Veglia pace. Mons. Zenari: siriani hanno pregato col Papa, sue parole fanno sperare
In unità spirituale con Piazza San Pietro, numerose veglie di preghiera sabato sera
si sono svolte anche in diverse comunità religiose siriane. Nella cattedrale greco-cattolica
melkita di Damasco si sono riuniti vescovi cattolici, ortodossi assieme a qualche
rappresentante del governo, del parlamento e della comunità musulmana. L'arcivescovoMario Zenari, nunzio apostolico in Siria, racconta al microfono di Eugenio
Bonanata come siano state accolte le parole del Papa:
R. - Nelle varie
comunità religiose, ciascuna ha elaborato un proprio programma di preghiera secondo
anche le possibilità, perché - come si sa - in certe zone era molto difficile fare
la veglia di sera. Comunque, ho saputo che dappertutto è stata celebrata. Qui, a Damasco,
è stata celebrata in una maniera molto, molto solenne, particolare, direi anche toccante,
nella cattedrale greco-cattolica melkista. Erano presenti vescovi cattolici, vescovi
ortodossi, qualche rappresentante del governo, del parlamento, qualche rappresentante
anche musulmano. Al termine di questa veglia di preghiera - che è durata due ore,
dalle 18 alle 20 ora locale, ma la cattedrale è stata aperta fino alle ore 24 - tante
persone sono venute a incaricarmi di ringraziare vivamente il Santo Padre per questa
bella iniziativa. Erano anche presenti le televisioni locali, i giornali locali e
certamente in questi giorni daranno un grande rilievo a questa veglia di preghiera
celebrata a Damasco e un po’ ovunque in Siria.
D. - Cosa l’ha colpita maggiormente
delle parole del Papa?
R. - E’ stato un discorso con delle riflessioni molto,
molto profonde e con immagini molto belle, molto parlanti e toccanti, come - per esempio
- quando parla del disegno di Dio, che ha voluto creare un mondo come “casa dell’armonia
e della pace” - bellissima questa immagine! - e per riscontro vediamo soprattutto
in certe zone, come in questo momento in Siria, che non è più questa casa dell’armonia
e della pace a causa dell’egoismo umano. E’ risuonata come un alito, un soffio di
speranza, qui come in tutto il mondo, quella sua convinzione ferma che si può ritrovare
ancora questa armonia, si può ritrovare con l’aiuto di Dio e con la buona volontà.
Questa ferma fiducia del Santo Padre è veramente una boccata di ossigeno non solo
qui in Siria e in Medio Oriente, ma credo in tutto il mondo in questi giorni in cui
si respira un’atmosfera molto, molto tetra e pesante. Ecco, c’era bisogno di sentire
questo vento forte di speranza.
D. - Il Papa ha invitato a considerare il mondo
come casa comune e come famiglia: un’esortazione diretta al singolo?
R. - Diretta
al singolo, diretta ad ogni persona umana fino, direi, anche a chi ha certe responsabilità
nell’ambito della società e della politica. Pensavo anche a questa bella immagine,
a questo invito a guardare come Dio ha reagito alla violenza: se guardiamo il Crocefisso,
non ha reagito alla violenza con la violenza, ma con il perdono e con la riconciliazione.
D.
- Tra le altre cose, Papa Francesco ha detto: “Abbiamo reso più sottili le nostre
ragioni per giustificarci”. Come le risuona questo richiamo?
R. - Mi ha colpito.
Direi che c’è da riflettere per tutti quanti e soprattutto per chi ha certa responsabilità
nella politica e nel dirigere un po’ i destini di questo mondo. Però, la pace è un
bene - come ha detto giustamente il Papa - è un bene di tutti, è un bene universale,
e quindi non è lasciata solamente nelle mani di alcuni. Direi che questa catena umana,
universale della pace debba continuare e farsi sentire.
D. - Qual è il peso
politico di questa giornata?
R. - Penso che avrà un grosso impatto. Io vedo
già qui sul posto che questa iniziativa del Papa, queste sue parole veramente hanno
avuto un’eco straordinaria. La gente, con cui parlo, mi dice che è una cosa eccezionale
l’eco che hanno avuto le parole, le riflessioni e l’iniziativa del Papa per la giornata
di preghiera e di digiuno. Voglio pensare che in tutto il mondo avrà - senz’altro
- un’eco positiva e potrà pesare su certe decisioni.