La Lettera pastorale dal cardinale Scola: c'è il rischio di una sorta di ateismo anonimo
“Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano”: è il titolo della Lettera
pastorale illustrata ieri mattina all'omelia del Solenne Pontificale per la festa
della Natività di Maria dal cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, che con
questa cerimonia ha inaugurato l’Anno pastorale. In essa, il porporato ha sottolineato
la realtà popolare, con le profonde radici cristiane della Chiesa ambrosiana, ma ha
anche messo in evidenza che esiste “il rischio di una sorta di ateismo anonimo”. Il
servizio di Debora Donnini:
Esiste il rischio
di una sorta di ateismo anonimo, un vivere di fatto come se Dio non ci fosse. Il cardinale
Scola guarda alla condizione delle generazioni intermedie, quelle fra i 25 e i 50
anni, che definisce “particolarmente travagliate” e nota che spesso l’annuncio del
Vangelo e “la vita delle nostre comunità appaiono loro astratte, lontane dal quotidiano”.
Il cattolicesimo di popolo ancora vitale sul nostro territorio, mette dunque in evidenza,
“è chiamato a rinnovarsi”, “curando soprattutto la trasmissione del vitale patrimonio
cristiano alle nuove generazioni”. Richiamandosi al titolo della Lettera, il cardinale
Scola mette in risalto come il mondo sia il campo di Dio, il luogo in cui Dio si manifesta
e Gesù provoca la nostra libertà. E’ poi la risposta personale che permette al buon
seme di diventare grano maturo. La fede cristiana poi mostra la sua fecondità aprendo
la libertà a tutte le dimensioni dell’esistenza che si possono sintetizzare in tre
ambiti: affetti, lavoro e riposo. Per quanto riguarda gli affetti, si nota come l’affetto
che non raggiunge l’amore oggettivo si riduce all’angustia del puro sentimento e introduce
un fattore di provvisorietà in ogni rapporto. Riguardo al lavoro, si evidenzia come
la giustizia impone di cercare scelte politiche ed interventi legislativi tesi a favorire
una ripresa economica, che offra prospettive occupazionali a tutti. Anche l’esperienza
del riposo è insidiata, perché vi sono modi di viverlo che mortificano la persona
o la rendono schiava di abitudini dannose.
In questi tempi di cambiamento,
nota dunque il cardinale Scola, le tre dimensioni della comune esperienza umana provocano
tutti i fedeli a una verifica non più rinviabile. E dunque, bisogna interrogarsi,
ad esempio, sul perché la parola cristiana sull’amore appaia "così poco attraente
per la sensibilità del nostro tempo". Si invitano tutti i cristiani a verificare la
propria testimonianza confrontandosi con lo stile personale e comunitario della loro
presenza, sulla verità delle loro scelte e le comunità cristiane a verificare il modo
di celebrare l’Eucaristia domenicale, a curare le espressioni della vita della comunità.
Dio infatti entrando nella storia vuole fecondare con la sua presenza rinnovatrice
tutta la realtà. E per uscire da se stessi e portare il Vangelo è dunque necessaria
la testimonianza. La Lettera pastorale si pone dunque come uno strumento di riflessione
sul senso e la direzione della vita. Bisogna quindi valorizzare la vita ordinaria
delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti. Per il cardinale Scola, poi,
i nuovi orientamenti della società plurale sono da considerare più che una minaccia
un'opportunità per annunciare il Vangelo dell’umano e così intende guardarli la Chiesa
ambrosiana e i cristiani sono chiamati a essere operai nel campo del mondo.