Filippine: la Chiesa a Zamboanga prega per la pace fra esercito e islamisti
I vertici della Chiesa cattolica a Zamboanga, nel sud delle Filippine, teatro ieri
di violentissimi scontri fra esercito governativo e gruppi islamici ribelli del Moro
National Liberation Front (Mnlf), lanciano appelli alla pace e alla riconciliazione.
Prendendo esempio dalle parole di Papa Francesco su un possibile attacco alla Siria,
mons. Guillermo Afable - vescovo di Digos - invita alla preghiera per scongiurare
un'escalation del conflitto. E aggiunge che uno scontro armato "non è foriero di pace,
ma serve solo a originare ulteriore violenza". "Come ha detto Papa Francesco - ha
aggiunto il prelato - continuiamo a pregare per la pace nel mondo, perché tutti questi
conflitti sono collegati fra loro e frutto dell'opera del maligno". È di almeno sei
morti, fra cui un poliziotto, un addetto della marina e quattro civili il bilancio
degli scontri. Un appello per la pace viene lanciato anche da mons. Crisologo Manongas,
amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Zamboanga, secondo cui "dialogo e negoziati"
sono la sola via per mettere la parola fine ai conflitti a Mindanao. Scuole e attività
lavorative, testimonia il prelato, sono state interrotte a causa delle violenze; la
città e l'intera provincia sono ai massimi livelli di allerta. Anche la cattedrale
è a rischio infiltrazione di elementi estremisti. "Non si tratta di un conflitto di
natura religiosa - conclude il prelato - ma di uno scontro di natura prettamente politica"
e il governo non deve cedere ai ricatti, ma intavolare un negoziato. I vertici della
Chiesa filippina condannano senza mezze misure le violenze di questi giorni nel sud
dell'arcipelago, che finiscono per colpire anche innocenti fra cui bambini. Ci rivolgiamo
alla leadership del Mnlf, ha aggiunto il prelato, perché "deponga le armi". Infine,
mons. Manongas ricorda che le chiese dell'arcidiocesi "sono aperte sia per i cristiani
che per i musulmani" colpiti nell'attacco. I ribelli islamisti del Mnlf, fronte separatista
islamico nato alla fine degli anni '60, reclamano l'indipendenza da Manila e la creazione
di un Paese musulmano nell'arcipelago meridionale di Mindanao, ricco di risorse sotterranee.
A dispetto di un trattato di pace firmato nel 1996, le ostilità tra ribelli e autorità
centrale hanno continuato a segnare il sud del Paese a fasi alterne, portando anche
alla scissione del fronte indipendentista in gruppi minori. Tra questi, il Moro Islamic
Liberation Front (Milf) ha firmato con Manila una bozza di pace a Kuala Lumpur nei
mesi scorsi; tale tregua, accolta con scetticismo da entrambe le parti, rischia di
sfumare a seguito di attacchi come quello di ieri. (R.P.)