità, è che alla fine ogni film ha al suo
interno questa dialettica. Quindi, da un lato la realtà intesa anche come denuncia
o critica dell’esistente; sappiamo che il cinema - e in particolare quello documentario
- ha una lunghissima tradizione e può veramente dare un contributo importante. Dall’altro
lato, troviamo questa capacità di reinventare la realtà che poi è tipica di tutti
i fenomeni artistici. Inoltre, abbiamo alcuni film che veramente possiamo chiamare
“visionari”. Per cui, abbiamo film che ci presentano degli scenari possibili o auspicabili,
oppure anche terribili, che però ci aiutano di nuovo a leggere la nostra realtà, il
nostro presente.
Nibras Breigheche, consulente siriana del Festival,
ha lavorato pensando naturalmente alle terribili prove e alla tragedia della guerra
cui è sottoposto il suo Paese. E valuta così il suo lavoro.
R. – Sicuramente,
il "Religion Today Filmfestival" è per me un’occasione di speranza perché è momento
di incontro, di dialogo, di dibattito, di confronto e di amicizia tra registi che
vengono da tutte le parti del mondo: registi appartenenti a fedi diverse, registi
tra i quali all’inizio può esserci una certa diffidenza, ma che alla fine del Festival
si ritrovano ad essere veri amici.