Siria. Maaloula, i ribelli invadono le case del villaggio. Uccisi tre giovani cristiani
Corpi di cristiani uccisi abbandonati sul ciglio delle strade, abitazioni e chiese
distrutte e depredate. E' lo scenario di Maaloula, villaggio a circa 60 chilometri
a nord di Damasco invaso nei giorni scorsi dai ribelli islamisti. L'abitato, culla
della tradizione cristiana siriana e unico luogo al mondo dove si parla ancora l'aramaico,
è ormai una città fantasma. Fonti dell'agenzia AsiaNews (anonime per motivi di sicurezza),
raccontano che "i ribelli islamisti stanno invadendo le abitazioni del villaggio.
Ieri hanno ucciso tre persone e preso prigionieri sei giovani cristiani appartenenti
alla Chiesa greco-cattolica. I cadaveri sono stati lasciati in strada come monito
per la popolazione. Molte famiglie sono bloccate nelle loro case e non possono nemmeno
fuggire. Nessuno conosce le loro condizioni". La situazione è critica anche per chi
è riuscito ad abbandonare il villaggio. "Sono diverse centinaia di persone - spiegano
le fonti - esse sono riuscite a salvarsi, ma hanno dovuto abbandonare tutti i loro
averi. Per loro inizia un nuovo calvario". In questi giorni le parrocchie della capitale
hanno offerto ospitalità alle famiglie, ma i viveri non basteranno a lungo. "Questa
gente è traumatizzata - aggiungono le fonti di AsiaNews - intere famiglie hanno lasciato
tutta la loro vita a Maaloula. Non hanno bisogno solo di beni materiali come cibo,
acqua, un letto in cui riposare ma anche di sostegno spirituale, soprattutto gli anziani,
le donne e i bambini". I ribelli del Free Syrian Army (Fsa) hanno invaso il villaggio
lo scorso 5 settembre, sconfiggendo le truppe del regime grazie all'appoggio delle
brigate al-Nousra, legate ad al-Qaeda. Dopo aver preso il controllo sulla città, gli
islamisti hanno iniziato a profanare gli edifici cristiani, distruggendo le croci
della cupola del monastero greco-cattolico dei santi Sergio e Bacco. In una testimonianza
raccolta dall'agenzia AsiaNews, un residente racconta che lo sheick del villaggio,
leader della comunità musulmana locale, ha condannato gli attacchi affermando che
quanto sta avvenendo è contro l'islam: "La violenza non si può attuare né in nome
di Allah né di Maometto". L'appello si è però rivelato inutile. (R.P.)